Rimedi per psicologia fragile di mamma prematura

La nascita in generale, e a maggior ragione una nascita pretermine, avviene in un tempo non previsto, spesso come se si stesse infrangendo un sogno portato avanti ed espone la donna ad esperienze che difficilmente può narrare, andando a costellare vissuti propri ed esperienze emotive difficili da condividere ed elaborare. Dalla consapevolezza dell’estrema complessità dei bisogni del neonato patologico e dei suoi genitori è nato il concetto di “umanizzazione”: un modello di cure che tiene conto delle necessità relazionali del neonato e dei genitori, favorisce il loro legame e utilizza in maniera appropriata le risorse della tecnologia. Il concetto di umanizzazione sottende anche un valido rapporto di comprensione e comunicazione fra il personale medico ed infermieristico ed i genitori, e di reciproca fiducia, che accompagnerà il percorso del piccolo e dei suoi familiari anche dopo la dimissione dall’Ospedale, nei necessari controlli di salute e di sviluppo neuroevolutivo del bambino (follow up del neonato “a rischio neurologico”). Numerosi studi confermano che grazie all’umanizzazione si hanno dei risultati molto positivi. Il rispetto del ruolo che svolge la madre nella “diade” (viene definito così da Spitz “il rapporto tra il piccolo e la propria madre”) è una parte molto importante della “Care”. Come abbiamo detto, le madri che partoriscono un neonato patologico si sentono poco adeguate e sono poco portate ad occuparsi in prima persona del proprio bambino, delegando al personale sanitario anche molti aspetti del rapporto madre-figlio, che sono invece peculiari del loro ruolo. È necessario impegnarsi affinché questa barriera venga superata, cercando di coinvolgere la madre nelle cure del proprio piccolo tutte le volte che questo è possibile, tenendo presente che, all’interno della diade, la parte centrale dell’integrazione madre-figlio è affidata all’allattamento al seno. Allattare il proprio bambino aiuta la madre ad affrontare lo stress emozionale.

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