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In questa breve guida analizzeremo come funziona la patria potestà in caso di genitori non sposati, in caso di coppie conviventi e non sposate ed in caso di coppie non conviventi e non sposate. Per correttezza è bene prima di tutto ricordare che recenti sentenze legislative hanno di fatto abrogato il concetto di patria potestà, a favore della responsabilità genitoriale, che si basa su un interesse specifico sul bambino in quanto individuo e non sul minore in quanto destinatario di una legge.
In caso di coppie conviventi e non sposate
Il concetto di responsabilità genitoriale è abbastanza recente, ed è stato introdotto per la prima volta dalla Convenzione di New York su i diritti del fanciullo del 1989, a cui è seguita la Convenzione di Strasburgo del 1996 ed introdotto poi nel nostro ordinamento, con la legge sull’affido condiviso n 54/2006 poi modificata e stravolta dal d.lg 28 dicembre 2013 n 154. Grazie a questa evoluzione di pensiero, la potestà genitoriale legata al concetto di potestà tipica del diritto romano, ovvero di un potere che di fatto corrispondeva ad una totale soggezione del minore.
Tale cambio di concetto è così importante e più volte rimarcato nella giurisprudenza, che il figlio in oggetto e la sua tutela sono di supremo interesse, indipendente dalle norme che regolano l’istituto matrimoniale o dal fatto che sia figlio naturale o legittimo. Questo vuol dire che il ruolo del minore è di gran lunga più tutelato e superiore, rispetto a quello del minore. In sostanza un vero e proprio ribaltamento dalla concezione iniziale ed antica di patria potestà.
Genitori seperati
Chi esercita la patria potestà in caso di coppie conviventi e non sposate? Prima di tutto occorre chiarire che come per le famiglie in cui mamma e papà sono sposati, anche nelle convivenze di fatto, entrambi i genitori hanno la potestà sui figli e la esercitano in maniera congiunta. Ciò vuol dire che entrambi i genitori, hanno tutti quei diritti e tutti quei doveri di cui la legge parla, nei confronti dei figli, come l’obbligo di mantenerli, educarli ed istruirli, rispettando le personalità e le peculiarità di ognuno di essi.
In pratica la legge si basa sulla concezione che tutti i diritti ed i doveri che hanno i genitori nei confronti dei figli, iniziano nel momento in cui questi nascono e rimangono tali anche in caso di riconoscimento del bambino successivo alla nascita, se la potestà sui figli non è stata esercitata per un breve periodo o se il genitore non convive con il figlio e di conseguenza anche in caso di coppie conviventi e non sposate. Secondo la giurisprudenza infatti, il rapporto genitori/figli è indipendente dal matrimonio o dalla convivenza.
In caso di controversie
Se dovessero sorgere delle controversie sull’esercizio della potestà sui minori, in coppie non sposate, sarà il Tribunale dei minori, a definire le modalità di esercizio della vecchia patria potestà. Tuttavia, anche in caso di coppie non sposate, vale la regola dell’affido condiviso, ciò vuol dire che le decisioni più importanti che riguardano il figlio o i figli devono essere prese di comune accordo, non esiste quasi più nessun caso di affidamento mono-genitoriale.
In caso di coppie non conviventi e non sposate
Anche in caso di coppie non conviventi e non sposate, vale il principio della supremazia della tutela del minore e l’affidamento condiviso. Chiaro è che, nonostante la giurisprudenza sull’affidamento condiviso, cerchi di stabilire assoluta parità ed equilibrio al rapporto del bambino con entrami i genitori, la situazione che più frequentemente si verifica è quella di un genitore che si prende più cura del bambino o della bambina, rispetto all’altro. Questa pratica è dettata dalla volontà di garantire una maggiore stabilità al bambino, che altrimenti sarebbe costretto a frequenti e continui spostamenti giornalieri, da un genitore all’altro e da una casa all’altra.
Le nuove famiglie
Oggi, fortunatamente, si assiste sempre più di frequente all’emancipazione della famiglia, tanto che sovente si sente parlare di famiglia allargata. Grazie a questa nuova concezione di famiglia, entrambi i genitori possono continuare a prendersi cura dei bambini, sempre nel rispetto del loro equilibrio e della garanzia della loro tutela in quanto essere umano. Lotte e ripicche tra ex coniugi, non portano ad alcuna tutela dell minore, ma anzi destabilizzano il suo equilibrio e la sua serenità. Spesso i genitori non capiscono che un bambino che cresce in una casa, dove le discussione dei genitori sono frequenti ed all’ordine del giorno, è un bambino che vedrà minata la sua sicurezza ed il suo concetto di famiglia felice.
Rispettare i figli
Se tra mamma e papà, vivendo insieme, non ci sono più sentimenti come amore, rispetto o serenità, è meglio per il bambino che i genitori non vivano più sotto la stesso tetto. L’importante è che continuino a garantire amore e serenità al bambino, anche abitando in posti diversi. Per quanto esista una giurisprudenza ben precisa sulla materia, il centro dovrà sempre essere il bambino e la garanzia del rispetto dei suoi diritti. Quindi meglio evitare lotte o ripicche, che come di consueto danneggiano solo la serenità familiare e nuocciono al bambino ed alla sua personalità.
La responsabilità genitoriale o patria potestà che dir si voglia, è una responsabilità molto importante per un genitore ed il suo mancato o errato esercizio, comporta inevitabilmente traumi o problemi legati alla psiche del bambino. Se mamma e papà non si vogliono più bene, continueranno sempre e comunque a volerne tanto al proprio bambino, per tutta la vita.