Nepal: alla scoperta del mito della dea-bambina Kumari
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Alcune tradizioni religiose, in precisi posti nel mondo, sono ancora vive e molto sentite dalla popolazione locale. E’ il caso del Nepal che, fin dal diciassettesimo secolo, ha sempre adorato la dea Kumari, bambina considerata la dea vivente della religione induista. La sua vita risulta essere tutt’altro che facile: costretta a vivere tutta la sua infanzia confinata nella sua dimora, al momento del primo ciclo mestruale perde il suo titolo tornando ad essere considerata come tutte le altre bambine.
In alcune città del Nepal è venerata la dea Kumari, divinità che secondo tradizionali credenze si reincarna in diverse bambine prescelte. La dea vivente più importante e venerata è quella residente a Khatmandu, ma non è l’unica: ci sono altre dee-bambine adorate che vivono nelle città di Patan e Bhaktapur. Il processo di selezione non è affatto semplice. La fanciulla destinata a diventare la dea -bambina deve possedere determinate caratteristiche fisiche. Deve, infatti, avere 32 perfezioni fisiche tra cui nessuna cicatrice, piedi proporzionati, seni piccoli, lingua piccola, occhi e capelli neri e molte altre ancora. A livello caratteriale deve rispettare alcuni fattori: non deve essere capricciosa, spaventata, irrequieta e non può piangere. Per testare queste componenti caratteriali, le piccole donne vengono sottoposte a dure prove: la bambina che supererà gli ostacoli, senza mostrare cedimenti, sarà la nuova Kumari. I due fattori fondamentali che devono essere rispettati, prima di tutti gli altri, sono: la bellezza e il fatto che non abbia mai avuto alcuna perdita di sangue. Questo fattore risulta essere molto importante: infatti la bambina, a seguito del primo ciclo mestruale viene sostituita, in quanto secondo la credenza la perdita di sangue indica la fuoriuscita della dea dal corpo della fanciulla.
La tradizione della dea Kumari risulta essere molto distante dalla nostra civiltà e cultura moderna. La bambina Kumari vive rinchiusa nel suo palazzo ed ha la possibilità di uscire soltanto per apparizioni ufficiali. Non tutti possono interagire con lei, ma soltanto persone selezionate. Nessuno può darle ordini, nemmeno coloro che vengono assunti per la sua formazione. La sua famiglia ha il permesso di farle visita solamente in occasioni convenzionali ed, inoltre, la dea ha pochissimi amici e le è vietato giocare o toccare animali per il rischio che rimanga ferita. La dea Kumari è sempre vestita di rosso e viene truccata in modo particolare: al centro della fronte ha disegnato un occhio, simbolo dei suoi poteri divini. Altra cosa particolare che incide sulla vita della dea è che, nelle sue rarissime uscite in pubblico, viene trasportata, in quanto non le è concesso toccare la terra impura all’esterno del suo palazzo, essendo i suoi piedi considerati sacri.
La dea Kumari, alla prima perdita di sangue, perde il titolo e la sua vita cambia improvvisamente. Questo perché, secondo la credenza, il primo ciclo mestruale indica la fuoriuscita della dea dal corpo della bambina. La dea Kumari fa ritorno dalla famiglia d’origine e da qui in poi non sarà più adorata e servita dall’intera popolazione. Questo porterà numerose conseguenze negative sulla vita della giovane, la quale avrà difficoltà a reinserirsi nella società e trovare marito, essendo credenza diffusa che il suo sposo troverà la morte sei mesi dopo il matrimonio.