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Quando tua figlia vuole andare a vivere da sola: come comportarsi

Saperli lasciar andare via, tagliare quel cordone ombelicale che ci ha tenuti uniti dalla nascita in poi. È un processo difficile e per molti genitori doloroso. Quali regole darsi per vivere bene nel “nido vuoto”? Come liberarsi dal senso di inutilità che ci accompagna una volta esaurito il compito di crescere i figli? Come comportarsi, invece, con il figlio che, pur potendo, non se ne va di casa? L’allontanamento di un figlio non è certo il primo addio cui noi genitori siamo stati costretti a rassegnarci» . «In fondo, tutto lo sviluppo infantile è un processo incessante di separazione, che si articola ogni giorno in tante piccole fasi. Il parto è già una sorta di “espulsione” del bambino dall’ambiente rassicurante dell’utero». Da quel momento in poi, i genitori continuano a usare il gioco del “lasciar andare” e del “trattenere”, per esempio quando i bambini iniziano a frequentare la scuola o fanno le prime gite. Quindi, in un certo senso dovremmo essere allenati. Eppure, dal punto di vista psicologico, il fatto che un figlio liberi la sua stanza ha un importante significato simbolico: il giovane pone fine al suo ruolo di persona dipendente e bisognosa di protezione. A rigor di logica, non lascia solo la casa, ma anche il proprio ruolo di figlio. «È innegabile che si tratti di un distacco che a livello emotivo procura dolore. Ma il modo migliore di vivere questa fase è accettare ogni emozione, viverla fino in fondo e capire che si tratta di qualcosa di temporaneo che passerà»

Scritto da Carmen
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