In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile l’intervento di uno dei nostri esperti su un disturbo del neurosviluppo che si manifesta in diverse forme e intensità e, per i migliori risultati, ha bisogno della collaborazione tra professionisti, familiari e ragazzi
di Francesca Birello*
Il 2 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, un’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite per aumentare la comprensione e l’accettazione delle persone nello spettro autistico. Questa giornata è un’opportunità fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alle sfide e alle opportunità che affrontano le persone autistiche e le loro famiglie. I monumenti di molte città si illumineranno di blu.
Cos’è l’autismo
L’autismo è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta in diverse forme e intensità, caratterizzata da anomalie dell’interazione socio-comunicativa e da modelli di interessi e di comportamento ristretti, ripetitivi e stereotipati (cosiddetti core symptoms, APA, 2013 e 2015). Le caratteristiche socio-comunicative e comportamentali sono correlate a differenze nei processi di elaborazione delle informazioni, nelle funzioni esecutive e nei processi di regolazione emotiva e sensoriale, caratterizzati da maggiore vulnerabilità (Attwood, 2019; Fung et al., 2021; Marino, 2024).
Nonostante le difficoltà, le persone autistiche possono avere talenti e abilità uniche che meritano di essere valorizzate. La campagna del 2 aprile invita tutti a indossare il blu, il colore simbolo dell’autismo, per dimostrare solidarietà e diffondere consapevolezza. Eventi e iniziative in tutto il mondo si concentrano su educazione, inclusione e supporto, con l’obiettivo di creare una società più empatica e comprensiva.
L’autismo è una condizione di neurodivergenza su base neurobiologica; le atipie del neurosviluppo impattano sui processi di elaborazione e di regolazione delle informazioni, sociali, esecutive, emotive e sensoriali. Le caratteristiche dell’autismo possono manifestarsi in modo massivo e severo, portando a maggiore compromissione socio-comunicativa e comportamentale e a una maggiore incidenza di comorbidità e gravità psicopatologica e maggiore necessità di supporto (Autismo di livello 2 e 3) o in modo più sfumato, con anomalie socio-comunicative e comportamentali minori, livello intellettivo nella norma o superiore, e anomalie sottili dei processi di elaborazione e regolazione delle informazioni (Autismo di livello
1, prima definito sindrome di Asperger).
Le cause
Al momento non si conoscono quali siano le cause dell’autismo, e vi è accordo tra gli studiosi nel sostenere che vi sia una multifattorialità alla base delle origini eziopatogenetiche, ovvero sia aspetti genetici, che aspetti legati all’interazione tra geni e fattori ambientali, che altre variabili di ordine biologico. Le persone autistiche manifestano maggiore vulnerabilità psicopatologica, con elevata incidenza di diversi quadri psicopatologici, tra i quali anche il Disturbo post traumatico da stress (Ptsd) e sintomi correlati a trauma (Hossain et al., 2020 Fisher et al., 2023). Nella ricerca e nella clinica c’è oggi un crescente interesse nel comprendere la relazione tra trauma, Ptsd e autismo. I sintomi correlati a trauma sembrano molto rappresentati nell’autismo: dal 2 % al 17% rispetto al 3% dei soggetti neurotipici. Alcuni studi indicano fino al 45% di sintomi di Ptsd riportati da persone Asd (Rumball, 2019; Fisher et al.,2022; Fisher et al, 2023; Ajebiorn et al., 2024).
Le persone autistiche presentano molti fattori di rischio per una maggiore esposizione a esperienze traumatiche, a traumi relazionali e aventi avversi, e una minore capacità di coping nel fronteggiamento di situazioni altamente stressanti (De Prince, 2005; Mazefsky et al., 2013; Culatta et al., 2017). È verosimile che ci sia una specificità autismo correlata alla vulnerabilità al trauma, in relazione all’intensità e al carico esperito per alcuni eventi, come modifiche di routine, elaborazione e sovraccarico sensoriale ed emotivo; e alla peculiarità nei processi di elaborazione e regolazione delle informazioni cognitive, emotive, sensoriali (Ajebiorn et al., 2024).
