Anoressia nervosa: le nuove cure

Uno studio dell’Ospedale Pediatrico ha valutato l’efficacia della stimolazione cerebrale non invasiva per la cura di un disturbo che registra un esordio sempre più precoce e un alto indice di mortalità

di Redazione Mamme Magazine

 

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione stanno toccando molte famiglie italiane. L’anoressia nervosa è una delle più gravi patologie psichiatriche con un’incidenza crescente tra bambini e adolescenti, ad esordio sempre più precoce e con un alto indice di mortalità. Si è appena chiuso uno studio condotto da clinici e ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, che apre nuovi scenari terapeutici tramite una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva chiamata Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS). Gli impatti sulla regolazione del comportamento alimentare sono stati positivi e il trattamento risulta

Il progetto di ricerca

La tecnica agisce sulla corteccia prefrontale, area chiave nel controllo del comportamento e consiste nell’applicazione di elettrodi che emettono una corrente continua di bassa intensità non percepibile dal soggetto stimolato, è stata somministrata per sei settimane con tre sedute settimanali della durata di 20 minuti. Lo studio, avviato nel 2020 e terminato lo scorso mese, ha coinvolto 64 pazienti (62 erano di genere femminile) dell’Ospedale con diagnosi di anoressia nervosa tra i 10 e i 18 anni. La ricerca è stata condotta nell’ambito di un trial clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo. Infatti i partecipanti sono stati ripartiti in due gruppi: uno trattato con placebo, l’altro con la tDCS, tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva.

Risultati promettenti

Dai dati emerge che i partecipanti sottoposti alla stimolazione reale hanno mostrato un miglioramento significativo della sintomatologia dell’anoressia, con effetti stabili e progressivi fino a sei mesi dopo la conclusione del trattamento. Nel gruppo stimolato con tDCS si è osservato un miglioramento con la normalizzazione di molti sintomi psicopatologici associati al rischio di disturbo alimentare (insoddisfazione per il corpo, comportamenti compensatori inappropriati, desiderio di magrezza), così come senso di inadeguatezza, problemi interpersonali e affettivi o difficoltà psicologiche generali.

“Questi risultati suggeriscono che la stimolazione cerebrale non invasiva, affiancata alle terapie standard come il supporto psichiatrico, nutrizionale e psicologico, è in grado di potenziare l’efficacia dell’iter di cura”, le parole di Floriana Costanzo, psicologa del Bambino Gesù e responsabile del progetto di ricerca. “Grazie alla sua semplicità, sicurezza e basso costo, questa tecnologia potrebbe diventare un’opzione facilmente accessibile per migliorare le terapie esistenti e per favorire un recupero più stabile e duraturo”, conclude la responsabile del progetto di ricerca che ha lavorato con in team di specialisti.

I clinici e operatori sono appartenenti alle Unità Operative Semplici di Anoressia e Disturbi Alimentari e di Psicologia, le cui responsabili sono i medici Valeria Zanna e Deny Menghini. I due team operano all’interno dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza guidata dal professore Stefano Vicari. L’indagine, finanziata dal ministero della Salute, si è avvalsa anche della collaborazione della Fondazione Santa Lucia e dell’Università di Napoli Luigi Vanvitelli per l’analisi delle modificazioni cerebrali e dei cambiamenti nella risposta allo stress indotti dalla stimolazione. Il metodo e dati preliminari dello studio appena concluso sono già stati pubblicati sulle riviste scientifiche Frontiers in Behavioural Neuroscience e Journal of Eating Disorders e, relativamente alla sicurezza del trattamento, su Scientific Reports.

I numeri crescenti in Italia

Oltre 3,5 milioni di persone (il 70 per cento sono minori) soffrono di disturbi dell’alimentazione in Italia. Più di 300mila bambini presentano sintomi correlati, con un’età media di insorgenza intorno ai 12 anni e un preoccupante aumento dei casi tra gli 8 e gli 11 anni. Dal 2019 ad oggi il Centro per l’Anoressia e Disturbi Alimentari dell’ospedale pediatrico ha registrato un aumento di oltre il 60 per cento delle diagnosi per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna). Nel 2024 sono stati seguiti oltre 120 nuovi casi di giovani e giovanissimi affetti da anoressia nervosa.

 

Foto: ospedale pediatrico Bambino Gesù