Durante la gravidanza il reflusso gastroesofageo si presenta di frequente. A Mamme Magazine è un’esperta a spiegare cosa succede e cosa si può fare per gestire tutti i sintomi
di Monica Giovacchini*
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto comune durante la gravidanza, specialmente nel secondo e terzo trimestre. Questo accade principalmente per due motivi: da un lato, gli ormoni della gravidanza, in particolare il progesterone, rilassano la muscolatura liscia, compreso il cardias, la valvola che separa lo stomaco dall’esofago, rendendo più facile la risalita dei succhi gastrici. Dall’altro, con il passare dei mesi, l’utero in crescita esercita una pressione crescente sugli organi addominali, spingendo lo stomaco verso l’alto e favorendo il reflusso.
Per gestire i sintomi, è utile adottare alcune strategie pratiche:
Mangiare pasti piccoli e frequenti anziché abbondanti aiuta a non sovraccaricare lo stomaco.
Evitare di sdraiarsi subito dopo aver mangiato, aspettando almeno due o tre ore.
Dormire con il busto leggermente sollevato può ridurre il bruciore notturno.
Sul piano alimentare, è consigliabile prediligere cibi leggeri e digeribili, limitando quelli acidi, fritti, piccanti o particolarmente grassi.
Ma ora vediamo cosa è il reflusso gastroesofageo e come contrastarlo non solo quando siamo in dolce attesa. Il reflusso è un disturbo molto frequente, causato soprattutto da errori alimentari.
Cos’è il reflusso gastroesofageo e come si distingue dal bruciore di stomaco occasionale?
Il reflusso gastroesofageo (Rge) è una condizione medica per la quale il contenuto dello stomaco (enzimi, acido gastrico, cibo) risale nell’esofago. Questo si verifica perché lo sfintere esofageo inferiore, ovvero la valvola che separa lo stomaco dall’esofago, non funziona correttamente o si rilassa in modo anomalo.
La differenza principale tra reflusso gastroesofageo e bruciore di stomaco occasionale sta nella frequenza e nella gravità dei sintomi, difatti il bruciore di stomaco è un sintomo isolato che si risolve spontaneamente senza ostacolare la qualità della vita, ed è spesso legato e causato da pasti abbondanti, cibi grassi, alcol o stress. Il reflusso gastroesofageo al contrario è cronico e ricorrente e presenta oltre al bruciore retrosternale svariati sintomi, tra i quali la sensazione di liquido amaro in bocca, difficoltà a deglutire, tosse cronica, raucedine, sensazione di nodo alla gola e nausea.
Quali sono le principali cause del reflusso gastrico?
Le principali cause del reflusso gastroesofageo sono legate al malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore e della motilità gastrica: nel momento in cui questo muscolo si rilassa in maniera inappropriata o perde tono permette ai succhi gastrici di risalire nell’esofago. Altre cause molto comuni di questo disturbo sono legate ad un’alimentazione sbagliata come per esempio l’assunzione sovente di cibi grassi e fritti, agrumi e pomodori, cioccolato, caffè, tè, alcol, bevande gassate e spezie piccanti.
Anche abitudini sbagliate come sdraiarsi subito dopo mangiato, coricarsi dopo pasti abbondanti e l’uso frequente di farmaci come antinfiammatori non steroidei (Fans), calcio-antagonisti o sedativi contribuiscono all’insorgenza di questa condizione. Sovrappeso ed obesità aumentando la pressione intra-addominale favoriscono la risalita del contenuto gastrico, così come anche stress ed ansia, alterando la motilità gastrica, concorrono a peggiorare i sintomi, così come la nicotina che rilassando la muscolatura e stimola la produzione di acido gastrico.
Condizioni particolari come la gravidanza influiscono sul funzionamento dello sfintere esofageo e quest’ultimo in presenza di ormoni, quali il progesterone, si rilassa mentre l’utero in crescita aumenta la pressione addominale. Infine, l’ernia iatale è una delle cause principali del reflusso gastroesofageo poiché si verifica quando una parte dello stomaco risale attraverso il diaframma nella cavità toracica.
