Qual è il momento giusto per correre in ospedale? Ecco nel dettaglio tutte le fasi del parto naturale e la durata del travaglio, informazioni utili per arrivare pronte (e serene) al grande giorno
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Dopo quaranta lunghissime (e bellissime) settimane di gravidanza, finalmente il grande giorno è alle porte. La valigia per l’ospedale è pronta, voi pure: il vostro bambino sta finalmente per nascere. Arrivare preparate alla data del parto, fisicamente e mentalmente, è fondamentale per poter affrontare questo momento con tutte le forze a disposizione e anche con la giusta dose di serenità: è vero che l’idea di partorire, soprattutto se è la prima volta, spaventa un po’ ma di certo è una tappa indimenticabile nella vita di ogni donna. Un emozione unica e indescrivibile che custodirete nel vostro cuore per tutta la vita. Però è giusto arrivare preparate, o almeno, consapevoli di quello che succederà a voi e al vostro corpo nel momento in cui il parto avrà inizio: dal travaglio, fino alle spinte finali. Cerchiamo allora di capire insieme quali sono le fasi che caratterizzano il parto naturale, la sua durata e anche come funziona il travaglio.
Il parto naturale è suddiviso in quattro fasi principali: il tempo prodromico, cioè la fase iniziale, il tempo dilatante durante il quale il canale del parto si prepara al passaggio del bambino, quello espulsivo in cui dovrete spingere e poi c’è il secondamento, che è la fase finale di espulsione della placenta. Vediamoli nel dettaglio.
Dopo nove lunghi mesi di attesa, è facile farsi prendere dall’entusiasmo alla prima contrazione: la voglia di correre in ospedale è tanta. Ma non abbiate fretta perché ci potrebbero volere molte ore prima che il vostro bambino si decida ad uscire. Di norma, è bene andare in ospedale quando le contrazioni sono molto ravvicinate tra loro, quattro o cinque minuti l’una dall’altra, e farvi così tutto il travaglio comodamente a casa vostra. Diversa la situazione in cui vi si rompono le acque, in quel caso, è bene recarsi in ospedale il prima possibile perché, anche se potrebbero comunque passare molte ore prima che il bambino decida di uscire, potrebbe verificare un’infezione e quindi è meglio tenere tutto monitorato: il sacco amniotico, infatti, mantiene al sicuro il vostro bambino in un ambiente sterile, quando si rompe questo sacco, dunque, il canale del parto è più a rischio di batteri e infezioni.
Una volta che la donna ha concluso il suo travaglio e quindi è arrivata a 10 centimetri di dilatazione, significa che il bambino si è incanalato ed è pronto ad uscire. La sua testolina premerà sul perineo e alla donna arriva dunque un irrefrenabile bisogno di spingere. Da qui, possiamo dire che inizia il parto vero e proprio, che ha una durata variabile da una a due ore circa. E’ una durata che può effettivamente spaventare se si pensa che si sono appena trascorse dalle 5 alle 10 ore di travaglio: cercate di resistere, è l’ultimo sforzo che dovete fare prima di abbracciare il vostro bambino. Il supporto del futuro papà, in questo caso, è fondamentale.
Ogni bambino ha i suoi tempi, ogni donna è a sè, come ogni parto ha una sua storia. E’ davvero impossibile dunque dirvi quanto potrebbe durare un travaglio, sono molti i fattori che incidono all’arrivo dei bebè. In media, si potrebbe dire che un travaglio dura dalle 8 alle 11 ore, ma ci sono donne che ovviamente riescono a mettere al mondo il proprio figlio in poco più di 5 ore e altre invece che raccontano di 20 o più ore di travaglio. Insomma, dal momento in cui vi si rompono le acque, non abbiate fretta: manca ancora un bel po’ prima di conoscere ufficialmente il vostro bambino. Tendenzialmente, però, si può dire che le primipare sono quelle a fare più fatica, mentre le donne che hanno già avuto uno o più figli, hanno un travaglio più veloce perché, si dice, il loro canale del parto è già pronto.