L’epatite C è una infiammazione del fegato che si trasmette tramite sangue infetto e non va trascurata ma anzi va riconosciuta subito.
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L’epatite C è una malattia serissima che non va assolutamente trascurata. Essa è caratterizzata da una infiammazione del fegato ed è una patologia che colpisce ogni anno un numero elevatissimo di persone. Un tempo la si riteneva essenzialmente la malattia dei tossicodipendenti che la contraevano scambiandosi siringhe infette o di coloro che avevano rapporti intimi non protetti, con più partner. Oggi sono tante le persone a cui è stata diagnosticata l’epatite C poiché hanno contratto il virus anni fa in seguito a trasfusioni di sangue o perché sono venuti a contatto con aghi e siringhe non sterilizzati.
Purtroppo anche i bambini possono contrarre l’epatite C e si trovano a dover fare i conti con questa malattia sin dalla tenera età. L’incubazione è di circa 7 o 8 settimane. In genere l’epatite C è una malattia subdola, in quanto non si presenta con una particolare sintomatologia. Va sottolineato che lavora in silenzio e i suoi sintomi iniziano a presentarsi solamente quando si trova già in fase più o meno avanzata o comunque quando il fegato, in qualche modo, inizia a farsi sentire con determinati sintomi.
I bambini che hanno l’epatite C, potrebbero avvertire ad un certo punto, questi sintomi: malessere, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni, nausea, letargia, un po’ di febbre, dolore all’addome e vomito, astenia, inappetenza. Altri sintomi riscontrati nei piccoli pazienti sono: feci scolorite, urine scure, ingrossamento del fegato e anche della milza. Raramente si manifestano episodi di itterizia.
Il sapere che il bambino presenta le transaminasi alte potrebbe far pensare a una simile malattia presente nel sangue dei piccoli. Nel bambino l’epatite C è scoperta spesso casualmente nel corso di alcune analisi del sangue o perché le loro madri hanno contratto il virus oppure perché i bimbi stessi rischiano di averlo. L’epatite C nel paziente pediatrico è oggi rara e il virus, in pazienti così piccoli, tenderebbe a cronicizzarsi.
Escludendo le complicazioni come la cirrosi e l’epatocarcinoma, si devono ricordare quelle manifestazioni extraepatiche che possono portare all’individuazione del virus nel bambino. L’insorgenza dell’epatite C in età pediatrica è molto più rara che in un soggetto adulto. La maggior parte dei bambini colpiti da epatite ha contratto il virus dalla propria madre durante il parto.
Si tratta comunque di percentuali davvero molto basse e non ci si dovrebbe preoccupare.
Le madri, giustamente, si chiedono cosa possa avvenire se dovesse essere diagnosticata l’epatite C in gravidanza.
Questa è una giusta domanda ad un problema che si devono porre se sanno già che il bimbo potrebbe ammalarsi durante il parto, per quanto sappiamo quanto difficile possa essere. In ogni caso, si chiedono se potranno allattare o meno anche nel caso in cui il bambino nascesse sano.
La risposta è semplice. Poiché il contagio avviene solamente per il tramite del sangue infetto, non hanno modo di preoccuparsi e possono allattare regolarmente. Di certo possono e devono proteggere il loro bambino evitando che questo entri in contatto appunto, con il suddetto sangue infetto. In ogni caso, per scongiurare il rischio di far ammalare i bambini e per non far aumentare il numero dei piccoli pazienti, è bene che la prevenzione arrivi dagli adulti.