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Che il latte materno sia l’alimento migliore da somministrare ai neonati, è fuori dubbio. A sostenerlo anche l’OMS che raccomanda l’allattamento al seno almeno fino al sesto mese, e successivamente anche fino al compimento del secondo anno, secondo quelli che sono i desideri di mamma e figlio. Ad ogni modo, ci sono situazioni in cui non è possibile proseguire con il latte materno. In questi casi quale preferire? Latte materno o latte vaccino? Scopriamolo insieme.
Latte materno vs latte vaccino
Sul valore di quello che è il latte materno, sono tutti d’accordo. Nelle condizioni ideali di mamma e bambino, nessuno si sognerebbe mai di consigliare il latte vaccino al posto di quello materno. Le visioni su quello vaccino non sono però unanimi, e moltissimi pediatri anziché indicare come soluzione lo stesso latte bevuto da mamma e papà, insistono sul consumo del latte di crescita, ovvero quel prodotto pensato appositamente per i bambini fino al terzo anno di vita.
Il motivo di queste indicazioni, sono dovute al fatto che il bambino non può essere considerato come un piccolo adulto, motivo per cui anche il latte deve essere pensato a sua misura. Il latte vaccino ha un contenuto proteico nettamente più alto del latte materno ed è quindi meno indicato per i lattanti al di sotto dei 12 mesi. Volendo essere ancora più prudenti, molti pediatri rimandano l’assunzione di latte vaccino dopo il 24esimo mese perché è povero di ferro, che ricordiamo essere uno dei nutrienti indispensabili per un corretto sviluppo cerebrale.
Latte vaccino: il pensiero dei pediatri
Molti pediatri non attribuiscono nessun valore aggiunto al latte di crescita, giudicandolo di fatto inutile ai fini di una dieta equilibrata. Gli esperti non sono riusciti ad attribuire al latte di crescita un alto contenuto di zuccheri.
Il bambino potrebbe con il tempo abituarsi a queste tipologie di sapori, sviluppando una sorta di preferenza per i cibi dolci. Le conseguenze possibili? Sovrappeso e obesità. Come detto infatti, il latte di crescita ha degli zuccheri aggiunti, come il glucosio, il saccarosio e il fruttosio (o in alcuni casi il maltosio), nonché aromi e carboidrati complessi. In altre parole con queste formule si va a vanificare il beneficio di un latte con un minor apporto proteico.
Secondo quanto indicato da molti pediatri, se la mamma ovviamente non è in condizioni di allattare, dopo il primo anno il piccolo può tranquillamente assumere latte vaccino fresco, possibilmente intero. Il latte intero infatti, nonostante sia più ricco di grassi, risulta idoneo perché un bambino rispetto ad un adulto ha bisogno proprio di un quantitativo di grassi maggiore per chilo corporeo.
Il latte nel secondo anno di vita
Inoltre è opportuno specificare come durante il secondo anno di vita, il bambino assuma una quantità inferiore di latte, perché la dieta nel frattempo è stata integrata dai cibi presenti durante lo svezzamento. In altre parole, in presenza di un’alimentazione equilibrata, il maggior quantitativo di grassi del latte vaccino intero, è totalmente ininfluente. Proprio per questo motivo, molti sono d’accordo che se il bambino dovesse rifiutare il latte in genere, non bisogna allarmarsi, perché in questo alimento non c’è alcun nutriente che non possa essere trovato anche in altri alimenti.