Ecco alcuni consigli indispensabili per riconoscere la rosolia senza avvertire uno stato febbrile
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La rosolia consiste in una malattia esantematica effettiva causata da un virus. Il virus in questione appartiene al genere rubivirus. La patologia in questione colpisce soprattutto bambini e ragazzi di età compresa tra i cinque e i quattordici anni. Si tratta di una malattia lieve, dunque in genere si presenta in modo leggero: per intenderci, risulta molto più lieve rispetto al morbillo. Di regola, la rosolia non si presenta una seconda volta. Di conseguenza, averla contratta una volta dovrebbe costituire una garanzia del fatto che essa non si ripresenterà mai più. Pur risultando lieve, se contratta in gravidanza la patologia si rivela pericolosa per il feto, soprattutto nel corso dei primi mesi.
Come si riconosce la rosolia? I suoi sintomi risultano generalmente molto lievi, tanto che addirittura nella metà dei casi essi non sono affatto apparenti. Il periodo di incubazione (lasso di tempo che intercorre tra il momento della contrazione del virus e la manifestazione della malattia) corrisponde a due o tre settimane. Al suo termine, i sintomi più caratteristici che possono presentarsi sono in genere due. Il primo corrisponde ad un esantema della pelle, ovvero un’eruzione cutanea. Esso è caratterizzato da molte macchioline dall’aspetto piatto e dal colore rosso. Esse compaiono dapprima dietro le orecchie, quindi si diffondono sulla fronte, sul viso e sul collo, sino a estendersi su tutto il resto del corpo. L’eruzione in questione colpisce la cute normalmente per due o tre giorni, dopodiché scompare. Il secondo sintomo caratteristico corrisponde invece al gonfiore dei linfonodi localizzati sul retro del collo, alla base della nuca e dietro le orecchie: si tratta di quella che si solito chiamiamo volgarmente “ghiandole”.
In alcuni casi, la rosolia potrebbe anche accompagnarsi alla febbre. Tuttavia, essa risulta, quando presente, poco elevata e nella maggior parte dei casi addirittura assente. Proprio per tale ragione, contrariamente a quanto comunemente si crede, la febbre non è un sintomo indispensabile per identificare tale malattia. I due maggiormente diffusi sono quelli che abbiamo descritto nel paragrafo precedente.
Ne esistono poi altri, che però si manifestano più raramente e in modo più lieve. Oltre alla febbre, annoveriamo tra questi mal di gola, raffreddore, occhi arrossati e che lacrimano, mal di testa e dolori articolari. Questi ultimi risultano maggiormente presenti negli adulti rispetto ai bambini e nelle donne rispetto agli uomini. In ogni caso, tutti questi sintomi, così come l’esantema, risultano passeggeri e non persistono per più di qualche giorno. Solo il gonfiore ai linfonodi potrebbe durare addirittura alcune settimane.
Il canale privilegiato di trasmissione della rosolia risulta la saliva, quindi essa può essere passata starnutendo, tossendo, o anche semplicemente parlando. Il periodo del contagio va da qualche giorno prima della comparsa dell’eruzione cutanea a qualche giorno dopo la sua scomparsa. Per tale motivo, i bambini colpiti dalla patologia non dovrebbero rientrare a scuola prima del settimo giorno dalla scomparsa delle macchie. Nel caso delle donne in gravidanza il virus può, attraverso la placenta, trasmettersi anche al feto o all’embrione.
Un neonato che abbia contratto l’infezione prima di nascere resta contagioso per molti mesi. Inoltre, se l’infezione avviene nei primi mesi di gestazione, le conseguenze sul feto potrebbero risultare gravi. Aumentano infatti i pericoli di morte fetale e di aborto spontaneo. Inoltre, il nascituro potrebbe sviluppare la sindrome della rosolia congenita. Essa può provocare ritardo mentale, anomalie della vista e dell’udito e malformazioni cardiache. Dopo la ventesima settimana di gravidanza, il rischio di gravi malformazioni si riduce sensibilmente.
I sintomi della rosolia, in genere, passano da soli nell’arco di sette o dieci giorni, dunque non sono previste terapie specifiche contro l’infezione. Occorre però seguire alcune accortezze, come restare a riposo e, se necessario, anche a letto. Antifebbrili e antidolorifici possono essere assunti in caso di dolori, malessere spiccato o febbre e solo su prescrizione del medico o del pediatra. In particolare, vengono utilizzati a questo scopo ibuprofene e paracetamolo.
Anche per quanto riguarda la prevenzione, i mezzi a disposizione sono limitati. In particolare, l’unica strategia preventiva davvero efficace risulta essere la vaccinazione. In particolare, il vaccino contro la rosolia esiste in forma combinata insieme a quello contro il morbillo e a quello contro la parotite, prendendo così il nome di MPR. Il calendario vaccinale per i bambini prevede due diverse somministrazioni del vaccino in questione. La prima dose dovrebbe essere somministrata tra i dodici e i quindici mesi, mentre la seconda dovrebbe giungere tra i cinque e i sei anni di età. Il vaccino viene anche consigliato a quelle donne che, non avendo mai contratto l’infezione, desiderano una gravidanza.