Vaccino Covid-19 e bambini: il punto sulla situazione della campagna vaccinale nel mondo e le ipotesi sull'immunizzazione dei più piccoli.
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Dopo solo dieci mesi dal sequenziamento del nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 sono partite in tutto il mondo le campagne di vaccinazione contro il Covid-19. Attualmente, però, i vaccini non possono essere somministrati sotto una certa età. Vaccino Covid-19, i bambini quando lo riceveranno? Scopriamolo insieme.
Al momento non sono stati ancora autorizzati dalle autorità competenti vaccini anti Covid-19 che possono essere somministrati in età pediatrica. I vaccini attualmente autorizzati da Ema e Aifa sono Pfizer BioNTech, Moderna e Astra Zeneca. Tutti e tre i vaccini, però, possono essere somministrati solo nelle persone di età superiore ai 16 -18 anni.
Nel tentativo di combattere il coronavirus ed avvicinare il più possibile l’obiettivo dell’immunità di gregge, tra le fasce di popolazione che potrebbero essere coinvolte nella campagna vaccinale c’è anche quella pediatrica. Attualmente, infatti, rappresenta un quarto della popolazione mondiale, mentre in Italia gli under 18 sono il 17%. Per questo motivo, alcuni Paesi nel mondo stanno già pensando a come organizzare questo aspetto.
Gli Stati Uniti, per esempio, hanno già iniziato i test che vedranno coinvolti 6.750 bambini, con un’età compresa tra i 6 mesi e i 12 anni, a cui verranno inoculate due dosi di vaccino Moderna a distanza di 28 giorni. Inoltre, hanno già pianificato di vaccinare gli adolescenti entro il prossimo autunno.
Nel Regno Unito, invece, tra le ipotesi c’è quella di iniziare a immunizzare i bambini e i ragazzi tra i 6 e i 17 anni a partire da agosto 2021. D’altronde, risulta fondamentale attendere i dati sulla sicurezza che riguardano il vaccino Astra Zeneca relativi a questa fascia d’età.
Infine, in Israele, Paese che procede in cui la campagna vaccinale è già a un ottimo punto, 600 ragazzi tra i 12 e i 16 anni ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer BioNTech e non vi sono stati effetti collaterali gravi.
Secondo l’immunologa Antonella Viola, docente di Patologia all’Università di Padova, “se tutto va bene, per la fine dell’anno potranno cominciare le vaccinazioni tra i ragazzini tra i 12 e i 18 anni, ma per i più piccoli bisognerà attendere ancora di capire come andranno gli studi di sicurezza, verosimilmente entro il 2022”, ha spiegato. “Possiamo vedere la vaccinazione dei più piccoli sotto due punti di vista: per limitare la circolazione del virus all’interno della comunità e per proteggere i bambini stessi, che seppur molto raramente possono sviluppare una malattia severa”, ha commentato sull’argomento l’immunologa.
“Sarà comunque impossibile arrivare almeno in futuro a una immunità di comunità senza vaccinare i minorenni, tenuto conto che anche una quota di adulti non vorrà o non potrà vaccinarsi”, ha detto, sottolineando dal suo punto di vista che, “poiché questa malattia dà in alcuni bambini una sintomatologia piuttosto aggressiva con strascichi a lungo termine, sarebbe bene vaccinarli”.
Dall’inizio della pandemia le fasce giovani della popolazione sono sempre state quelle in cui l’infezione da coronavirus ha dato meno problemi. Perché la maggior parte dei bambini colpiti da SARS-CoV-2 ha un decorso rapido e con sintomi lievi? E perché alcuni riescono a neutralizzare il virus prima di altri? La risposta arriva da uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Esso identifica per la prima volta le caratteristiche immunologiche dei bambini che meglio reagiscono all’infezione, riuscendo a debellarla già dopo la prima settimana. La ricerca, realizzata insieme all’Università di Padova e all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports.
L’indagine ha coinvolto 66 pazienti di età compresa tra 1 e 15 anni ricoverati nel Centro Covid del Bambino Gesù di Palidoro nell’estate del 2020. Le indagini di laboratorio hanno evidenziato come il profilo immunologico dei bambini che già dopo una settimana erano riusciti a neutralizzare il virus, era caratterizzato da una grande quantità di linfociti T e B specifici contro SARS-CoV-2. Questi linfociti erano capaci di riprodursi velocemente una volta entrati in contatto con l’agente patogeno e produrre un gran numero anticorpi neutralizzanti.
L’identificazione delle caratteristiche immunologiche dei bambini in grado di neutralizzare rapidamente il virus, potrà consentire in futuro di adottare migliori strategie terapeutiche. Inoltre, consentirà di verificare l’efficacia delle vaccinazioni sui bambini e disegnare possibilmente delle misure di quarantena personalizzate. Qualora infatti si decidesse di testare i bambini sulla base del loro profilo immunologico si potrebbe infatti ipotizzare di ridurre il periodo di isolamento.