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Uno studio americano ha recentemente dimostrato l’esistenza di una correlazione tra lo stress materno e il parto prematuro.
Lo studio dei ricercatori dell’Università della California
La ricerca intitolata ‘Prenatal maternal stress prospectively relates to shorter child buccal cell telomere length’ è stata pubblicata sulla rivista scientifica Psychoneuroendocrinology ed è stata condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università della California. Gli scienziati statunitensi, nel corso dell’indagine, si sono prefissati due obiettivi. In primo luogo, hanno tentato di individuare l’incidenza che lo stress materno piò avere sul feto.
In secondo luogo, si è deciso di non valutare una simile influenza esclusivamente rispetto al momento in cui si manifesta lo stress materno ma sono stati analizzati anche gli effetti che lo stato emotivo della madre può generare sul feto in periodi temporali più estesi. In questo contesto, sono state notate modificazioni nella velocità della crescita del bambino, in ambito biologico, che ne hanno decretato un’accelerazione dell’invecchiamento cellulare e una maggiore esposizione alla nascita prematura.
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L’analisi del telomero
Secondo lo studio californiano, quindi, l’invecchiamento cellulare precoce potrebbe essere considerato come una conseguenza del legame che sussiste tra il feto e i valori di stress della madre provati in gravidanza. L’attenzione dei ricercatori, pertanto, è stata rivolta agli ambienti e ai differenti fattori che condizionano la madre nel periodo della gestazione.
Da un punto di vista medico e biologico, invece, è stato analizzato accuratamente il telomero, una sezione di DNA presente alla fine dei cromosomi per proteggerne le estremità . Le dimensioni del telomero, in fase di gravidanza, tendono a ridursi in presenza di alti livelli di stress materno che possono causare sia complicazioni nel corso del terzo trimestre di gravidanza che accelerare il processo di invecchiamento del feto, più incline anche a sviluppare maggiori possibilità di contrarre patologie cardiovascolari.
Il legame tra stress materno e parto prematuro
La ricerca è stata condotta su un campione di 111 donne, monitorate per un lungo periodo di tempo, dalle fasi preconcezionali ai primi anni di vita dei loro bambini. In questo modo, è stato possibile registrare i valori legati allo stress delle madri durante la gravidanza e analizzare i bambini e la lunghezza del loro telomero prima e dopo il parto, in modo tale da poter stabilire in che modo un simile elemento condizioni il processo di crescita.
I risultati ottenuti dimostrano che a un maggiore livello di stress materno corrisponde, in molti casi, a un telomero più corto. Per questo motivo, gli scienziati americani hanno ipotizzato che lo stress materno possa essere uno dei principali responsabili dell’invecchiamento cellulare precoce dei bambini e, pertanto, provocare un parto prematuro. Lo stress, infatti, dirama una sorta di stato infiammatorio diffuso in tutto il corpo che tende a danneggiare il DNA fetale. In questo modo, viene compromessa la rapida e delicata fase di replicazione cellulare che avviene nel bambino attraverso il deterioramento del telomero.
Lo stress materno nel periodo preconcezionale
Un ulteriore dato messo in evidenza dalla ricerca condotta presso l’Università della California riguarda l’impatto che lo stress provato dalla madre nel periodo preconcezionale può avere su future gravidanze. Le donne che hanno vissuto momenti particolarmente complessi in tempi precedenti al concepimento arrivano al parto in condizioni psicologiche peggiori, anche se ciò che aveva compromesso il loro stato mentale rappresenta una questione ormai risolta.
Sulla base di simili osservazioni, gli esperti americani hanno dichiarato che è fondamentale per le donne sottoporsi a un continuo e attento controllo dello stato di salute psicofisico, da effettuare non solo nelle prime fasi della gravidanza ma anche nel periodo che precede il concepimento. Un simile atteggiamento favorirebbe la riduzione dei livelli di stress e l’instaurarsi di un mood positivo del quale il feto può beneficiare durante la gestazione.
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