Gli embrioni congelati sono utili alla fecondazione assistita: la tecnica di congelamento più usata è la vitrificazione.
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Si sente sempre più spesso parlare di embrioni congelati. Ma che cosa sono esattamente e a che cosa possono servire?
Gli embrioni congelati vengono presi in considerazione in caso di riproduzione assistita, per tentativi futuri di avere un figlio in ambito di una coppia. Affinché gli embrioni vengano congelati, vi sono determinati requisiti: i processi di congelamento e di scongelamento sono, infatti, molto rigidi. Una delle tecniche di congelamento più utilizzate è quella di vetrificazione: questi aumentano in modo esponenziale il numero di ormoni idonei, poiché la tecnica non è molto aggressiva. Le antiche tecniche di congelamento sono, invece, più lente e permettono di offrire dei tassi di sopravvivenza più bassi.
Consideriamo, inoltre, che il trasferimento di embrioni congelati può essere usato soltanto fino a 50 anni. Le pazienti che hanno degli embrioni vetrificati vengono contattate circa ogni due anni: viene loro chiesto se vogliono continuare a conservare gli embrioni congelati, magari per un nuovo tentativo di gravidanza.
Attraverso la somministrazione di ormoni, la donna produce degli ovuli che, successivamente, vengono raccolti dal corpo materno. Alcuni vengono selezionati per la procreazione. Quelli selezionati a volte possono venire congelati. Si tratta di ovuli e non di embrioni: non sono stati ancora fecondati e lo saranno successivamente, dopo lo scongelamento. Si tratta quindi di un’unica cellula. In alcuni casi, gli ovuli che sono considerati più idonei alla procreazione vengono prima fecondati e, successivamente, congelati. In questo modo, diventano formati da più cellule e sono più resistenti. La perdita di qualche cellula dovuta alla tecnica di congelamento e scongelamento, quindi, non comprometterebbe lo sviluppo futuro del feto.
Gli embrioni congelati sono molto utili per una donna che vuole avere un figlio: se, infatti, il primo tentativo di gravidanza non dovesse andare a buon fine, la donna può riprovare un nuovo impianto, senza doversi di nuovo sottoporre all’intervento di stimolazione ormonale. Ancora, è possibile evitare la gravidanza multipla: gli embrioni, infatti, non devono essere impiantati in contemporanea e si riducono così i casi di parti gemellari, oppure trigemini.
Tra il sesto e il settimo giorno della fecondazione, gli embrioni vengono impiantati. Il momento perfetto è proprio questo, in cui l’embrione è ancora in fase di blastocisti. Quando tale membrana si rompe, l’embrione deve impiantarsi per poter avviare il processo di formazione del bambino. Generalmente, gli embrioni congelati subiscono il processo di vitrificazione: si ha un passaggio rapido da 37°C (la normale temperatura corporea) a -197° in pochi minuti. Si avrà così il congelamento istantaneo e non si formeranno cristalli di ghiaccio. L’embrione congelato viene poi conservato in cannucce di plastica, fino a che non verranno scongelati e impiantati. In ogni cannuccia vi possono stare due o tre embrioni “fratelli”.