Le persone, teeneger compresi, che mostrano di soffrire di vittimismo appaiono agli occhi altrui come vittime di manipolazioni o ingiustizie, tuttavia non è dall’esterno che giungono le cause del vittimismo, ma da una manipolazione inconscia che sta dentro di loro.
L’atteggiamento di solidarizzare con chi soffre di vittimismo porta, in realtà, a una comprensione solo apparente.
Anche l’etica e il moralismo in questi casi non servono, al contrario tenderebbero a rinforzare lo stato vittimistico di chi ne soffre, in quanto il vittimista usa spesso classiche espressioni legate all’etica e al moralismo, come la condanna di qualcuno che fa azioni in realtà molto simili alle proprie (le persone che si commiserano per le troppe incombenze e poi criticano gli altri se se ne occupano personalmente senza interpellarli) o la provocazione degli altri e la successiva accusa se questi rispondono alla provocazione.
Un’altra caratteristica delle persone vittimistiche è la continua lamentela per tutto, anche per le cose quotidiane, semplici e incontrollabili (come il tempo atmosferico).
Come sempre, il ruolo dei genitori è fondamentale nella crescita dei ragazzi. Se da bambini si ricevono solo rifiuti da teenegers e adulti ci si accontenterà di “carezze negative”(uno schiaffo è meglio di niente) e si creano sentimenti “parassiti” tipici dei vittimistici.
Il teeneger vittimista ha un atteggiamento difensivo e non espressivo, non esprime sentimenti autentici, ma costruiti.
Una buona forma preventiva riguardo il vittimismo è la presenza, l’attenzione, l’educazione da parte di una famiglia partecipe, senza però esagerare nell’eccessiva protezione e proibizione.
Attenzione e amore sono da sempre due elementi indispensabili che vanno ben ponderati, ma che devono accompagnarsi fin da quanto i ragazzi sono bambini.
Se il ragazzo manifesta chiari atteggiamenti vittimistici (manifestando ad esempio comportamenti che fanno sentire gli altri in colpa per attirarne l’attenzione) è indispensabile:
- non cadere nel senso di colpa;
- aiutarlo a crescere, senza accondiscendere alle sue richieste, ma comportandosi fermamente.