Allergie e stagione dei pollini: allergologi preoccupati da crisi climatica

A causa del clima si assiste a un aumento complessivo della durata della stagione pollinica di oltre un mese e mezzo in ragione del maggior numero di giornate senza gelo. Uno scenario preoccupante per chi soffre di allergie, in particolare i bambini affetti da asma, 1 su 5 in Italia, e gli anziani con problemi respiratori, il 17% degli over 65, tra i quali si registra un rischio più alto di decessi dovuti all’esposizione ai pollini.  Lo segnalano gli esperti della Siaaic, la Società italiana di allergologia e immunologia clinica

di M.V.

 

La stagione delle allergie si allunga sino a 25 giorni prima durante la primavera e si prolunga di circa 20 giorni in autunno a causa dei mutamenti del clima che registrano – nei dati Ispra – una decina di giorni in più senza gelo. Inevitabili le conseguenze per chi soffre di allergie a partire dai bambini asmatici, uno su cinque nel Belpaese e dagli anziani con problemi respiratori (il 17% degli over 65), tra i quali si registra un rischio più alto di decessi dovuti all’esposizione ai pollini. E si innalza al 116 per cento il rischio di decessi tra gli anziani con problemi respiratori.

A segnalare la pessima notizia sono gli gli esperti della Società italiana di allergologia e immunologia clinica (Siaaic) durante il congresso “Libero Respiro” in corso a Cetara (Sa) sino al 22 marzo, in occasione della 18esima edizione della Giornata Nazionale del Polline, promossa dalla Società italiana di aerobiologia, medicina e ambiente (Siama), al fine di esaminare le problematiche ambientali connesse alle malattie allergiche.

Gli allegologi

Il riscaldamento globale porta a un’estensione della stagione critica per le allergie e per gli oltre 10 milioni di italiani che ne soffrono: i sintomi saranno peggiori e le terapie si protraranno nel tempo. Manifesta preoccupazione Vincenzo Patella, presidente della Siaaic e direttore Uoc Medicina Interna dell’Azienda Sanitaria di Salerno: “Alla luce dell’aumento delle giornate senza gelo, che evidenzia l’impatto crescente del riscaldamento climatico, si registra un trend tutt’altro che rassicurante di stravolgimento del calendario dei pollini”.

Quindi specifica: “Meno giorni con temperature sottozero, danno più tempo alle piante di crescere e rilasciare i pollini che provocano allergie. Non solo anticipando la pollinazione primaverile di 25 giorni, ma anche prolungando quella autunnale di quasi tre settimane, con un aumento complessivo della durata della stagione dei pollini di oltre un mese e mezzo e un rilascio di carico pollinico sempre più abbondante”.

L’inquinamento e i più fragili

“Il cambiamento climatico rende la stagione dei pollini non solo più lunga, ma anche più intensa a causa dell’inquinamento che intrappola il calore – spiega Patella -. Livelli più elevati di CO2 nell’aria possono aumentare la produzione di pollini nelle piante, in particolare nelle graminacee e nell’ambrosia. A causa dei persistenti elevati tassi di inquinamento da CO2, secondo una ricerca americana del 2022, alla fine del secolo l’aumento della produzione di pollini potrebbe arrivare fino al 200%”.

Le conseguenze di stagioni polliniche più intense possono essere gravi per le categorie più vulnerabili come i bambini affetti da asma. Inoltre ci sono gli anziani con malattie respiratorie, in costante aumento e che oggi riguardano il 17 per cento degli over 65 nel nostro Paese. Il quadro risulta da uno studio, pubblicato su Bmc Public Healt ha metà gennaio, sul legame tra pollini e mortalità tra gli anziani, correlata a problemi respiratori.

Lo studio

Valutando oltre 127 mila decessi registrati in Michigan tra gennaio 2006 e dicembre 2017, i ricercatori hanno esaminato quattro tipi di polline: di alberi decidui, cioè che perdono le foglie, come acero, betulla e pioppo, di sempreverdi, di graminacee e di ambrosia. “Utilizzando modelli informatici avanzati, gli autori dello studio hanno osservato come livelli elevati di polline, dopo sette giorni di esposizione, fossero correlati a un aumento dei tassi di mortalità negli anziani con problemi respiratori preesistenti – riferisce il presidente Siaaic -. I risultati della ricerca hanno mostrato, infatti, che alti livelli di polline di alberi decidui e graminacee si associano a un rischio dell’81% più alto di mortalità per tutte le cause respiratorie croniche, dopo sette giorni di esposizione. Gli autori dello studio hanno inoltre rilevato che livelli elevati di polline di ambrosia sono collegati, dopo una settimana di esposizione, a un forte aumento, pari al 107%, della mortalità per BPCO, e del 116% per tutte le altre malattie respiratorie croniche. Non è stato osservato, invece, alcun collegamento, tra i vari tipi di polline e la mortalità per cause respiratorie infettive – chiarisce Patella -. Questi dati suggeriscono che l’aumento delle temperature e l’allungamento della stagione dei pollini, potrebbe avere un peso sempre maggiore per la mortalità respiratoria tra gli over 65”.

Città verdi ma con meno pollini: il decalogo degli esperti

Gli esperti SIAAIC hanno messo a punto un decalogo per salvaguardare la salute e minimizzare gli effetti dannosi delle allergie stagionali.  “Oltre a ridurre al minimo l’esposizione, controllando i report locali sulla qualità dell’aria prima di uscire e limitando il tempo trascorso all’aperto e utilizzare filtri per purificare l’aria negli spazi abitativi, fondamentale è anche la gestione del verde pubblico per la riduzione della quantità dei pollini – suggerisce Patella -. A tal fine la Siaaic ha realizzato un decalogo con semplici soluzioni per avere un impatto minimo senza rinunciare al verde pubblico. Tra i punti chiave preferire piante che affidano agli insetti l’impollinazione e producono minori quantità di polline, ed evitare alberi come betulla, cipresso e ulivo; predisporre la falciatura e gestione del verde nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate; effettuare la potatura delle siepi prima della fioritura e prima del rilascio del polline”,conclude Patella.

Foto: Pixabay

Leggi anche: I pollini in città, il decalogo degli esperti per ridurre l’impatto