Lo svezzamento è il passaggio dal latte materno ai cibi solidi, ed è un percorso che varia per ognuno. Ecco una piccola guida di sopravvivenza per genitori.
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Il momento dello svezzamento è sempre critico. I genitori hanno paura di sbagliare, mentre i bimbi devono abituarsi a un nuovo regime alimentare. Con questo termine si incida infatti un cambio radicale nell’alimentazione del neonato. Esso consiste nel passaggio dal latte materno quale alimento esclusivo all’introduzione progressiva di cibi solidi. L’obiettivo è avvicinare la dieta del bambino a quella degli adulti, con tappe che non vanno anticipate. I metodi di svezzamento sono differenti. Esiste infatti uno svezzamento classico, che inizia normalmente verso i 6 mesi, e il cosiddetto svezzamento naturale. Quest’ultimo, detto anche autosvezzamento, è quasi completamente guidato dai ritmi e dai gusti del bambino.
Se decidete di svezzare i vostri bambini con il metodo più classico, ricordatevi di consultare prima il vostro pediatra. Non tutti i bambini sono uguali, infatti, e un professionista saprà consigliarvi al meglio sul metodo da adottare. Per valutare se è già il momento di svezzare il piccolo o se invece è meglio aspettare occorre valutare soprattutto tre parametri. Il primo è la duplicazione del peso dell’infante rispetto alla nascita. Il secondo corrisponde alla sua capacità di stare seduto da solo, senza un forte sostegno. Il terzo, infine, consiste nel suo manifestato interesse verso il cibo. Questi tre indicatori sono molto importanti.
Inoltre, l’OMS (acronimo di Organizzazione Mondiale della Sanità) ha affermato che, per i primi sei mesi di vita dei piccoli, l’alimento esclusivo dovrebbe essere il latte materno. Da questo momento è poi possibile iniziare lo svezzamento, cominciando con l’introduzione della frutta. Tuttavia esistono casi in cui la madre deve smettere di allattare prima del tempo oppure è il pediatra stesso a ordinarlo. Trattandosi di casi delicati rispetto alla norma, risulta ancora più imprescindibile il parere di un medico.
Le più importanti marche di prodotti per neonati e bambini hanno anche una linea denominata ‘kit di sopravvivenza allo svezzamento‘. Si tratta di un vero e proprio set e spesso è possibile riceverlo gratuitamente a casa propria. E’ comunque importante ribadire che tali kit non sostituiscono la visita medica. Il vostro pediatra potrà anche consigliarvi uno schema da seguire per introdurre progressivamente sempre più alimenti. L’alimentazione completa -ovvero simile a quella degli adulti- non può essere raggiunta prima del compimento del primo anno di età.
I sei mesi rappresentano l’età minima consigliata per cominciare a svezzare un bambino. Si tratta di una tappa ricca di nuove esperienze, soprattutto sensoriali. I piccoli, intorno al sesto mese, iniziano innanzitutto a capire la provenienza di un suono, e imparano a imitarlo. Sempre in questo periodo ai bambini cresce il loro primo dente. Inoltre, sviluppano l’abilità di prendere in mano e stringere gli oggetti che li circondano.
Per quanto riguarda l’alimentazione, è importante che quella che offrite al vostro bambino sia diversificata fin da subito. Si tratta infatti di un’abitudine salutare che, se acquisita in tenera età, non comporta alcuno sforzo e avrà più probabilità di essere mantenuta per tutta la vita. Indispensabili fin dall’inizio sono frutta e verdura, fonte di vitamine, fibre e sali minerali. In questo periodo, comunque, non si può ancora prescindere dal latte. Se quello materno è assente, conviene consultare il pediatra per introdurne uno formulato pensando alle specifiche esigenze di quell’età. Per quanto riguarda il latte vaccino, invece, esso andrebbe evitato sino al compimento del dodicesimo mese. Risulta infatti troppo ricco di proteine ma povero di ferro.
La principale marca che propone un kit per lo svezzamento dai 6 mesi è Mellin. Il primo kit può essere ricevuto in omaggio, e comodamente a casa propria, senza alcun obbligo di acquisto. E’ sufficiente iscriversi al sito e compilare un form in cui bisogna inserire i propri dati e le risposte a qualche domanda specifica sul proprio bambino. I successivi kit possono essere acquistati online, nei negozi o nei supermercati. Il kit che riceverete contiene una selezione di prodotti alimentari studiati ad hoc per la fascia di età del neonato. Inoltre, sono compresi anche un cucchiaio per la pappa che cambia colore a seconda della temperatura e un borsa.
Esiste anche un altro oggetto che non dovete assolutamente dimenticare nei primi mesi della nuova alimentazione del vostro bambino. Si tratta del bavaglino. Ne esistono di moltissimi tipi, e i più classici sono quelli in stoffa, ricamati, stampati o semplici.
