Spesso i discorsi circa fantomatiche strategie per determinare il sesso del nascituro vengono presi con le pinze, ma ultimamente sta spopolando il metodo Babydust: cos'è e come funziona?
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Spesso si parla dei metodi per decidere il futuro sesso del bambino come di leggende metropolitane. Molte lo sono, ma sono anche state scardinate da numerosi studiosi del campo; tuttavia, c’è un metodo in particolare che ultimamente sta spopolando nel mondo anglosassone. Il metodo Babydust è infatti stato introdotto dalla ricercatrice Kathryn Taylor da pochi anni: ma che cos’è e come funziona?
Bisogna premettere che non c’è una specifica evidenza sperimentale e scientifica a supporto di questo metodo, pertanto tutto ciò che la ricercatrice afferma è da prendere con le pinze. La Taylor stessa ha detto più volte di non essere un medico e di non poter sempre assicurare un risultato positivo. Nonostante ciò, il suo metodo evoca numerosi e interessanti dibattiti nel campo scientifico perché, in ogni caso, si basa su uno studio scientifico da lei svolto in quanto biologa.
Kathryn Taylor può contare infatti una laurea in Microbiologia, Imunnologia e Genetica Molecolare alla UCLA, in California, una delle università più prestigiose al mondo. Il metodo Babydust, in parole semplici, nasce da un suo studio sulle variabili e sui fattori che possono influenzare gli spermatozoi X o Y quando fecondano un ovulo. Il metodo è anche stato testato dalla Taylor stessa, la quale ha programmato con successo la nascita di un maschietto nel 2012 e di una femminuccia nel 2014.
Le sperimentazioni della ricercatrice trovano le loro fondamenta in un famoso studio del 2011 condotto da Léonie McSweeney, la quale ha sottoposto 99 coppie al monitoraggio dell’ovulazione in modo da programmare i rapporti sessuali al momento giusto, variandone poi la frequenza in base al sesso del bambino desiderato. I risultati sono questi:
Il metodo Babydust, invece che basarsi sulla frequenza dei rapporti sessuali nei momenti precedenti l’ovulazione, trova le sue radici nel modo in cui si calcola l’ovulazione. Solitamente, infatti, ci si basa sulla consistenza del muco cervicale, il quale diventa trasparente e fluido quando è in corso l’ovulazione. Tuttavia, il test del muco cervicale è piuttosto soggettivo perché varia in base a diversi fattori non sempre prevedibili. La Taylor ha dunque pensato a un metodo molto più preciso per calcolare l’ovulazione in modo più attendibile.
Il metodo prevede la raccolta quotidiana di dati concernenti l’ovulazione per un periodo di almeno tre mesi prima di tentare il concepimento. L’oggetto del monitoraggio è infatti l’ormone luteinizzante (LH), il quale va misurato due volte al giorno in modo da essere il precisi possibile circa la previsione dell’ovulazione. L’ormone LH ha essenzialmente il compito di regolare questo processo e la sua concentrazione nell’organismo aumenta vertiginosamente nelle 24 ore che precedono l’ovulazione.
La Taylor ha così concepito degli speciali test di ovulazione che si rivelano essere molto più efficaci e precisi di quelli tradizionali. L’acquisto di questi test è naturalmente consigliato insieme al suo libro The Babydust Method: A Guide to Conceiving a Girl Or a Boy. In questo testo, infatti, la ricercatrice ha racchiuso tutte le informazioni e conclusioni da lei raccolte durante le lunghe ricerche. Il libro, infatti, fornisce istruzioni dettagliatissime su come mappare la propria ovulazione e spiega in profondità le tesi a sostegno del suo metodo. Tra le varie dimostrazioni, inoltre, si cimenta anche a scardinare le varie credenze e leggende metropolitane che si sono create attorno alla scelta del sesso bambino: di sicuro si rivelerà una lettura interessante.