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Quali regole stabilire per uso social network bambini

Quando eravamo piccole, durante l’età delle scuole, eravamo solite fare grandi chiacchierate telefoniche con le nostre migliori amiche di scuola, utilizzando ovviamente il telefono fisso di casa. Parlavamo per ore ed ore, talvolta per tutta la notte, bisbigliando per non farci sentire da mamma e papà. Oggi invece, le possibilità per connettersi e per comunicare sono molto cambiate. La tecnologia è pronta all’uso e disponibile in ogni momento, quasi ad ogni età della vita. I nostri bambini non fanno eccezione. Leggiamo spesso sui giornali quanto la loro vita sia invasa di tecnologia e ci preoccupiamo dei danni potenziali che ciò potrebbe arrecare loro (basti pensare al cosiddetto “cyber bullismo”). Osserviamo con ansia il flusso continuo di immagini che giungono agli occhi dei nostri figli e che ritraggono una vita migliore, più ricca, più bella, più felice della loro (in realtà finta e patinata). Ci rimangono fissi nella mente la depressione e il dolore che possono provare i bambini vedendo on line le foto di una festa a cui non sono stati invitati.

C’è molto su cui riflettere.

Uno studio mostra che i selfie postati on line possono aumentare la stima e la sicurezza di sé. Un’altra ricerca mostra invece come l’uso dei social media migliori la capacità di scrittura.

Recentemente, una cara amica ha ceduto malvolentieri alla richiesta insistente della figlia dodicenne di avere un account su Instagram. Tuttavia poco dopo l’ho vista piacevolmente sorpresa del risultato che aveva ottenuto. Sua figlia infatti aveva cominciato a connettersi con i suoi ex compagni di classe, diventando la loro confidente. Questo è quello che fanno i ragazzi e gli adolescenti. Parlano, parlano parlano, utilizzando ogni mezzo disponibile. Comunicano anche attraverso le immagini: pubblicano foto delle loro cene e dei loro pranzi, dei loro nuovi acquisti e dei loro visi. Lo fanno continuamente, ovviamente sempre che noi glielo consentiamo. Possiamo infatti (e in un certo senso dobbiamo) limitare il tempo che trascorrono davanti al computer o al tablet e bloccare il loro accesso a questi supporti oltre un certo orario. Possiamo controllare il loro account, spiarli da dietro le spalle mentre scrivono, ma tutte le nostre precauzioni non serviranno a proteggerli da ciò che potrebbe fare loro del male o farli soffrire (un’immagine, una frase…). Ora siamo consapevoli di quelli che solo i risvolti emozionali, le trappole emotive di social media come Instagram e Facebook. Implicano lo stesso coinvolgimento delle relazioni umane, attuate certo in un cyberspazio. Non possiamo bloccare le persone e impedire che pubblichino post tristi o dal linguaggio forte. Non possiamo nemmeno impedire per sempre che i nostri figli entrino in questo mondo perché è il loro mondo. Certamente però possiamo e dobbiamo insegnare ai nostri figli come vivere in questa dimensione, come proteggersi e filtrare determinate informazioni. Dobbiamo però essere consapevoli che, online o offline, non possiamo controllare tutte le loro reazioni.

Non è la fine del mondo anche se lo sembra. Stanno solo crescendo!

Scritto da Francesca Nidola
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