Tutte le indicazioni da seguire se il test di gravidanza è positivo.
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Il test di gravidanza urinario, quello da effettuare a casa, ha un’affidabilità pari al 99%. Esso può essere acquistato online, in farmacia, parafarmacia e persino in alcuni supermercati. Per questo risulta molto più diffuso rispetto al test salivare, la cui vendita non è ancora autorizzata in Italia e che pertanto può essere reperito solamente su Internet.
Se il test risulta positivo, la sua attendibilità ha un valore ancora maggiore. I falsi negativi, infatti, pur essendo rari, sono più frequentemente. Questo è dovuto a diversi fattori: assunzione di alcuni farmaci, errori nello svolgimento o nelle tempistiche del test, prodotto scaduto o difettoso.
L’esito positivo, al contrario, è quasi certo. In ogni caso, occorre prendere subito una serie di misure, a prescindere dalla decisione che riguarda il futuro della gestazione stessa.
Qualsiasi test di gravidanza, a prescindere dalla tipologia, si basa sulla rilevazione della concentrazione di ormone Beta HCG. Il test varia in base all’elemento nel quale tale livello viene misurato: il test di gravidanza urinario ne misura la contrazione nelle urine, il test salivare nella saliva e il test sanguigno nel sangue.
Solo il test sanguigno, tuttavia, garantisce un’affidabilità dei risultati totale, ovvero pari proprio al 100%. Dei tre tipi citati, il test del sangue è l’unico che non può essere effettuato autonomamente a casa propria semplicemente procurandosi uno strumento. Al contrario, esso consiste in un vero e proprio esame del sangue. Come tale, occorre che venga effettuato da uno specialista all’interno di un laboratorio e sempre su prescrizione di un medico.
Proprio per tale ragione, la donna o la ragazza che scopre di essere incinta deve recarsi quanto prima dal proprio medico curante e comunicargli l’esito positivo del proprio test di gravidanza. Il medico, a questo punto, prescriverà alla paziente il test sanguigno dell’ormone Beta HCG. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile possedere la certezza assoluta e matematica del fatto che il concepimento è effettivamente avvenuto.
Oltre alla sua totale e indubitabile affidabilità, il metodo sanguigno offre anche un altro notevole vantaggio alla gestante. Esso può essere infatti effettuato in due modalità, una qualitativa e una quantitativa. Pur essendo entrambe basate sulla rilevazione della concentrazione di ormone citato, il metodo quantitativo rivela un’informazione in più.
Il test quantitativo, infatti, corrisponde a una semplice constatazione del valore positivo o negativo del test di gravidanza. Il metodo qualitativo, al contrario, consente anche di calcolare con precisione lo stadio della gravidanza, ovvero il giorno in cui è avvenuto il concepimento, ovviamente in caso di esito positivo del primo test. Ciò permette inoltre una stima della data presunta del parto la quale, pur non essendo quasi mai precisa, si rivela sempre molto indicativa.
Conviene rivolgersi al proprio medico non appena ricevuto l’esito positivo dal proprio stick urinario. Ricevere una conferma che ci offra assoluta certezza e cominciare un rapporto con medici e ginecologi, infatti, è sempre indispensabile per la ragazza e la donna incinta.
Qualora lei volesse proseguire la gravidanza e diventare madre, infatti, dovrà sottoporsi a esami e controlli per tutta la durata della gravidanza. Ma, anche nel caso in cui decidesse di non desiderare un figlio e quindi di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG o aborto) sarà indispensabile rivolgersi a professionisti che possano effettuare tale operazione in una struttura ospedaliera sicura.
Se si decide di portare a termine la gravidanza, la scelta del ginecologo o della ginecologa sarà a maggior ragione cruciale. In questo caso, infatti, si trattenerà di un rapporto più continuativo, prolungato nel tempo e decisivo. Si consiglia pertanto di rivolgersi alla Asl più vicina a casa propria oppure a un medico di fiducia. Sarebbe preferibile se la persona scelta per seguire la gravidanza lavorasse anche nell’ospedale nel quale si ha intenzione di partorire.
La prima visita dal ginecologo servirà a misurare alcuni parametri, come la pressione e il peso materno, che saranno tenuti sotto controllo per tutta la durata della gravidanza e misurati nuovamente durante ogni incontro con il ginecologo. Inoltre, se la donna non si fosse ancora sottoposta a esami del sangue utili a rilevare il gruppo sanguigno e il fattore Rh, bisognerà richiederli al principio della gestazione.
Per rilevare il fattore Rh nel sangue viene effettuato un test di Coombs indiretto. Qualora l’Rh della gestante risultasse negativo, il test in questione dovrà essere ripetuto per tutti i nove mesi della gravidanza con cadenza mensile. Questo continuo esame serve a tenere sotto controllo la compatibilità, in termini di Rh, tra la donna e il nascituro.
