Un bambino è semplicemente vivace oppure è affetto dalla sindrome di iperattività? Un neuropsichiatra vi aiuterà a capire se serve una cura oppure no
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“Aiuto, il mio bambino non sta fermo un attimo!”. Vi sentite toccate in prima persona da questa frase? Allora questo articolo potrebbe fare al coso vostro e vi potrà aiutare a fare un po’ di chiarezza su un argomento alquanto difficile da comprendere: l’iperattività dei più piccoli.
Avere un bambino a cui piace correre, saltare, giocare e stare sempre in movimento lo si può considerare un fattore normale oppure no? Quale è il confine che separa un bambino vivace da un bambino affetto da uno iperattivo? Il margine è molto sottile e non è necessario allarmarsi per nulla né tanto meno confondere la naturale energia di vita di un bambino con una patologia da curare.
Allora, meglio fare un po’ di chiarezza con questo articolo di carattere puramente informativo che non va assolutamente a sostituire il parere medico. Allora, partiamo dall’inizio: che cos’è il disturbo dell’attenzione?
Prima di tutto è indispensabile sottolineare ulteriormente che vivacità, anche se particolarmente esuberante, e iperattività sono concetti molto distinti seppur difficilmente categorizzabili. Non è raro che molti genitori per definire l’energia vulcanica del proprio figlio utilizzino impropriamente il termine iperattivo.
Attenzione! L’iperattività è una vera e propria patologia neuropsichiatrica. Non bisogna però nemmeno pretendere che un essere umano in età infantile passi le sue giornate seduto sul tappeto tranquillo: è comunque un bambino! Tuttavia per capire meglio come riconoscere la sindrome dell’ADHD, è indispensabile valutare e prestare attenzione a determinati segnali (che per essere abbinati alla sindrome devono essere persistenti da almeno sei mesi):
La sindrome dell’ADHD (disturbo dell’attenzione e dell’iperattività) è un problema neuropsichiatrico che coinvolge soprattutto soggetti maschi in età scolare, infatti, è spesso nel momento in cui si fa l’inserimento a scuola che si può effettivamente constatare se il bambino è iperattivo oppure no. Le prime avvisaglie che portano i genitori a riflettere su questa questione coincidono con manifesti problemi di attenzione e concentrazione.
Il bambino iperattivo, ha più stimoli a cui rispondere e spesso succede che durante particolari attività il suo cervello sia attratto fatalmente attratto da altri fattori esterni. Tuttavia, gli aspetti da tenere in considerazione prima di parlare di iperattività sono molteplici: in primis, il grado di tolleranza della persona che si sta occupando di vostro figlio e poi, capire se il bambino è incline a reiterare certi comportamenti sia a scuola che a casa.
Avete risposto “sì” a tutti i sintomi riportati sopra? Allora il vostro bambino potrebbe essere iperattivo. Usiamo il condizionale in quanto questi sintomi devono essere documentabili in un periodo uguale o superiore ai sei mesi. In caso di dubbi, è fondamentale cercare di essere presenti in diversi momenti e situazioni per accertarsi che il bambino risponda in maniera disfunzionale in diversi contesti: a scuola, a casa, in un supermercato, al mare…
Insomma, se il vostro bambino non ascolta la maestra di storia e poi a casa sta tranquillamente seduto ad ascoltarvi leggergli una favola, allora non si tratterà certo di iperattività ma bisognerà indagare sulla sua disattenzione in classe (non gli piace la materia? la maestra? … ).
In caso contrario, ovvero quando questi sintomi vengono manifestati da vostro figlio sempre e comunque, allora come è meglio procedere? Alcuni esperti suggeriscono di attuare una terapia a base di farmaci (anti depressivi per esempio) che possono aiutare il bambino a calmare gli istinti più aggressivi e impulsivi.
Una soluzione meno drastica potrebbe essere quella di lavorare sul comportamento, adottando un metodo che prediliga un rinforzo positivo (dare un premio ogni qual volta che il bambino mette in atto un comportamento corretto, o ascolta una persona parlare senza mai interromperla ecc.)
Ultimamente l’informazione riguardante la patologia dell’iperattività ha fatto passi da gigante e oggi giorno questo disturbo può essere già riscontrato nel paziente intorno ai 3-4 anni: per far fronte e ciò, sono stati inventati degli speciali percorsi e corsi di psicomotricità che vanno appunto a lavorare sui più piccoli per indirizzarli nella giusta direzione.
Ma chi ci può dire se il nostro bambino è iperattivo oppure no? Bisogna chiamare e rivolgersi ad uno specialista che di solito è un neuropsichiatra infantile: attraverso esami specifici e scrupolose osservazioni comportamentali potrà capire se il piccolo è affetto dall’ADHD. Solo uno specialista può consigliare ai genitori il percorso giusto da seguire per permettere al bambino di migliorare rapporti sociali e prestazioni scolastiche.