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Per ogni donna il momento del parto racchiude un turbinio di emozioni: paura, felicità, ansia. Durante la gestazione e nel periodo a ridosso del momento fatidico, la tendenza a documentarsi circa le migliori pratiche attraverso cui mettere alla luce il proprio bambino è diffusissima. Una modalità di parto oggi sempre più ricercata è quella effettuata in acqua.
Parto in acqua: i benefici
Il primo fu portato a termine con successo 35 anni fa. Da allora, quella del parto in acqua è diventata una pratica sempre più comune. Molte future mamme la tengono in considerazione, anche solo per curiosità, e s’informano presso i propri ginecologi sui benefici o eventuali rischi. C’è da considerare che l’acqua, di per sé, crea un ambiente nel quale l’individuo riesce a rilassare la muscolatura e a migliorare la propria respirazione. La spiegazione di questi benefici avrebbe una radice primordiale per l’essere umano, che avverte nell’immersione un richiamo nostalgico dell’utero materno. L’effetto di distensione indotto dall’acqua aumenta la produzione di ossitocina e libera una gran quantità di endorfine, arrecando un’estrema sensazione di sollievo. Proprio questi benefici emergono con evidenza durante il travaglio. È stato infatti provato che il parto in acqua riduce notevolmente il ricorso all’anestesia epidurale, poiché l’immersione in acqua diminuisce la percezione del dolore. Questa tipologia di parto, tuttavia, non è consigliato a tutti. Ci sono casi, in genere quelli a rischio come i gemellari, i podalici o i prematuri, dove le possibilità di interventi d’urgenza da parte dei medici sono limitati proprio dall’acqua.
In che modo avviene il parto in acqua?
La futura mamma viene immersa solamente quando il travaglio è ben avviato e la dilatazione della cervice è di almeno 5 cm. Ad attenderla è una vasca adibita a queste specifiche ricorrenze, profonda circa 70 cm e ampia a sufficienza da permetterle di muoversi con agio. Ovviamente, onde evitare infezioni di qualunque tipo, la vasca viene attentamente sottoposta a misure igieniche molto elevate. La temperatura dell’acqua si aggira intorno ai 36°C, in modo da evitare shock termici al bambino in uscita. Le ostetriche accompagneranno la partoriente in ogni fase, assecondandone le necessità o gli eventuali ripensamenti. Non c’è alcun obbligo di completare il parto acquatico, specialmente se la procedura non fa sentire la donna a proprio agio. Molte persone temono che questa tipologia di nascita sia pericolosa per il bambino. Questa convinzione rientra di diritto nella raccolta “miti da sfatare”. In realtà non esiste modo meno traumatico e più agevole per il neonato di venire al mondo. Dopotutto, per i primi nove mesi della sua esistenza, l’utero materno gli ha fornito un habitat liquido. Le ostetriche provvederanno a far emergere con prontezza il piccolo, permettendogli di inaugurare la prima respirazione con un salutare pianto fuori dall’acqua.
I vantaggi non sono solo ad appannaggio della mamma. Infatti anche al papà è concesso entrare nella vasca. Questo gli conferisce la possibilità di avere un ruolo maggiormente attivo nel processo della nascita, dando sostegno alla compagna con la propria vicinanza, favorendone il rilassamento. Ovviamente, prima di vertere ciecamente verso questa modalità di parto, è bene avere presenti anche i potenziali rischi. Uno di questi è l’aumentato rischio di contrarre infezioni, sia per la mamma che per il bimbo. A tal proposito è caldamente sconsigliato a tutte quelle donne con herpes genitali, per evitare trasmissioni al figlio. È sempre importante, quindi, consultare attentamente il proprio ginecologo prima di optare per il parto in acqua.
Parto in acqua in casa
Negli ultimi anni si sta diffondendo, tra coloro che se lo possono permettere, la pratica del parto in acqua in casa. È possibile noleggiare piscine studiate per questo tipo di nascita. Gli accorgimenti devono essere precisi, atti a ricreare un ambiente quanto più sterile. Proprio per questo le piscine sono munite di teli copri-vasca monouso. Inoltre, nonostante avvenga nella propria abitazione e non in ospedale, questa modalità non può prescindere dall’intervento di un’ostetrica specializzata in parti acquatici. Inizialmente i costi di questa variante casalinga erano elevati ma l’aumento sensibile della richiesta ha permesso abbassamenti significativi dei prezzi.