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La mammografia è un esame effettuato sul seno umano. Per questo scopo, è necessario utilizzare una bassa dose di raggi X. Esso viene impiegato soprattutto per rilevare eventuali cisti o tumori e per impedirne la degenerazione. Grazie a questo tipo di esame, il tasso di mortalità legato a queste malattie diminuisce sensibilmente. Le dosi di radiazioni trasmesse sono minime, tanto che l’esame non presenta alcun rischio per la salute della paziente.
Tuttavia, per una questione di prevenzione, la mammografia è fortemente sconsigliata durante la gravidanza. A meno che essa non si renda assolutamente necessaria, infatti, viene evitata, nonostante recenti studi sembrino provare che essa non arrechi danno al feto. Questa raccomandazione è particolarmente valida durante il primo trimestre di gestazione e anche qualora non si sia certe di essere incinta. Per tale ragione, le donne in età fertile vengono sottoposte allo screening durante la prima metà del ciclo mestruale.
Perché sospendere i controlli di routine
Durante l’allattamento al seno, al contrario, non sussistono certamente rischi per la salute della donna, né per quella del bebè. Ciononostante, esiste un’altra ragione per la quale è preferibile non effettuare una mammografia durante questo lasso di tempo. Per spiegare il meccanismo alla base di tale scelta, dobbiamo descrivere la prima fase dello screening mammografico. Nel corso di questa, il seno viene compresso per mezzo di un apposito strumento. L’utilità di tale operazione risiede nel fatto che la riduzione dello spessore del tessuto che i raggi X devono attraversare comporta la diminuzione della quantità di radiazione diffusa. Quest’ultima è la responsabile della degradazione del risultato e potrebbe ingenerare dubbi riguardo gli esiti dell’esame.
Si tratta della seconda ragione che spinge i medici a visitare le donne in età fertile durante la prima metà del ciclo. In questo periodo, infatti, le mammelle presentano minori tensioni e addensamenti. Ciò comporta un maggior livello di precisione nei risultati del controllo. Durante la fase dell’allattamento, i tessuti del seno subiscono un processo che prende il nome di imbibizione. Ciò provoca maggiori difficoltà nell’analisi della immagini radiologiche. Dunque, i risultati non sarebbero completamente certi. Per questa ragione, in genere durante l’allattamento i controlli di routine vengono sospesi. Salvo casi di particolare urgenza, la visita andrebbe rimandata e sarebbe meglio attendere almeno sino a due mesi dopo la fine dell’allattamento.
Sintomi sospetti
Ovviamente questa prassi non si applica nel caso in cui una mammografia urgente si rende necessaria. Ciò accade quando la donna nota dei sintomi, ad esempio un nodulo sospetto sul proprio seno. Come abbiamo già spiegato, l’esame non compromette in alcun modo la salute e può essere effettuato anche nel bel mezzo del periodo di allattamento. Vediamo meglio quali sono i sintomi che dovrebbero spingervi a richiedere un controllo di questo tipo.
Il sintomo più comune del tumore al seno è proprio il nodulo. In genere lo si considera più a rischio quando risulta indolore, duro e con bordi non regolari. Tuttavia, anche un nodulo con caratteristiche diverse può rivelarsi pericoloso. Altri sintomi possono essere quelli del dolore al seno o al capezzolo o la retrazione di quest’ultimo: in tal caso, il capezzolo appare ripiegato su se stesso.
Anche se non si avverte al tatto alcun nodulo, un campanello d’allarme è rappresentato dal gonfiore di tutto il seno oppure di una sua parte. Il capezzolo o la pelle del seno (oppure i due insieme) potrebbero inoltre risultare arrossati oppure ispessiti. Sono fattori di rischio anche l’increspatura della pelle o una sua irritazione, mutamenti nella forma e nella dimensione delle mammelle, un capezzolo eccessivamente morbido oppure secrezioni diverse dal latte materno.
Se uno di questi casi si presenta, richiedete immediatamente una mammografia urgente. Nel caso in cui stiate allattando, il risultato dell’esame potrebbe lasciare spazio a dubbi. Proprio per questo è imprescindibile rivolgersi a un centro medico che sia ben attrezzato e competente. La radiografia, infatti, potrebbe dover essere affiancata da accertamenti ulteriori quali la risonanza magnetica, l’ecografia e l’agoaspirato del nodulo.
Un’efficace diagnosi repentina
La mammografia è incoraggiata come metodo di monitoraggio per una diagnosi precoce del cancro al seno. Nonostante ciò, alcuni medici sostengono che non esistano prove sufficienti a dimostrare che questi esami riducano il tasso di mortalità legato a questo tipo di tumore. Lo screening è comunque incoraggiato soprattutto per le donne anziane ed è considerato come una misura preventiva importante.
Sarebbe ideale sottoporsi al controllo di routine ogni due anni. Questo lasso di tempo va accorciato a uno nel caso di donne maggiormente a rischio. In Italia, il controllo biennale è gratuito e incentivato per le donne di età compresa tra i cinquanta e i sessantanove anni.