Questo trattamento di fertilità apre le porte ai partner dello stesso sesso. Ecco tutto ciò che dovreste sapere in merito...
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La FIVET reciproca per le coppie LGBTQ (detta anche riproduzione assistita dal partner, maternità condivisa, co-maternità e co-IVF) è un’opzione utilizzata da coppie che possiedono organi riproduttivi femminili funzionanti. Ecco tutto ciò che dovreste sapere in merito.
Nella maggior parte dei casi, la FIV reciproca non è coperta dall’assicurazione sanitaria. La copertura assicurativa per la FIVET standard non è obbligatoria nella maggior parte degli Stati, e quelli che richiedono una certa copertura di solito non coprono i costi aggiuntivi della FIVET reciproca, a meno che non sia necessaria dal punto di vista medico.
Un’indagine Mercer del 2017 afferma che solo il 26% dei datori di lavoro con 500 o più dipendenti offre una copertura per la fecondazione in vitro. Inoltre, la maggior parte dei piani richiede un certo numero di IUI (inseminazione intrauterina) fallite prima di accettare di coprire la FIV.
Lo spettro è molto ampio, compreso tra 5.000 e 30.000 euro, e il totale dipende in larga misura da alcune variabili. Si parla della clinica della fertilità, i protocolli per i farmaci per la fertilità e i servizi aggiuntivi come lo screening per le anomalie o la selezione del sesso.
Il tasso di successo della FIV reciproca varia da paziente a paziente e può essere influenzato da fattori come la storia clinica e lo stile di vita. Tuttavia, secondo questi dati dell’American Pregnancy Association, l’età materna è un indicatore primario nel prevedere le probabilità di successo di una paziente:
Sì: nella FIV reciproca, il partner che dona gli ovuli è come un donatore di ovuli, mentre il partner che porta in grembo il bambino è come il destinatario della donazione di ovuli. Le gravidanze ottenute con la donazione di ovuli presentano un rischio maggiore di alcuni tipi di complicazioni ostetriche, in particolare la preeclampsia. Questo probabilmente è in qualche modo immuno-mediato, in quanto l’ovulo della donatrice, proveniente da un’altra fonte, viene riconosciuto come più “altro” rispetto al proprio ovulo. Il rischio assoluto di preeclampsia, soprattutto in una ricevente più giovane e in buona salute, non è così elevato da farci ritenere che si tratti di una situazione non sicura, ma è qualcosa di cui bisogna essere consapevoli.
Si devono valutare tutti gli elementi che determinano la salute degli ovociti (per la donatrice) e dell’utero (per la ricevente dell’impianto). Il partner che dona sarebbe idealmente più giovane, poiché l’età dell’ovulo è quella che determina la qualità dell’ovulo e quindi la possibilità di un parto vivo. Dal punto di vista della portatrice gestazionale, l’ideale è avere una persona sana dal punto di vista cardiovascolare e che abbia un utero normale (compresa la posizione e un buon rivestimento uterino). Se ha già avuto una gravidanza e un parto in precedenza, l’ideale è che non ci siano state complicazioni in un parto precedente.