Test combinato in gravidanza: cos'è, a cosa serve e quando è necessario eseguire questo esame di screening.
Durante i 9 mesi di gravidanza la futura mamma deve sottoporsi a diversi esami e test prenatali e di screening, in modo da monitorare costantemente la salute sua e del bambino che porta in grembo. Test combinato in gravidanza: cos’è, quando farlo e a cosa serve.
In ambito prenatale, il test di screening a oggi più consolidato è il test combinato da eseguire in gravidanza. È un esame non invasivo, che fornisce una stima del rischio che il feto sia affetto da alcune malattie presenti prima della nascita.
Si esegue nel primo trimestre di gravidanza e consente di stimare il rischio che il feto presenti un’anomalia cromosomica, come la sindrome di Down (trisomia 21), la sindrome di Edwards (trisomia 18) o la sindrome di Patau (trisomia 13).
Il test che permette di stimare il rischio che il feto sia affetto da anomalie cromosomiche si esegue tra l’undicesima e la quattordicesima settimana.
I due esami che compongono questo test sono:
Inoltre, il test include una consulenza pre e post esame.
La sensibilità del test combinato, ossia la capacità di individuare le gravidanze a rischio di anomalie cromosomiche, è del 92-95%. Per avere delle certezze, però, è necessario effettuare un test invasivo come amniocentesi o villocentesi.
I dati che emergono dalla translucenza nucale e dall’esame del sangue vengono elaborati da un software specifico in combinazione con altri parametri come l’età materna, la lunghezza del feto e l’epoca gestazionale.
Il referto non indica se il test è positivo o negativo, ma segna se, rispetto a una soglia di rischio considerata normale in base all’età della gestante, il test ha rilevato un indice di rischio più alto o più basso. La soglia di rischio indicata per una donna di 35-37 anni è generalmente compresa tra 1:250 e 1:300. Significa che per una donna di quell’età è considerato normale un rischio di avere un feto affetto da un’anomalia cromosomica pari a uno su 250 o 300. Anche di fronte a un profilo di rischio considerato elevato, è bene evitare ansie eccessive, perché in termini individuali il rischio rimane comunque basso. Un rischio di uno su 200 significa che la grande maggioranza delle donne avviate ad amniocentesi o villocentesi comunque avrà un bimbo senza le anomalie sospettate.