L’acqua e il bambino hanno, fin dall’inizio, un rapporto prezioso, indispensabile che diventa per lui fonte di crescita e progresso.
Prima di venire al mondo, il bambino nuotava nel liquido amniotico all’interno della pancia della mamma e quando nasce, durante il bagnetto, è come se tornasse nel suo habitat naturale, come fosse tutt’uno con questo elemento. Allo stesso tempo, attraverso il gioco e le stimolazioni sensoriali, vive l’acqua come elemento con esistenza propria, diversa da lui e mediante il quale può studiare, esplorare e imparare.
Il riflesso di apnea che il bambino ha alla nascita se ne va dopo un po’ di tempo e qui entrano in gioco i genitori e il modo in cui fanno vivere al bimbo l’acqua e il rapporto con questo fondamentale elemento: i corsi di acquaticità contribuiscono a far instaurare un buon rapporto tra bambino e acqua, già dai primissimi mesi.
Nei primi mesi di vita, con corsi specifici, il bimbo impara a bloccare le vie aeree superiori, a muoversi sott’acqua attraverso il riflesso notatorio.
Tra i nove e i dodici mesi il bimbo in acqua impara a galleggiare e spostarsi in una direzione precisa, mediante la propulsione.
Da qui in poi i suoi progressi in acqua lo spingono sempre più verso il nuoto, l’essere indipendente (supportato dall’idonea attrezzatura) e a divertirsi.
Se un bimbo di due o tre anni non ha mai vissuto l’esperienza dell’acquaticità potrebbe rivelarsi un po’ timoroso di fronte ad essa, ma impara comunque presto e potrebbe avvicinarsi ad essa mediante giochi strutturati o la vicinanza (e quindi l’imitazione) di altri bimbi più avventurosi.
L’acqua dunque non può mai mancare nella vita (dai primi mesi e anni) del bambino, lo aiuterà a socializzare quando si trova con gli altri, a diventare autonomo e indipendente e a conquistare parte delle sue conoscenze… senza dimenticare che rafforzerà il rapporto con i genitori e vivrà con loro un’esperienza irripetibile (per entrambi) se con essi vivrà l’acqua fin da neonato!