In diverse zone del mondo, tra cui L’America Latina, i Caraibi, l’area sud tropicale dell’Africa e la Cina, è presente un tipo di zanzara, la Aedes aegypt, portatrice di un’infezione che provoca la Febbre Dengue. Il contagio non avviene mai direttamente tra persone, ma attraverso la puntura di un insetto che ha precedentemente punto una persona infetta. Sono ben quattro i ceppi virali o sierotipi responsabili della malattia, in base al sierotipo che si è contratto la Febbre Dengue si presenta con sintomi più o meno gravi.
Nelle forme di lieve e moderata intensità, l’infezione si limita a provocare febbre alta, mal di testa piuttosto forte, vomito, dolori muscolo-scheletrici in vari punti del corpo e un’eruzione cutanea con chiazze molto simili a quelle che caratterizzano la scarlattina, mentre nelle forme più gravi la febbre può diventare emorragica, con perdite di sangue dal naso, dalle gengive, dagli occhi, dall’intestino, con produzione di feci molto scure e si possono creare delle emorragie sotto-cutanee che si manifestano con la comparsa di petecchie ed ecchimosi.
Benché non esista una terapia specifica per la cura della febbre Dengue, è necessario che il paziente sia idratato a sufficienza, per reintegrare i liquidi che si perdono con il vomito, per abbassare la febbre vengono somministrati farmaci antipiretici, tipo la Tachipirina e anche degli antidolorifici per alleviare il mal di testa e i dolori articolari, ad esclusione dell’Aspirina e dell’Ibuprofene che possono aumentare il rischio di emorragie interne; se le perdite di sangue determinano un abbassamento delle piastrine e degli altri valori ematici di solito vengono eseguite delle trasfusioni. Le conseguenze della Febbre Dengue emorragica possono essere molteplici: dato che si verifica un ingrossamento del fegato, il paziente può riportare dei danni al fegato e addirittura cerebrali, a seguito dell’insorgere dell’encefalite nella fase acuta dell’infezione, con infiammazione e gonfiore del cervello, per fortuna non sempre succede e una volta guariti non vi sono complicazioni, ma se la persona infetta entra in stato di shock e se non è adeguatamente curata e tenuta sotto controllo, la malattia può avere esiti fatali.