L’impatto globale e irreversibile di Internet, dal suo ingresso nel mondo fino ai tempi correnti, ha modificato lo stile di vita e l’approccio alle cose degli utenti di tutto il globo, partendo dai modi di acquistare – sempre più virtuali – per arrivare a quelli di interagire con gli altri, come ben riassume il fenomeno dei social network.
Ma a cambiare sono state non soltanto le abitudini del passato, ma anche le prospettive per il futuro, comprese quelle che coinvolgono i giovani e il loro modo di approcciarsi al mondo delle relazioni, nonché a quello lavorativo.
Non a caso, tra i tanti termini lessicali nati dall’impatto della Rete, c’è anche quello di: “millennials”, che, secondo la definizione dei dizionari, sta a significare, nello specifico, “coloro che hanno raggiunto la maggiore età nel 21esimo secolo”, mentre i “nativi digitali” sono quelli nati dall’anno Duemila in poi, dunque già all’interno di un mondo potentemente influenzato dall’avanzare della tecnologia, con tutti i vantaggi e gli svantaggi connessi.
I millennials in particolare, secondo le ricerche di settore, hanno vissuto l’evoluzione del web e dunque hanno sviluppato un approccio particolare rispetto alla vita e lavoro, in quanto:
- hanno assistito alla nascita e allo sviluppo dei primi social network
- hanno creato il cosiddetto “lavoro digitale”
- sono oltre 1.200 le start up fondate da persone facenti parte di questa categoria, molte delle quali connesse al digitale e al commercio elettronico
- il 33 per cento dei millennials ha sviluppato una consapevolezza digitale tale da far prevalere la ricerca in Rete prima di un qualsiasi acquisto via web
- i millennials hanno contribuito alla nascita del fenomeno degli “influencer”
Ci troviamo dunque di fronte a una generazione di persone con forte consapevolezza digitale, nate – secondo le definizioni comuni – tra il 1980 e il 1995, molte delle quali sono dunque anche madri e padri di famiglia. Per questo si tratta di una categoria di persone che è cresciuta “a cavallo” tra la nascita e lo sviluppo del web, e che ha dato origine a tante nuove professioni nel settore. Oltre a coloro che si sono dedicati all’e-commerce – tramite un sito in proprio o attraverso l’adesione a una delle tante piattaforme web di vendita -, ci sono anche quelli che hanno sviluppato delle app tematiche per varie categorie di servizio o merceologiche, così come quelli che hanno ideato o che collaborano ai servizi telematici, uno dei capisaldi dell’economia del web.
Si pensi soltanto a quanti portali sono attivi, oggi, nel campo dei prodotti o dei servizi, e a quante professionalità essi racchiudono: dagli webmaster ai redattori, dai copywriter ai social media manager, passando per i grafici e i fotografi. Nel campo dei servizi, ad esempio, un portale per alloggi come Airbnb si serve di fotografi specializzati nelle foto d’interni, mentre i principali blog, siti o testate legati ai più svariati argomenti – dal cinema alla poesia, passando per la cucina e la geopolitica – si servono spesso dei contributi di freelance esperti.
Lo stesso vale per i portali di comparazione, come quelli che – per citare alcuni dei settori in cui gli utenti sono maggiormente attivi nel web – mettono a confronto i prezzi di uno stesso prodotto oppure come quelli che recensiscono particolari servizi, ad esempio spiegando quali, tra tutti, si considerano tra i migliori casino online stranieri, o quali, tra l’offerta generale, sono gli operatori di tv in streaming più vantaggiosi.
Alcune tra le nuove professioni più ambite dai millennials
I millennials sono dunque una generazione capace di affrontare il futuro – conoscendo appunto nel profondo i cambiamenti avvenuti con la nascita del web – ma comunque in grado anche di apportare la propria professionalità e la propria competenza di innovazione all’interno delle più importanti aziende del territorio nazionale.
La professione che, comunque, incarna al meglio la personalità dei millennials, secondo una ricerca promossa nel 2018 dall’Osservatorio “Generazione Z, Millennials, lavoro e welfare aziendale” (di Edenred e Orienta), è quella di tipo intellettuale – per il 66 per cento del campione -.
Il 77 per cento del campione si dichiara disposto ad affrontare un lavoro fuori sede o all’estero, mentre il 74 per cento vorrebbe dedicarsi a una start-up. Pare che, in caso di lavoro dipendente, il 32 per cento del campione preferisca orari e luoghi di lavoro flessibili, e la stessa percentuale gradirebbe benefit tecnologici (come cellulari e viaggi) da parte dell’azienda di riferimento. Di certo si tratta di un quadro interessante dell’Italia che cambia.