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Una finta pediatra ha rapito un neonato

Una donna depressa per la perdita del figlio si è spacciata per una dottoressa e ha rapito un neonato. Scopri cos'è successo su Mamme Magazine!

Una donna ha rapito un neonato fingendo di essere una dottoressa. È successo lo scorso 3 febbraio nel reparto di maternità dell’ospedale di Guadalajara, in Spagna.

Dice di essere la pediatra

Nel monitor collegato alle telecamere di sorveglianza si vede passare una signora poco più che trentenne, vestita in modo ordinato. In jeans e maglietta chiara, cammina lungo il corridoio tenendo un fagottino bianco stretto al petto, esce dalla porta a vetri e prosegue per strada in tutta fretta.

Pochi minuti prima è entrata in una delle stanzette del reparto maternità dell’ospedale, dove i papà passano qualche minuto in compagnia della compagna che ha appena partorito e del loro neonato. La donna si è presentata a una coppia come la pediatra a loro assegnata, e con la scusa di una visita post parto ha preso con sé il piccolo – forse per portarlo alla nursery.

Dopo un’attesa stranamente lunga, i genitori si sono insospettiti e hanno chiesto che fine avesse fatto la dottoressa. La verità viene subito a galla: il bimbo è stato rapito. Non solo la dottoressa non è affatto chi dice di essere, ma ha problemi di salute mentale: una depressione aggravatasi quando ha perso un figlio nei primi mesi di vita.

Mentre l’ospedale è in stato di allarme, alla polizia arriva la segnalazione di un farmacista di Cabanillas del Campo, una zona poco distante dall’ospedale: la donna è stata nella sua farmacia per chiedere del latte in polvere. Ma aveva un comportamento sospetto: tenendo il neonato con sé, chiedeva ossessivamente informazioni sullo svezzamento, e il suo atteggiamento tradiva una strana agitazione.

Il papà salva il bimbo dalla casa della rapitrice

Gli agenti si recano sul posto, e ricevono un’ulteriore conferma da un vicino della donna, che abita nello stesso quartiere. Fanno irruzione nella casa, e trovano la rapitrice in evidente stato di shock, col bambino ancora tra le braccia. Il numero identificativo del cordone ombelicale rende inutile il pianto di lei, che si ostina a negare ogni accusa e si spaccia per vittima di una perquisizione immotivata.

Alla fine il bambino è stato recuperato dal suo stesso papà, che ha immediatamente sporto denuncia e ottenuto l’arresto della finta dottoressa. Finisce così una vicenda già abbastanza drammatica.

Mamme che odiano altre mamme

Sembra impossibile che una mamma, la figura dell’amore incondizionato e della tenerezza, possa rendersi capace di un gesto tanto violento e motivato dall’odio.

Il fatto è che la perdita di un figlio, soprattutto quando dipende ancora completamente dalle cure dei genitori, innesca nella madre un’altalena di sentimenti distruttivi. C’è la rabbia nei confronti della sfortuna che ci ha tolto la cosa più preziosa. C’è il senso di colpa per non averlo previsto ed evitato. C’è il senso di impotenza, la consapevolezza di non poter fare più nulla per impedirlo o per cancellarlo.

Soprattutto, c’è un profondo senso di ingiustizia. La mamma ferita cerca una ragione per la sua perdita, ma non ne trova. Cerca delle colpe in se stessa, ma non ne trova. Cerca una soluzione per superare tutto questo, ma non ne trova. Se non è aiutata ad elaborare il trauma, finisce per cercare le sue risposte altrove.

La risposta che si è data la mamma rapitrice è che la vita le ha fatto una grande ingiustizia, che doveva essere ripagata. A costo di commetterne un’altra nei confronti di un’altra donna.

Scritto da Alice Sacchi
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