Tuttavia, in tempi più recenti è stato introdotto sul mercato un bavaglino che siamo più inclini a consigliare: il bavaglino in silicone. Questo, oltre a poter essere lavato più facilmente e più rapidamente di quello in stoffa (non necessita di essere messo in lavatrice), offre ulteriori vantaggi. In primo luogo, si tratta di grossi bavaglini che resistono alle temperature più alte. Inoltre, un modello di bavaglino in silicone prevede una grossa tasca nella metà inferiore. Questa serve a raccogliere il cibo, per evitare che finisca per terra. Le grosse dimensioni del bavaglino in silicone aiutano a prevenire fastidiose macchie sugli indumenti dei bambini.
Dopo aver descritto questi utili prodotti, scopriamo un po’ meglio come funziona lo svezzamento. Innanzitutto, se optate per il metodo classico non potete prescindere da una tabella che vi ricorderà quando introdurre determinati cibi nella dieta del vostro bambino.
Dobbiamo infatti ricordare che alcuni, come la frutta più digeribile, possono essere mangiati già in tenera età, a cominciare dai 4 mesi (nel caso, non completamente auspicabile, in cui si decida di cominciare così presto con lo svezzamento). Altri cibi, al contrario, non possono essere consumati fino almeno all’anno di età, e tra questi contiamo anche l’uovo intero. Per quanto riguarda la carne, l’avvicinamento a essa deve essere progressivo: si comincia con la carne liofilizzata, si prosegue con quella in formato omogeneizzato e solo all’età di 12 mesi si arriva invece a quella lessata. La carne di maiale, più pesante e difficile da digerire, andrebbe invece introdotta dopo l’anno.
Tutte queste indicazioni restano comunque generali e teoriche. Nella pratica, lo svezzamento dovrà seguire anche i gusti di vostro figlio, perché è possibile che lui o lei rifiuti altri cibi e si mostri invece entusiasta verso altri. Inoltre, il pediatra saprà darvi ulteriori indicazioni sugli alimenti più adatti alla salute, al fisico e allo stato di crescita del bambino o bambina.
Abbiamo già accennato, all’inizio di questo articolo, allo svezzamento secondo natura, definito in gergo anche autosvezzamento. In alcuni casi viene interpretato come un rifiuto, da parte dei genitori, di procedere allo svezzamento vero e proprio. Ma capiamo meglio di cosa si tratta.
L’autosvezzamento prevede sempre il passaggio dall’alimentazione a base di latte materno a quella completa e adulta, comprensiva di tutti i cibi solidi. Tuttavia, tra i due metodi ci sono differenze di approccio. Nell’autosvezzamento, la peculiarità consiste nel fatto che il processo è interamente guidato dal bambino o bambina e dettato dai suoi bisogni. Ciò riguarda innanzitutto i tempi e i ritmi. Non è il genitore a decidere che il figlio dovrà mutare la propria alimentazione. Al contrario, i primi tentativi avverranno quando il piccolo inizierà a mostrare interesse verso il cibo. Ciò implica che l’intera transizione potrebbe anche rivelarsi un processo molto lento e lungo. Di norma, nello svezzamento secondo natura, cibi solidi e latte materno si integrano a vicenda per lunghi periodi di tempo. I nuovi alimenti non vengono dunque intesi come sostituti del latte ma, al contrario, come un supplemento allo stesso, secondo i desideri del bambino.
La seconda discriminante riguarda gli alimenti che vengono introdotti nell’alimentazione. In entrambi i casi, si cerca di proporre la gamma più ampia possibile, fermo restando che non tutti i cibi sono adatti a qualsiasi età. L’autosvezzamento, però, attribuisce maggior peso a un fattore non da poco: il bambino possiede già propri gusti in fatto di cibo. Lei o lui, infatti, ha già fatto conoscenza di molti sapori, filtrati attraverso il latte materno. Potrebbe quindi mostrare particolare apprezzamento nei confronti di alcune proposte e rifiutarne totalmente altre. In questo caso, lo svezzamento secondo natura prevede di non insistere su un alimento che è stato accolto negativamente da parte dell’infante. Al contrario, bisognerebbe trovare una dieta, il più bilanciata e variegata possibile, che parta proprio dalle preferenze del bambino.
Sono davvero molti gli alimenti che potete proporre ai vostri bambini, soprattutto tra i nove e i dodici mesi di vita, quando lo svezzamento è già cominciato e una quantità maggiori di cibi risulta commestibile per i più piccoli.
Qui potete trovare, in vendita su Amazon, il libro “100 baby pappe. L’alimentazione naturale nel primo anno di vita”, una pratica guida per aiutarvi nel seguire la dieta dei vostri figli.
Ricordate sempre, come regola generale, che gli alimenti vanno introdotti in ordine di digeribilità e che bisogna sempre prestare attenzione alle reazioni dei bambini a ogni nuovo tentativo. Una pappa particolarmente gustosa potrebbe consistere in un frullato di frutta. Frullando insieme, ad esempio, pere, mele e prugne, otterrete un risultato dolce e piacevole, facilmente digeribile e commestibile persino prima dei classici sei mesi.
In commercio esiste anche una gran varietà di omogeneizzati. Se ne trovano a base di frutta o di verdura, ma anche di carne o di pesce.