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“Esco fuori a fumare così il bambino non respira il fumo!” Mai frase fu più sbagliata. È infatti errato dire che una volta terminata la sigaretta, non ci sia più fumo che possa danneggiare i polmoni del bambino. I polmoni umani espirano ed inspirano circa 600 litri di aria all’ora, ma ce n’è sempre una piccola parte che rimane all’interno del nostro organo respiratorio. Quando si finisce la sigaretta si continua ad espirare fumo per oltre tre ore, ecco spiegato perché la frase iniziale è totalmente insensata. Si pensi ad un genitore che va a dormire insieme al proprio figlioletto subito dopo aver fumato: donerà tanto amorevolmente una grande quantità di aria inquinata ai piccoli polmoni del bambino il quale, a lungo andare, potrebbe inciampare in malesseri che andremo ad analizzare in seguito.
Rischi da fumo passivo sui bambini
Forse in pochi lo sanno ma oltre al fumo diretto – fumare direttamente in presenza di bambini o neonati – esistono altri due metodi di assunzione del fumo: il più famoso fumo passivo e il meno conosciuto Fumo di Terza Mano, che è quello con cui si ha a che fare toccando oggetti esposti a fumo diretto, abbigliamenti e superfici. Tutti questi metodi di assunzione del fumo possono portare a brutti danni della salute del bambino. A partire dalle gravissime morti in culla di bambini totalmente sani, cosiddetta SIDS, fino a tosse grassa, irritazione agli occhi, asma, alitosi e pulizia della bocca. I bambini figli di fumatori nascono inoltre con una percentuale di possibilità di contrarre malattie più alta rispetto a chi nasce da genitori non fumatori. Un rapporto dell’OMS rivela infatti che il rischio di ammalarsi è più alto di oltre il 70% per chi è figlio di madre fumatrice. Ed in gravidanza? Scopriamo subito i pericoli in cui corre il bambino.
Fumare in gravidanza: effetti sul bambino
“Il bambino non è ancora nato, non potrà respirare il fumo. Che male c’è se me ne accendo una*?” (*sigaretta ndr.) Fumare durante la gravidanza può, nel peggiore dei casi, portare alla morte prematura del feto. Il monossido di carbonio e la nicotina contenuti nel fumo che si inspira infatti non trovano nessuna difficoltà nel superare la barriera placentare e l’effetto che si ha è un abbassamento dell’apporto di ossigeno. Questo comporta un aumento della frequenza cardiaca del feto che a sua volta, come le tessere di un domino, provoca l’abbassamento delle difese immunitarie alzando notevolmente il rischio di contrarre infezioni virali. Il povero bambino starà correndo dei forti rischi a causa di quella sigaretta prima e di quell’altra poi; tutto questo ancora prima di aver conosciuto chi lo sta per mettere al mondo. Qual è quindi la soluzione? Semplicemente smettere di fumare.
Smettere di fumare può salvare la vita del bambino
Smettere di fumare non è affatto semplice, il fumo infatti non è solo un piacere per chi lo ama ma è una vera e propria dipendenza e come tale va seguita e curata. L’abitudine, l’astinenza e anche l’automatismo di un gesto che si è fatto per anni sono tutte cose che possono risultare difficili da combattere, sconfiggere e dimenticare ma al giorno d’oggi, fortunatamente, esistono diversi metodi per poterci riuscire. Quello che però non deve assolutamente mancare è la propria forza di volontà : senza volerlo con tutto il cuore non ci sarà cura, psicologo o aiuto che tenga. Non è saggio aspettare di vedere i primi sintomi; un figlio è un dono e fargli del male per colpa di un vizio non dovrebbe essere accettabile a nessuna latitudine di questo mondo. Un genitore che smette di fumare sta facendo – a sé stesso e al proprio figlio – un regalo che non ha valore.