Quali sono i sintomi tipici e atipici del reflusso gastrico?
I sintomi del reflusso gastrico possono essere suddivisi in tipici e atipici. I sintomi tipici, ovvero i più comuni e direttamente legati alla risalita dei succhi gastrici sono il bruciore di stomaco che si manifesta con la sensazione di bruciore al petto o dietro lo sterno e che peggiora dopo i pasti o quando ci si sdraia. Altri sintomi sono il più tipici sono il rigurgito acido ovvero la risalita di liquidi amari o acidi in bocca e il dolore retrosternale.
I sintomi atipici spesso possono portare a diagnosi ritardate poiché questi sintomi non coinvolgono direttamente l’esofago, infatti la raucedine o voce roca (soprattutto al mattino), la tosse cronica, spesso notturna e il mal di gola persistente possono essere campanelli d’allarme. Atipici possono essere anche sintomi quali l’alitosi, la nausea e la difficoltà a deglutire. L’acido prodotto dal reflusso gastrico può irritare anche le vie respiratorie provocando crisi d’asma o respiro sibilante, sintomo che, se non conosciuto, difficilmente è riconducibile al reflusso gastrico.
Quali alimenti e bevande peggiorano i sintomi del reflusso gastrico?
Vi sono vari alimenti che possono peggiorare i sintomi del reflusso gastrico. I primi sono gli alimenti definiti irritanti o acidi come gli agrumi, esempio limoni, arance, pompelmi, ananas ma anche i pomodori, il peperoncino e in generale le spezie piccanti e l’aceto. Vi sono poi quegli alimenti considerati grassi o pesanti come i fritti o i cibi oleosi, i latticini grassi quali la panna e i formaggi stagionati oppure insaccati e il cioccolato e cacao.
Da evitare sono anche tutte quelle bevande che stimolano l’acidità come il caffè, il tè nero, le bevande gassate zuccherate e non, la birra e infine gli alcolici. Sono sconsigliati anche tutti quei cibi che favoriscono il rilassamento del cardias, che è la regione anatomica di congiunzione tra esofago e stomaco, come la menta, l’aglio e la cipolla crudi, il pane bianco e i dolci raffinati poiché favoriscono le fermentazioni che aumentano la pressione nello stomaco.
Ma cosa è meglio mangiare in caso di reflusso?
Innanzitutto, è importante privilegiare cibi che non irritino la mucosa gastrica e che aiutino a mantenere il pH dello stomaco equilibrato. Le verdure non acide, come zucchine, carote, finocchi e patate, sono ottime alleate. Questi alimenti, grazie al loro effetto alcalinizzante, possono attenuare l’acidità e favorire una digestione più leggera. Anche la frutta merita attenzione: sì a mele, pere, banane e melone, che sono poco acidi e ben tollerati.
I cereali integrali rappresentano un’altra scelta vincente: avena, riso integrale e pasta integrale rilasciano energia in modo graduale e non sovraccaricano lo stomaco. Inoltre, le proteine magre come pollo, tacchino, pesce bianco e albume d’uovo contribuiscono a mantenere un buon equilibrio nutrizionale senza stimolare eccessivamente la produzione di succhi gastrici. Prediligere i latticini leggeri come yogurt magro, ricotta, latte scremato o bevande vegetali, come latte di mandorla non zuccherato. Per quanto riguarda i grassi, meglio optare per quelli sani, come l’olio extravergine d’oliva e, con moderazione, l’avocado. Per le bevande via libera ad acqua naturale e tisane leggere a base di melissa e camomilla.
In che modo lo stress e l’ansia possono aggravare il reflusso gastrico?
