Nel periodo della preadolescenza, i momenti di discussioni accese e di scontri all'interno della famiglia sono all'ordine del giorno, ma è importante sapersi comportare in queste occasioni. Vediamo i cambiamenti e come affrontarli.
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Arriva il momento in cui i figli diventano “grandi” e vorrebbero scegliere per loro stessi, sempre più frequentemente. Tutto questo è fisiologico e normale, ma spesso è anche il modo in cui le richieste vengono espresse che lascia del tutto spiazzati i genitori. Durante la preadolescenza, diventa fondamentale sapere come comportarsi. Accade in quel periodo compreso tra gli 11 e i 13 anni, in cui l’irritabilità e la rabbia diventano il modo preferito per comunicare da parte dei ragazzi. In questo articolo vedremo come comportarsi durante la preadolescenza e quali sono i cambiamenti.
Il momento della preadolescenza è uno di quelli che più lascia disorientati i genitori, dal momento che fino a poco tempo prima i figli erano desiderosi di coccole e attenzioni. Atteggiamenti di disobbedienza sono all’ordine del giorno, esattamente come una modalità rabbiosa di comunicare diventa la preferita per manifestare disaccordo e dissenso.
Durante il periodo della preadolescenza inizia un percorso di crescita che conduce il bambino dalla totale dipendenza verso i genitori, fino alla sua autonomia e consapevolezza delle sue potenzialità. Il confronto acceso, quello che viene percepito dalla famiglia come una problematica, è in realtà un modo del ragazzo per riuscire a distaccarsi dai genitori in maniera concreta. In altre parole, la spinta verso l’autonomia, si manifesta come forma di opposizione a priori, e litigare diventa un modo come un altro per comunicare.
Molti preadolescenti hanno difficoltà nell’esprimere pacatamente i loro stati d’animo, perché non sono ancora in grado di elaborare in maniera adeguata tali manifestazioni. Devono ancora comprendere quale sia il modo giusto per farlo. Alcune esperienze quindi, saranno vissute con un grandissimo entusiasmo, mentre altre con una sofferenza marcata. A questo quadro già piuttosto complesso, si aggiungono le moltissime illusioni e fantasie, modalità di pensare ancora tipiche dell’infanzia.
Stiamo parlando di emozioni ancora non ben definite, che possono accendersi un giorno e spegnersi quello successivo. Lo stesso discorso chiaramente vale anche per la rabbia. Spesso questo stato d’animo viene utilizzato dal preadolescente per essere ascoltato. Nella rabbia inoltre, possono celarsi anche insicurezze, paure, ansie e frustrazioni.
Ma anche il corpo del preadolescente in questo periodo subisce dei cambiamenti notevoli, perché lo sviluppo della pubertà include la sessualità, i muscoli, alla forza fisica, alla voce. In alcuni casi questi cambiamenti avvengono in maniera così rapida da non lasciare al ragazzo nemmeno il tempo per rendersi conto di ciò che sta avvenendo.
Purtroppo c’è ben poco che un adulto possa fare per limitare il modo in cui il preadolescente comunica i suoi stati d’animo. Come abbiamo detto, questi metodi non sono di fatto controllabili pienamente dal ragazzo. L’unico modo per stabilire un contatto, è quello di farlo davvero in punta di piedi, con delicatezza e senza mai perdere il controllo, anche quando le manifestazioni emotive sono “accese”.
Durante il periodo della preadolescenza, è vero che il ragazzo non è ancora in grado di gestire le emozioni. É altrettanto vero che comincia ad essere in grado di comprendere le spiegazioni che vengono lui date. Con questo presupposto, senza mai essere invadenti, si deve comunque cercare di stabilire un contatto per portare il ragazzo stesso ad aprirsi. Assolutamente da evitare gli atteggiamenti oppressivi e invadenti, perché si corre il rischio di peggiorare la situazione ed aumentare il distacco.