L'epatite A è una malattia del fegato che si contrae attraverso la contaminazione del cibo o tramite il contatto con un'altra persona infetta. È bene prendere le giuste precauzioni per evitare il contagio.
L’epatite A è una malattia del fegato anche chiamata HAV (Human Epatitis A Virus). La patologia in oggetto si può contrarre attraverso l’assunzione di cibi o di bevande contaminate da feci, oppure entrando in contatto con una persona affetta dal virus senza utilizzare le giuste precauzioni utili a difendersi. Per quanto riguarda i bambini, si può affermare che spesso loro possono essere dei portatori del virus pur non presentando dei sintomi, i cosiddetti asintomatici. In questo caso i bambini non destano alcun sospetto che faccia pensare ad un’eventuale contrazione del virus, ma allo stesso tempo sono altamente infetti. I sintomi dell’epatite A nei bambini possono essere molti.
Molte volte l’origine dell’epatite A rimane sconosciuta soprattutto nei bambini o nei neonati. Spesso si può contrarre nel momento in cui si ingeriscono cibi non proprio sicuri come i molluschi non abbastanza cotti oppure non congelati prima del consumo. Nei bambini, l’infezione provocata dal virus dell’epatite A raramente è fatale e la malattia decorre in tempi molto brevi. Tuttavia, rarissimi sono i casi in cui la patologia è diventata cronica per l’individuo che ne è affetto.
Solitamente i bambini al di sotto dei 6 anni non presentano alcun sintomo. Tuttavia, si tratta di percentuali che molte volte possono essere fuorvianti. Infatti, alcuni bambini potrebbero presentare qualche campanellino di allarme che i genitori devono essere pronti a cogliere immediatamente. Innanzitutto, è bene osservare i comportamenti del bambino: stanchezza, nausea e inappetenza potrebbero essere i primi sintomi da notare. A questi si possono aggiungere in seguito febbre, dolori addominali, urine abbastanza scure e vomito. Il parametro fondamentale che porterà alla diagnosi precisa e completa di questa malattia sarà l’ittero, ovvero la colorazione giallastra della pelle, delle mucose e delle sclere causata dall’aumento della bilirubina nel sangue.
I bambini asintomatici si rivelano essere soggetti molto pericolosi non solo per tutti quelli che li circondano. Tuttavia, è bene ricordare che una volta contratta tale infezione e una volta che il corpo abbia smaltito tale malattia, il soggetto diventa immune al virus. Nonostante ciò, bisogna ricordare che il virus dell’epatite A (HAV), dal momento in cui viene contratto, inizia a moltiplicarsi all’interno del fegato, dove la bile provvede ad eliminarlo, finendo poi nelle feci. Per questo motivo le feci dell’individuo contagiato sono altamente pericolose da 1 a 3 settimane prima della comparsa dei primi sintomi, a una settimana dopo la comparsa dell’ittero. È necessario prendere le giuste precauzioni, essere attenti nell’utilizzare luoghi comuni in cui è alto il rischio di contrarre il virus e di essere contagiati.
Il ricorso alla vaccinazione contro il virus dell’epatite A rimane la miglior scelta da fare soprattutto nei bambini più a rischio, ovvero coloro che hanno un’età inferiore ai sei anni e superiore ai sei mesi. Tuttavia, si tratta di un tipo di vaccinazione costituita da virus inattivi. Nel bambino il vaccino viene somministrato in due dosi iniettate a distanza di sei mesi l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati della vaccinazione non sono da ritenere gravi e scompaiono dopo qualche giorno dalle iniezioni. Tra questi sono presenti il mal di testa, inappetenza e stanchezza.