Un figlio unico può ricevere tutte le attenzioni, sia di natura affettiva che economica, da parte dei genitori. Questi vantaggi però possono portare anche a degli svantaggi, come la solitudine e la mancanza di educazione.
Argomenti trattati
I Paesi occidentali e l’Italia in particolare, nel corso degli ultimi decenni hanno visto il numero di figli per coppia diminuire progressivamente fino ad arrivare, nel nostro caso, ad una media di soli 1,18 figli per coppia. Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di essere figlio unico, rispetto a quelle famiglie che hanno più di due, tre o quattro figli?
L’aspetto in assoluto più importante nell’affrontare la psicologia del figlio unico è la mancanza di un coetaneo, un proprio pari appunto con cui condividere la quotidianità della famiglia, i suoi ritmi e le attenzioni di mamma e papà. Questa mancanza, se da un lato può portare ad alcuni vantaggi, certamente deve comportare anche una serie di attenzioni particolari da parte dei genitori, che andremo ora ad analizzare.
Un solo figlio significa soprattutto che il tempo libero di mamma e papà sarà sempre dedicato a lui, che riceverà tutte le attenzioni dai genitori e che lo vedranno come il proprio angelo personale. Può essere assolutamente un bene, se le attenzioni vengono correttamente modulate ed indirizzate verso comportamenti ed attività positive. Ad esempio lettura, scrittura, disegno, attività ricreative all’aperto, passeggiate nei parchi o nei boschi.
C’è una miriade di attività che i genitori possono dedicare al proprio figlio, con il rischio che poi queste creino frustrazione nell’unico figlio. E’ appunto vero che le famiglie con più figli riescono a distribuire il carico di attenzione più facilmente, evitando appunto questo tipo di sovraccarico nei confronti della prole. La parola d’ordine è quindi: misura.
Le famiglie con un figlio unico hanno maggiore capacità economica da dedicare allo stesso. Solitamente è un bene, in quanto il benessere economico e sociale sono sempre fonte di tranquillità famigliare. Questo rappresenta sempre un vantaggio, ma solo fino a quando la stabilità economica non si trasformi in una disponibilità illimitata di doni verso l’unico figlio che li riceverà immediatamente. Sarà ovviamente compito dei genitori saper mediare, senza cedere a facili “sì”, cercando così di educare il proprio figlio al valore degli oggetti. Significa anche saper insegnare la considerazione e il rispetto del denaro guadagnato dai genitori, e da lui stesso nel prossimo futuro.
Se entrambi i genitori lavorano, il benessere economico avrà però uno strano compagno: la solitudine. I genitori si sforzano di essere presenti per il proprio unico figlio e di favorirne la vita sociale, sportiva e ludica. Inevitabilmente però un figlio unico si ritroverà a dover affrontare una relativa solitudine. La gestione della solitudine, ovvero la capacità di saper gestire psicologicamente il fatto di essere da soli, è un aspetto molto importante che deve essere sviluppato da ogni bambino. Questa gestione si può sviluppare facilmente con l’abitudine alle attività ludiche in solitaria, come il disegno, l’ascolto di musica e la lettura. Queste aiuteranno sicuramente il bambino a gestirla senza ansie, sempre accompagnato dalla salda mano di mamma e papà.