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Poesie sulla Shoah per bambini: le più commoventi

Spiegare ai più piccoli l'Olocausto è molto difficile: ecco alcune commoventi poesie sulla Shoah per bambini.

Il concetto dell’Olocausto non è facile da spiegare e far comprendere prima dell’adolescenza. Tuttavia, attraverso poesie, film e libri è possibile far avvicinare i più piccoli a questo tema così delicato. Poesie sulla Shoah per bambini: le più commoventi da far imparare.

Le poesie sulla Shoah per bambini

La Giornata della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno al fine di commemorare le vittime dell’Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

In particolare, “Shoah” è un termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista. Attraverso alcuni versi celebri è possibile avvicinare i più piccoli a questo tema così delicato, cercando di far capire loro la drammaticità di quegli eventi.

In tantissimi hanno vissuto sulla propria pelle l’atrocità della guerra, dei soprusi e della morte: ecco le poesie sulla Shoah più commoventi per bambini.

“Se questo è un uomo” di Primo Levi

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

“C’erano uomini…” di Maria Ruggi

C’erano uomini, donne e ragazzini
c’erano vecchi e mamme con bambini.
C’erano lacrime e ricordi di vite già lontane
c’erano dolori, miserie e violenze disumane.
C’erano punizioni, lavori forzati e soldati
c’erano silenzi, uomini sporchi e malati.
C’erano eserciti, fili spinati e fredde prigioni
c’erano divise, numeri incisi ed esecuzioni.
C’erano stenti, fame e malattie
c’erano ghetti, campi ed epidemie.
C’erano pensieri ed esistenze troppo corte
c’erano attese palpitanti in promesse di morte.
C’erano cuori spezzati da addii definitivi
c’erano visioni di tramonti per quelli ancora vivi.
C’erano vergogne appese a un intelletto violento
ma anche sogni e speranze fino all’ultimo lamento.

“27 gennaio” di Giuseppe Bordi

Filastrocca della memoria
per ricordare una brutta storia
scritta con inchiostro infausto:
la pagina nera dell’Olocausto.
Un uomo folle prese il dominio
e calò la scure dello sterminio.
Uomini, donne, vecchi, bambini
bruciarono in fretta come cerini.
Sogno che bruci ogni razzismo
dentro il fuoco dell’altruismo,
sogno la nascita di nuovi ideali
dove gli uomini son tutti uguali.

“Prima vennero per gli ebrei” di Martin Niemoeller

Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla perché
non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla perché
non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla perché
non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa.

Scritto da Francesca Belcastro
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