Il fenomeno delle dimissioni delle lavoratrici madri dopo aver avuto un figlio è in continuo aumento. Secondo il report annuale dell’Ispettorato del Lavoro, i dati sono preoccupanti. Perché aumentano le dimissioni delle lavoratrici madri? La frontiera dello smart working può essere un’alternativa valida?
Dimissioni mamma lavoratrice
Secondo quanto emerso dal report annuale dell’Ispettorato del Lavoro sulla convalida di dimissioni e risoluzioni consensuali di contratto da parte dei genitori lavoratori. Nel solo 2019, sarebbero stati 51.558 i provvedimenti in materia, il 4% in più rispetto all’anno precedente. Quasi nel 73% dei casi i provvedimenti riguardano le donne. Aumentano, infatti, le dimissioni delle lavoratrici madri: quasi 38.000 nell’ultimo anno. La fotografia dei sindacati rappresenta una situazione in cui le mamme lasciano il proprio lavoro per occuparsi dei figli.
Le motivazioni
Le motivazioni che portano alle dimissioni riguardano tre motivi in particolare: assenza di parenti di supporto, elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato, mancato accoglimento al nido. Il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha commentato i dati che riguardano le lavoratrici madri, affermando che vi è […] la necessità e l’urgenza di misure rivolte loro come quelle su cui il Governo è già concentrato. Per le lavoratrici madri, i primi tre anni di vita di un bambino rappresentano un periodo molto delicato, perché occorre maggiore sostegno. Un primo passo lo si è fatto con il Family Act, nel quale vi è, oltre all’assegno unico e al potenziamento dei congedi parentali, è prevista una quota di riserva della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per l’avvio delle nuove imprese start up femminili e l’accompagnamento per i primi due anni.
Smart working: possibile soluzione?
In una situazione di difficoltà crescenti, legate alla necessità di conciliare gli impegni professionali con la cura della famiglia e dei figli, emerge con maggiore forza una possibile soluzione: lo smart working. Il “lavoro agile”, nella comodità della propria casa, è svincolato da rigidi orari e dalla presenza sul luogo di lavoro. Potrebbe essere una soluzione, che andrebbe a tamponare l’emorragia causa dalle dimissioni delle lavoratrici madri. Le statistiche, d’altronde, sono impressionanti: 7 volte su 10 è la donna a lasciare il proprio posto di lavoro. «Se vogliamo tutelare e proteggere il lavoro delle mamme lavoratrici e sostenere il desiderio di maternità delle coppie, occorre investire in servizi più adeguati alle esigenze delle famiglie e promuovere forme di organizzazione del lavoro più flessibili, soprattutto attraverso incentivi alla contrattazione», hanno dichiarato il segretario confederale Cisl, Giorgio Graziani, e Liliana Ocmin, responsabile coordinamento Donne Cisl.