Infatti, se il fattore Rh di quest’ultimo dovesse scoprirsi positivo, in seguito al parto si renderà necessario un’immunizzazione. Unitamente ai controlli della pressione, del peso e del sangue, viene normalmente effettuato un ulteriore esame delle urine. Questo serve a dare informazioni importanti sullo stato di salute della puerpera, ad esempio segnalando eventuali infezioni delle vie urinarie.
Ma durante la prima visita ginecologica in gravidanza altri due controlli essenziali vengono eseguiti. Il primo consiste in un attento controllo dei seni, attraverso la palpazione e l’osservazione. Insieme a tale controllo, avviene anche la prima ecografia trans-vaginale della gestazione.
Si tratta di uno dei primi controlli eseguiti e consiste in una accurata esplorazione trans-vaginale. Essa viene effettuata per mezzo di una sonda a ultrasuoni che viene inserita nella vagina (così come avviene anche durante altre visite ginecologiche non correlate alla gravidanza).
La prima visita ginecologica, che comprende gli esami e i controlli enunciati nel paragrafo precedente, deve essere fissata quanto prima dal momento in cui si scopre che il concepimento è avvenuto e dunque una gravidanza è in corso, e si prende la decisione di portarla a termine.
Dopo l’esito positivo del test di gravidanza, quindi, è meglio non perdere tempo. La maggior parte dei controlli periodici, che iniziano proprio con la prima visita ginecologica, servono a garantire le migliori condizioni di salute alla gestante e al nascituro. Il controllo del peso materno, ad esempio, costituisce uno strumento indispensabile per tutti i nove mesi. Un aumento o una diminuzione drastica del peso corporeo, infatti, potrebbero danneggiare anche sensibilmente il feto.
Il controllo della pressione che avviene in questa sede è altre sì cruciale. Si fa riferimento, in particolare, alla pressione arteriosa, poiché i cambiamenti che avvengono nell’organismo di una donna incinta provocano spesso alterazioni nella pressione sanguigna delle stesse. Non è normalmente compresa nella prima visita ginecologica l’ecografia del primo trimestre, la quale avviene tra le sesta e l’undicesima settimana di gravidanza.
Non associabile alla visita ginecologica risulta anche la prima visita ostetrica. Essa consiste prevalentemente nella raccolta dei dati di anamnesi utili a compilare la cartella ostetrica. Si tratta di domande sui dati anagrafici e sulle informazioni riguardanti la storia clinica propria e del partner, utili per capire quali patrimonio genetico potrebbe avere ereditato il feto e a quali malattie potrebbe essere predisposto.
Inoltre, alcune domande sulla storia mestruale della donna e su eventuali precedenti esperienze di gestazioni e allattamenti servono a formarsi un’idea sul possibile evolversi della gravidanza. Nella prima visita ostetrica è inoltre compreso un eventuale prelievo citologico.
Passiamo ora agli aspetti pratici della vita di una gestante, con tutti i cambiamenti che questa nuova condizione inevitabilmente comporta. Avete effettuato il test di gravidanza, desiderate un figlio e quindi porterete a termine la vostra gestazione. Ma come bisogna comportarsi? Quali sono i comportamenti da evitare per garantire la sicurezza propria e del nascituro?
Partiamo da una delle questioni più dibattute: quella dello sport in gravidanza. Credere che lo sport vada in assoluto evitato durante questo periodo è sbagliato: al contrario, una corretta attività sportiva potrebbe giovare alla salute della futura mamma e del nascituro, a patto che essa sia approvata dal ginecologo. Lo sport aiuta infatti a tenere allenati i muscoli. In particolare i muscoli pre-vertebrali necessitano di mantenersi in buono stato durante la gravidanza, poiché aiutano la schiena a sostenere il peso del pancione.
Dunque, possiamo affermare che gli sport durante la gestazione non solo non sono proibiti, ma potrebbero addirittura risultare benefici.
Alcune attività, comunque, sono da evitare per questi nove mesi. Ci riferiamo a quegli sport nei quali il rischio di caduta risulta elevato oppure che implicano contatti corpo a corpo che potrebbero causare pericolosi colpi all’addome e quindi al feto.
Chi svolgeva attività sportive prima della gravidanza può, con il permesso del ginecologo, proseguirle, seppur con ritmi più lenti. Per tutte queste questioni è sempre necessario il parere di un medico che valuti la situazione.
Infine, alcuni farmaci sono assolutamente vietati in gravidanza poiché potrebbero compromettere il buon esito della stessa. Innanzitutto, come regola generale ma valida a maggior ragione per le gestanti, nessun farmaco dovrebbe essere assunto senza una prescrizione medica.
Inoltre, i farmaci che rientrano nella categoria degli analgesici o degli antinfiammatori non dovrebbero essere assunti, soprattutto nel corso del primo trimestre di gestazione, poiché aumenterebbero il rischio di aborto spontaneo. Inoltre, farmaci epilettici, antimalarici e cortisonici provocano effetti terato-genetici. Questo termine viene impiegato per indicare quelle cause che aumentano il rischio di malformazioni genetiche nel nascituro.