Svezzare può essere molto difficile per le mamme che allattano al seno. Tale processo, infatti, è spesso vissuto dalle stesse come un distacco dal bambino. In realtà, si tratta di un processo completamente normale e naturale. Questo è, sì, un distacco, ma significa soltanto che il piccolo sta acquisendo maggiore autonomia in una funzione vitale e basilare come la nutrizione. La crescita è fatta di tanti distacchi, piccoli e grandi, che spesso risultano molto più traumatici per i genitori che per il bambino stesso. Invece è essenziale imparare ad affrontarli in modo costruttivo così da essere in grado di sostenere i propri figli in queste fasi di transizione.
In ogni caso, lo svezzamento è particolarmente delicato poiché spesso manca la conoscenza su come attuarlo, a livello pratico ancor prima che psicologico.
Esistono essenzialmente due modi principali di svezzamento dei bambini.
Il primo è quello che viene definito svezzamento classico o tradizionale. Seguendo questo modello, i genitori decidono quando arriva il momento in cui il neonato deve staccarsi dal seno e passare agli alimenti solidi. Ciò non deve però far pensare che la decisione sia arbitraria, oppure che il momento possa essere deciso già alla nascita e fissato a una certa età. Anche se si sceglie questo metodo, infatti, è imprescindibile ricordare che ogni bambino è un mondo a sé.
Occorre quindi prestare molta attenzione al suo sviluppo, ai suoi progressi, al suo stato di crescita sia fisica che mentale. Per fare ciò, bisogna osservare una serie di elementi che elencheremo nel prossimo paragrafo. Se si nutrono dei dubbi sulla prontezza del bambino ad affrontare lo svezzamento, è bene chiedere consiglio al proprio pediatra. In linea di massima, questa consultazione dovrebbe essere effettuata ogni volta che, nei primi anni di vita, ci si trova a dover prendere decisioni che potrebbero influire sulla salute e sulla crescita della propria figlia o del proprio figlio.
L’introduzione degli alimenti solidi deve sempre essere graduale. Anche a tal proposito, sarà sempre il vostro pediatra di fiducia che vi aiuterà a redigere una tabella di marcia da seguire per lo svezzamento. Questa non deve comunque intendersi come troppo rigida e andrebbe aggiornata ogni mese, seguendo i progressi e la reazioni del piccolo. Il primo cibo da proporre al bambino è la frutta e, in particolare, i frutti facilmente digeribili (come mele, pere e prugne).
Molto probabilmente, a questo stadio dello svezzamento i bambini non avranno ancora i denti(il primo dentino sbuca in genere intorno al sesto mese). Risulta quindi più conveniente frullare questa frutta. Essa, in questo formato, può anche essere ingerita intorno ai quattro mesi di vita. Esiste una gerarchia temporale di tutti gli alimenti, che vanno introdotti in momenti diversi. Per alcuni, come l’uovo intero o la carne di maiale, occorre aspettare sino all’anno di età. Le altre carni vanno presentate progressivamente: prima liofilizzate, poi omogeneizzate e infine lessate. Queste restano comunque indicazioni generali e solo un medico potrà fornirvene di più specifiche.
Il secondo metodo è quello dell’autosvezzamento, o svezzamento secondo natura. La caratteristiche di questo è che esso viene interamente guidato dal bambino. Ciò implica che al neonato non verranno proposti cibi solidi sino a quando non sarà lui a manifestare interesse. Inoltre, la tabella alimentare seguirà in tutto e per tutto i gusti del bambino. Questi, già in tenerissima età, possono essersi sviluppati grazie ai sapori filtrati e giunti a lui o lei attraverso il latte materno.
Lo svezzamento naturale prevede inoltre la possibilità che latte materno e alimenti solidi si integrino a vicenda per periodi anche molto lunghi. Infatti, il bambino potrebbe scegliere di non ricevere un’alimentazione che segua esclusivamente uno dei due modelli. Anche in questo caso, un medico specializzato saprà indirizzarvi verso uno dei due metodi, il più adatto a vostro figlio.
Un altro acceso dibattito riguarda il momento in cui bisogna procedere allo svezzamento. Ovviamente, anche sotto questo aspetto, non esiste una risposta universale.
In linea generale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di seguire, fino ai sei mesi di vita, un’alimentazione esclusivamente a base di latte materno. Tuttavia, può succeder che la madre si trovi impossibilitata a fornirlo oppure che il pediatra consigli di iniziare prima del previsto. Se questa impossibilità si presenta molto presto, è possibile compensare con latte in polvere apposito. Il latte vaccino, al contrario, non dovrebbe essere proposto nel primo anno di vita.
Fermo restando che l’età in cui svezzare cambia per ognuno, esistono tre parametri da osservare per capire se sia possibile iniziare. Il primo è che il peso del neonato sia raddoppiato rispetto alla nascita. In secondo luogo, il bambino deve essere in grado di stare seduto da solo. Infine, dovrebbe manifestare interesse nei confronti del cibo.