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La sindrome di Down colpisce circa 38.000 persone nel nostro Paese: un bambino ogni 1.200 nati. Si tratta di una condizione che spesso getta nello sconforto i genitori, pieni di ansie e paura per il futuro. Sindrome di Down e l’importanza degli interventi educativi: i consigli.
Sindrome di Down: cos’è
La sindrome di Down è la più comune causa genetica di disabilità intellettiva. È dovuta alla presenza, parziale o totale, di un cromosoma 21 in più (trisomia 21). Ogni cellula, infatti, contiene di regola 46 cromosomi suddivisi in 23 coppie. Nella sindrome di Down i cromosomi sono 47, proprio per la presenza di un cromosoma 21 in più.
I sintomi più significativi della sindrome di Down comprendono sin dalla nascita:
- ipotonia muscolare e lassità articolare;
- aspetto particolare del capo e del volto con viso rotondeggiante e piatto, occhi “a mandorla”, radice del naso infossata, lingua voluminosa con tendenza alla protrusione, disabilità intellettiva costante ma di grado variabile;
- malformazioni congenite.
L’evoluzione della sindrome di Down potrebbe essere condizionata da un invecchiamento precoce e dalla comparsa della malattia di Alzheimer, nonché da un aumentato rischio relativo di sviluppare leucemia.
Inoltre, vi è una maggiore suscettibilità alle infezioni in quanto è presente un deficit del sistema immunitario.
Sindrome di Down: gli interventi educativi
I bambini e ragazzi con sindrome di Down richiedono particolare attenzione e cura per quanto riguarda l’inserimento scolastico e un adeguato sviluppo cognitivo, affettivo e sociale. È importante che gli obiettivi da raggiungere siano programmati e modulati fin dall’asilo nido. In questo modo, infatti, si svilupperanno progressivamente prima nella scuola primaria, e poi in quella secondaria.
Gli interventi educativi su questi bambini, al contrario degli studenti con DSA, deve prevedere un piano globale che favorisca la crescita e lo sviluppo del bambino in un equilibrio, dinamico, tra potenzialità e ambiente esterno circostante. Il percorso educativo da affrontare deve tener conto delle diversità comportamentali e caratteriali tra bambini affetti dalla medesima sindrome. Ogni bambino è a sé e quindi deve rispettare l’individualità e le differenti tempistiche di apprendimento.
A livello di didattica, si può affrontare il discorso linguistico cercando di stimolare in modo visivo-percettivo il bambino evitando, il più possibile, il più possibile, il linguaggio gestuale. Altrettanto importante è procedere per step: il primo obiettivo da raggiungere deve essere quello di dotarli dell’apprendimento della lettura e della scrittura. Solo in un secondo momento, infatti, ci si concentrerà sugli elementi base dell’aritmetica.
Il programma degli studenti con sindrome di Down deve essere adattato a quello della classe, valorizzando le loro competenze. Risulta fondamentale mantenere la medesima sequenza oraria delle materie, evitando di occupare lo studente con una materia diversa da quella su cui si stanno concentrando i suoi compagni.
Come impostare la didattica: i consigli
L’esperienza insegna che le capacità di apprendimento variano molto da caso a caso, anche nel mondo degli studenti con sindrome di Down. Molto importante è l’aiuto che viene fornito dalla scuola, ma altrettanto determinante è il supporto e il sostegno che prosegue nella normale vita familiare.
Rispetto alle capacità logiche e all’intelligenza, la capacità di esprimersi attraverso il disegno nel bambino affetto da sindrome di Down è inferiore alle sue possibilità. Risulta importante quindi aiutarlo e stimolarlo in questo particolare modo di espressione. Così facendo, infatti, si favoriscono le sue capacità creative che invece emergono con maggior naturalezza in altre attività come la danza e la musica, anche grazie alle loro buone capacità di imitazione.
In generale, è bene impostare la didattica creando dei gruppi di lavoro per facilitare l’apprendimento attivo, con richieste e consegne fatte in modo chiaro e preciso, soprattutto rispettando i tempi di concentrazione dell’alunno.