Il parto naturale è quello che inizia con le contrazioni e il travaglio e si conclude con l'uscita del neonato dalla vagina della madre.
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Il parto naturale è preceduto dalla fase del travaglio. Esso è composto da contrazioni regolari: sono i vari muscoli che compongono l’utero che si contraggono e si rilassano. In fondo all’utero, nella parte superiore della vagina, si trova invece la cervice. Essa, durante il travaglio, diventa più morbida e sottile per poi cominciare a dilatarsi, consentendo il passaggio del nascituro. Le contrazioni potrebbero anche cominciare prima della dilatazione della cervice: in questo caso si parla di fase di pre-travaglio.
Il parto naturale è preferito da molte future mamme, ma non sempre si tratta di un’alternativa possibile. Determinati problemi, come ad esempio diabete e preeclapsia, potrebbero infatti contribuire a renderlo rischioso. Se, dunque, la tua è una gravidanza a rischio, consulta un medico, che saprà indicarti il tipo di parto più adatto alla tua situazione. Dunque, se opti comunque per il metodo naturale, cerca i capire se sei in grado di partorire in un ospedale: in caso di gravidanza a rischio, questa scelta è caldamente consigliata.
A questo punto, effettua una ricerca sui centri per la nascita presenti nella tua zona. Informati a fondo, e non esitare a contattare le strutture stesse per sapere quali sono, nel dettaglio, i servizi offerti e le alternative proposte. Alcuni, ad esempio, presentano l’opzione del parto in acqua. Infine, prendi in considerazione la possibilità del parto naturale in casa soltanto se la tua non è una gravidanza a rischio. Ricordati che dovrai comunque avere a disposizione tutto il personale medico del caso.
Inoltre, il consiglio che si dà di solito è quello di scegliere un’assistente al parto (normalmente un infermiere dell’ospedale) e di tenerlo informato sui vostri desideri. Una mossa valida è anche quella di frequentare un corso sul parto naturale. Qui scoprirai più sui metodi a tua disposizione per partorire e sulle tecniche di respirazione e rilassamento. Durante il parto, infatti, è importante mantenersi rilassate, per quanto possibile.
Quali sono le differenze tra i due principali tipi di parto esistenti? Il parto naturale è quello che avviene, come il termine stesso suggerisce, seconda natura, dunque per via vaginale. Quando sia la donna sia il feto stanno bene e non soffrono di nessuna patologia, questa si rivela l’opzione più sicura. Sembra che chi sceglie questo metodo presenti una ripresa migliore e più rapida, anche in caso di piccole lacerazioni. Inoltre, immediatamente dopo il parto la donna è indipendente e in grado di badare a se stessa. Uno degli svantaggi principali è rappresentato invece dal dolore.
Il parto cesareo consiste invece in un taglio chirurgico, attraverso il quale il medico estrae il neonato. Il beneficio principale consiste nella diminuzione del dolore (ma, attenzione, non nella sua scomparsa). Al contrario, i dolori cominciano a comparire appena termina l’effetto dell’anestesia. Inoltre, un taglio di questo tipo espone la partoriente a tutti i rischi del caso: infezioni, emorragie e altri pericoli. Nonostante ciò, quando necessario, il parto cesareo diventa un intervento che può salvare una vita.
Il parto naturale, come già accennato, è quello che avviene per via vaginale, ovvero seconda la natura, Inoltre, esso rispetta i ritmi della donna e del nascituro. Le decisioni prese dalla donna durante il travaglio (ad esempio le posizioni che preferisce adottare) sono da rispettare completamente perché è lei ad essere al centro di questo processo. La criticità del dolore, principale punto debole di questo tipo di parto, presenta in realtà una sua utilità. Esso, infatti, manda alla partoriente alcuni segnali importanti, spesso utili a evitare ulteriore dolore.
La fasi che caratterizzano il parto naturale sono quattro. La prima fase è quella prodromica, ovvero i preparazione. Può durare da qualche ora sino a qualche giorno e spesso i segnali non sono così chiari da riuscire a identificarla con certezza. In ogni caso, è qui che i tessuti della gestante si preparano all’uscita del bambino. Il collo dell’utero, poco a poco, si appiano, attorcigliandosi e assottigliandosi. Le seconda fase è invece denominata dilatante. Le contrazioni diventano più dolorose e regolari: in genere si presentano ogni 5 minuti per una durata tra i 40 e i 60 secondi. La durata è molto variabile e dipende da diversi fattori: le caratteristiche della donna (struttura e forma del canale del parto), quelle del feto (dimensioni), luogo in cui si partorisce. In ogni caso, non si dovrebbero superare le 18 ore.
La tera fase è quella espulsiva, preceduta in realtà da un periodo di latenza, o intervallo di transizione. Terminato l’intervallo, la partoriente inizia ad avvertire i premiti, ovvero il bisogno impellente di spingere. Tale fase può durare sino a un massimo di due o tre ore e si conclude con la nascita del bambino. La quarta fase è quella del secondamento. A questo punto il cordone ombelicale viene reciso e poi avviene -nel giro di 15 o 20 minuti- il vero e proprio secondamento, ovvero l’espulsione della placenta.