Seppur non cause dirette del reflusso gastrico, ansia e stress possono aggravare il disturbo da reflusso gastrico. Lo stress difatti attivando il sistema nervoso simpatico può stimolare una maggiore secrezione di succhi gastrici aumentando l’acidità nello stomaco, in più ansia e stress possono o accelerare o rallentare la digestione causando un ritardo nello svuotamento gastrico e prolungando la permanenza di cibo e acidi nello stomaco e causare episodi di rigurgito acido più frequenti.
Quanto è importante modificare le abitudini alimentari per gestire il reflusso?
Le abitudini alimentari influiscono in maniera importante nella gestione del disturbo, non è solo una questione di quello che si mangia ma anche di come, quando e quanto. È sicuramente importante strutturare la propria dieta scegliendo alimenti a bassa acidità che aiutano a diminuire l’irritazione dell’esofago, evitando cibi acidi, speziati e grassi. Buona abitudine per ridurre i sintomi del reflusso gastrico è mangiare porzioni piccole e cercare di masticare lentamente per facilitare la digestione. Cercare di evitare stress al momento del pasto, magari mangiando di fretta, alla scrivania, impegnati nel lavoro. Mangiare piano, tranquillamente, masticare bene: il pasto deve durare almeno 20 minuti.
È bene poi distribuire i pasti durante la giornata, meglio cinque piccoli pasti (tre pasti principali e due spuntini) che due abbondanti. È utile anche evitare di mangiare nelle 2-3 ore prima di coricarsi permettendo così allo stomaco di svuotarsi prima di sdraiarsi. Dormire con un doppio cuscino può migliorare la sintomatologia notturna da reflusso. Non sedersi o distendersi dopo pranzo, in particolar modo consumare il pasto serale almeno tre ore prima di andare a letto. Gli spuntini notturni possono essere un problema serio per chi soffre di reflusso. Inoltre, una dieta equilibrata aiuta a mantenere o raggiungere un peso sano, riducendo la pressione addominale causata dall’eccesso di grasso viscerale, il grasso addominale connesso anche alle malattie cardiocircolatorie.
Esistono rimedi naturali o integratori efficaci contro il reflusso gastrico?
Esistono diversi rimedi naturali e integratori che possono aiutare ad alleviare i sintomi del reflusso gastrico, specialmente se affiancati a un’alimentazione equilibrata e a sane abitudini quotidiane. Uno dei più conosciuti è il gel di aloe vera, apprezzato per le sue proprietà lenitive e antinfiammatorie: può calmare la mucosa gastrica irritata e ridurre il bruciore, a patto di scegliere una versione pura e priva di aloina, da diluire in acqua prima dei pasti. Anche la liquirizia deglicirrizinata è particolarmente efficace, poiché aiuta a creare una sorta di barriera protettiva nello stomaco, attenuando gli effetti dell’acido senza alterare la pressione arteriosa, a differenza della liquirizia comune.
Tra le tisane, la camomilla svolge un duplice ruolo: non solo riduce l’infiammazione, ma aiuta anche a contrastare lo stress, un fattore che può aggravare il reflusso. Allo stesso modo, il finocchio è utile per facilitare la digestione e ridurre il gonfiore addominale, limitando così la pressione sullo stomaco. Sul fronte degli integratori, i probiotici possono essere validi alleati, poiché migliorano la salute del microbiota intestinale, regolando la digestione e prevenendo fermentazioni che potrebbero aumentare la pressione gastrica. Un altro rimedio interessante è rappresentato dagli alginati estratti dalle alghe brune, che formano una sorta di gel protettivo capace di galleggiare sopra il contenuto gastrico, riducendo il rischio di reflusso.
Sebbene alcuni suggeriscano l’uso dell’aceto di mele come rimedio naturale, è bene prestare attenzione: può rivelarsi utile in alcuni casi, ma per chi soffre già di un’elevata acidità, rischia di peggiorare i sintomi. Anche lo zenzero, noto per favorire la digestione, va usato con cautela, poiché in alcune persone può stimolare una maggiore produzione di succhi gastrici.
Biologa nutrizionista