L’insieme di queste caratteristiche rende le persone autistiche più vulnerabili alle conseguenze psicosociali dell’esposizione a eventi traumatici o avversi, con maggiore co-occorrenza di stress cronico, manifestazioni di ansia e depressione e maggiore incidenza di rivittimizzazione o ritraumatizzazione (Good et al., 2010; Fisher et al., 2023). L’autismo è più diffuso di quanto si pensi. Le ultime stime indicano che una persona su 36 è autistica. Ciò significa che a scuola, al lavoro, tra la tua cerchia di conoscenze c’è una persona autistica. La diagnosi di autismo, o Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), avviene generalmente in età infantile, solitamente tra i 18 mesi e i 3 anni, sebbene i segni possano essere osservati anche prima.
Il processo diagnostico include:
– osservazione e valutazione, pediatri o neuropsichiatri infantili osservano il comportamento e lo sviluppo del bambino attraverso interazioni e attività di gioco.
– Interviste: vengono condotte con i genitori o i caregivers per raccogliere informazioni sui comportamenti, le abilità sociali, la comunicazione e gli interessi del bambino.
– Test standardizzati: Possono essere utilizzate scale e questionari specifici per il linguaggio, la comunicazione e le abilità sociali.
– Valutazione multidisciplinare: generalmente è coinvolto un team di esperti, come neuropsichiatri, psicologi e logopedisti, per una valutazione più completa. La diagnosi si basa su criteri specifici stabiliti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) e può variare da un bambino all’altro. È importante che la diagnosi sia tempestiva, poiché una diagnosi precoce può favorire l’accesso a interventi e supporti adeguati.
Gli approcci terapeutici
Le terapie per l’autismo sono diverse e possono cambiare in base alle esigenze individuali della persona. È importante notare che non esiste una cura per l’autismo, ma ci sono approcci terapeutici che possono aiutare a migliorare le competenze sociali, comunicative e comportamentali. Per esempio:
1. Interventi comportamentali: l’Analisi comportamentale applicata (Aba) è una delle terapie più utilizzate. Si basa su rinforzi positivi per incoraggiare comportamenti desiderabili e ridurre quelli indesiderabili.
2. Terapia del linguaggio: aiuta le persone con autismo a sviluppare competenze comunicative, migliorando la loro capacità di esprimersi e comprendere gli altri.
3. Terapia occupazionale: mira a migliorare le abilità necessarie per la vita quotidiana, come le attività di routine, l’autonomia e la gestione delle emozioni.
4. Interventi educativi: programmi specializzati nelle scuole che possono adattare l’insegnamento alle esigenze di apprendimento degli studenti con autismo.
5. Terapia psicologica: includere la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile per gestire ansia, depressione e altre comorbidità. L’Emdr, metodo efficace per il lavoro su traumi relazionali con persone autistiche, favorisce elaborazione e superamento credenze patogene e impatta positivamente sulle capacità di gestione consapevole delle proprie caratteristiche neurodivergenti, in relazione al loro ruolo nella risposta allo stress.
6. Terapie alternative e complementari: particolare cura nell’alimentazione, integrazioni nutrizionali o terapie come la musicoterapia e la pet therapy, anche se l’efficacia di queste opzioni può variare.
7. Supporto familiare e gruppi di sostegno: la disabilità di un membro della famiglia impatta notevolmente sulle dinamiche e sugli aspetti della sfera emotiva della stessa. Si rendono necessari programmi di intervento che non coinvolgano solo il membro affetto da autismo, ma che prevedono la presa in carico di tutto il sistema familiare, offrendo risorse e informazioni per le famiglie e care giver, aiutando a comprendere meglio l’autismo e come affrontare le sfide quotidiane con strategie di coping.
8.Trattamenti farmacologici: sebbene non esistano farmaci specifici per l’autismo, alcuni possono essere utilizzati per trattare sintomi associati, come l’ansia, la depressione o l’iperattività.
È fondamentale che le terapie siano personalizzate e si basino sulle specifiche esigenze e capacità della persona con autismo. La collaborazione tra professionisti, famiglie e il bambino/ragazzo stesso è essenziale per ottenere i migliori risultati. È essenziale riconoscere l’importanza di supportare la ricerca e l’educazione sull’autismo, affinché tutti possano avere accesso a servizi adeguati e a opportunità di integrazione, così da contribuire a costruire un futuro in cui le persone autistiche possano realizzare il loro pieno potenziale, vivendo una vita gratificante e inclusiva.
Psicologa-psicoterapeuta – Sito: www.drssabirello-psicologofirenze.it
Foto di apertura: Pixabay
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