Il senso materno è quell’istinto che ogni madre ha nei confronti della propria prole, per proteggerla, guidarla e avere cura di lei. Questo e altre mille sfaccettature, certo.
Spesso, infatti, i papà o i parenti non sanno che fare quando un bimbo piange, mentre la mamma sì: è una condizione mentale che parla per emozioni. Si crea così una relazione con il piccolo usando l’empatia. La relazione con il feto è sin da subito molto profonda, il bambino nasce dentro il corpo della mamma, si muove e viene cullato dai suoi movimenti. Lo contiene.
Dopo il parto ha luogo la separazione fisica e psicologica di madre e figlio, ma la relazione rimane molto stretta e questo permette ad entrambi di conoscersi sempre di più e sempre meglio.
Ma attenzione: il rapporto madre-figlio non è costellato, come nella convinzione romantica che ci hanno sempre insegnato, da amore spassionato e dedizione affettuosa. Avere un figlio significa anche aver paura, essere infastidite da quel fagotto che spesso fa di testa sua, un adolescente arrabbiato. Il senso materno si deve accantonare quando il bimbo sta iniziando la sua fase di ricerca dell’autonomia. Non bisogna per forza essere sempre all’altezza, ma lasciarlo fare a volte è sano: sbrigarsela a scuola, ad esempio, non stargli dietro come insegnanti pressanti durante i compiti a casa o tentare per forza di dargli i consigli giusti. Spesso alcune mamme non riescono a perdonarsi di aver capito tardi ciò di cui aveva bisogno il figlio, ovvero solo un po’ di autonomia per acquisire il coraggio necessario che gli servirà nella vita.