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Donne che soffrono di disturbi neurologici in procinto di iniziare una gravidanza oppure future mamme particolarmente soggette ad ansia e depressione si chiedono se sia possibile assumere ansiolitici in gravidanza. La maggioranza dei ginecologi o dei medici in generale tende a rispondere sempre negativamente alla questione. Tuttavia, la disinformazione sui farmaci ansiolitici è piuttosto ampia, la questione complessa. Ecco dunque cosa occorre sapere.
Ansiolitici
Gli ansiolitici sono una categoria di psicofarmaci usati per curare stati d’ansia e di angoscia.
Ad alti dosaggi possono provocare sedazione poiché tendono a ridurre l’attività del sistema nervoso centrale. Vengono, infatti, prescritti anche per ridurre insonnia e alleviare il dolore.
Esistono differenti tipologie di ansiolitici. I più noti e prescritti sono i seguenti:
- benzodiazepine (Tavor, Xanax, Rivotril, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan, Prazene, Control, Lorans ecc.) sono i farmaci in assoluto più usati al mondo, dopo i comuni antinfiammatori
- triciclici (amitriptilina, imipramina, notriptilina)
- SSRI (citalopram e sertralina)
Benzodiazepine
Per i disturbi da ansia questi ansiolitici sono la prima scelta, seguiti dai triciclici e quindi dai farmaci SSRI.
Il loro pregio consiste nella rapida insorgenza degli effetti terapeutici, nella discreta maneggevolezza e nel numero di effetti collaterali relativamente basso.
Tuttavia le benzodiazepine provocano, più di altre sostanze psicoattive, dipendenza fisica e psicologica, assuefazione e crisi di astinenza.
Triciclici
Utilizzati quando la principale classe di farmaci contro l’ansia non sortisce effetto, gli ansiolitici triciclici devono il loro nome alla particolare struttura molecolare, formata appunto da tre cerchi.
La loro tossicità si manifesta a 10 volte i dosaggi normalmente prescritti, tuttavia si tratta di ansiolitici particolarmente pericolosi se assunti in sovradosaggio, in quanto possono provocare aritmie ventricolari, delirio e convulsioni.
Nel tempo sono stati sostituiti, per trattamenti depressivi, dai cosiddetti SSRI (inibitoti selettivi della ricaptazione di serotonina).
SSRI
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina sono costituiti da 6 molecole principali di cui si compongono i differenti farmaci appartenenti a questa categoria.
Tutti agiscono per inibizione del riassorbimento di serotonina. In poche settimane aumentano la disponibilità di serotonina nell’organismo. Inoltre, hanno indici terapeutici superiori agli altri ansiolitici, con minori effetti collaterali.
Emovita
L’emovita di un farmaco è il tempo di permanenza dello stesso nel sangue.
Ci sono farmaci ansiolitici con un’emovita brevissima, breve o lunga. Minore è il tempo di permanenza del farmaco nel sangue, minore è anche la possibilità di quest’ultimo di produrre effetti collaterali indesiderati.
Gravidanza
Chiaramente, nelle donne in gravidanza, gli ansiolitici andrebbero evitati sempre per evitare intossicazioni, sviluppo di possibili malformazioni fetali e altri “effetti collaterali” dovuti all’assunzione di questi farmaci.
Ma sono principalmente due i momenti della gravidanza in cui evitare l’assunzione di ansiolitici:
- primo trimestre, quando avviene l’organogenesi e è più alta la probabilità di eventuali malformazioni
- ultimo trimestre, per il rischio di insorgenza di problemi respiratori e di atonia muscolare nel bambino.
Rischi neonato
Alla nascita, i neonati di donne sottoposte durante la gravidanza a trattamenti con farmaci ansiolitici potrebbero presentare sintomi di insufficienza respiratoria più o meno gravi o nascere con malformazioni.
L’ideale sarebbe dunque non assumere psicofarmaci o ansiolitici nel primo trimestre di gravidanza e sospendere eventuali trattamenti qualche settimana prima del parto.
Tuttavia, se non è prevedibile al 100% quando un bimbo decide di venire al mondo (salvo non sia programmato un cesareo), è bene valutare scrupolosamente i rischi e i benefici dell’interruzione della cura farmacologica così come stabilirne la tempistica corretta.
E ancora, la donna in gravidanza sotto terapia farmacologica con psicofarmaci o ansiolitici dovrebbe scegliere una struttura adeguata per il parto, dotata quindi di attrezzature idonee a far fronte anche a un eventuale deficit respiratorio neonatale.
Patologia non trattata
Esistono però dei rischi in caso di mancato trattamento della sua patologia.
Se la donna non si sottopone a un adeguato trattamento farmacologico i rischi connessi riguardano:
- un peggioramento della sua sintomatologia
- complicanze ostetriche (parto prematuro, basso peso alla nascita, aborto spontaneo) legati al fatto che nella donna con elevati livelli di stress e depressione alcuni ormoni modifichino la propria produzione, determinando una maggiore contrattilità uterina
- depressione post-partum
Per questo è importante considerare l’effettiva condizione della donna a livello psicofisico al fine di valutare attentamente sintomi e potenziali rischi connessi, nella migliore delle ipotesi, al vivere una condizione così bella senza la dovuta serenità.
Rimedi naturali
Se le condizioni della donna in gravidanza sono tali da non necessitare forzatamente di trattamenti farmacologici, si può considerare il ricorso a rimedi naturali come Valeriana, Sedatol e Fiori di Bach.
Naturalmente, come per qualsiasi tipo di trattamento curativo, è necessario consultare preventivamente il proprio medico curante che consiglierà eventualmente il miglior rimedio in base alle vostre esigenze.
Supporto psicologico
In caso di disturbi d’ansia meno gravi, in gravidanza, è inoltre utile e vantaggioso introdurre o incrementare il ricorso a tecniche di supporto psicologico.
Tecniche di rilassamento
Infine, tra i rimedi contro ansia e stress da non sottovalutare vi sono anche tecniche di rilassamento come il training autogeno o lo yoga.
Ormai ovunque infatti sono diffusi corsi di training autogeno e yoga specificatamente indicati per le gestanti che aiutano, mediante esercizi molto semplici e di respirazione, a controllare lo stress, a scacciarlo e a star meglio.