La maggior parte partorisce tra i 30 e i 39 anni, la maggior parte è sposata e il 20 per cento dei parti riguarda donne di cittadinanza straniera. Le mamme che hanno dovuto partorire con un taglio cesario sono poco più del 30 per cento.
di Redazione Mamme Magazine
In base all’ultimo Rapporto sulle nascite in Italia (i dati del 2023, pubblicato sul sito del Ministero della Salute a febbraio) il 20,1% dei parti in Italia ha riguardato madri di cittadinanza non italiana. Questo fenomeno è più comune nelle regioni del Centro-Nord, dove oltre il 21% dei parti coinvolge madri straniere. In particolare, Emilia Romagna, Liguria e Marche vedono più del 30% delle nascite da madri non italiane. Le principali aree geografiche di provenienza delle madri straniere sono l’Africa (29,6%) e l’Unione Europea (17,9%). Le madri provenienti dall’Asia e dall’America Latina rappresentano rispettivamente il 21% e l’8,3%.
Istruzione e stato civile delle mamme
Il livello di istruzione influisce sulle scelte e sull’accesso ai servizi sanitari. Nel 2023, il 42,4% delle madri italiane aveva un’istruzione medio-alta, il 22% un’istruzione medio-bassa, e il 35,6% era laureato. Per le donne straniere, invece, il 41,2% ha un livello di istruzione medio-basso. Inoltre, la scolarità aumenta con l’età al parto: il 77,2% delle madri sotto i 20 anni ha al massimo un diploma di scuola media inferiore. Per quanto riguarda lo stato civile, il 56,4% delle madri italiane era sposato, mentre il 41,7% era nubile. Tra le madri con meno di 20 anni, l’89,1% non era sposato, con una riduzione drastica della percentuale di matrimoni in questa fascia di età.
Occupazione delle mamme e aborti spontanei
L’analisi della condizione professionale mostra che il 60,1% delle madri italiane lavorava, mentre il 23,7% era casalinga e il 14,2% disoccupata. Per le madri straniere, il 50,1% erano casalinghe, rispetto al 67,9% delle italiane con occupazione lavorativa. Infine, l’analisi sugli aborti spontanei nelle gravidanze precedenti evidenzia che, in media, ogni donna che ha partorito nel 2023 ha avuto 0,27 aborti spontanei. Nel 79,4% dei casi, le madri non avevano mai avuto aborti spontanei precedenti, mentre il 18,25% aveva avuto 1 o 2 aborti e l’1,36% più di 2.
Il parto
Come da tendenza degli anni precedenti, nell’anno 2023 il 63,69% dei parti avviene in modo spontaneo, il 30,32% con taglio cesareo. L’associazione delle modalità del parto con la presentazione del feto indica, anche per il 2023, che il ricorso al taglio cesareo è maggiore quando il feto non si presenta di vertice. Il 27,56% dei parti in cui il feto si presenta di vertice avviene comunque con il taglio cesareo.
Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura nel 45,0% dei parti contro il 24,74% negli ospedali pubblici. Nei punti nascita con meno di 500 parti annui, l’incidenza di parti cesarei è maggiore di quella che si osserva mediamente a livello nazionale (32,63% rispetto a 30,32%). Il fenomeno è correlato anche alla maggiore concentrazione di strutture private nelle classi dei punti nascita di dimensioni ridotte.
Chi assiste le donne che partoriscono? L’analisi relativa ai professionisti sanitari presenti al momento del parto non esclude i parti cesarei. Oltre all’ostetrica (95,96%) al momento del parto sono presenti: nell’87,24% dei casi il ginecologo, nel 45,03% l’anestesista e nel 69,51% il pediatra/neonatologo.
Parti plurimi
l numero di parti plurimi nel 2023 è pari a 5.620 che rappresenta l’1,5% del totale dei parti. Non si registrano differenze regionali significative: il range di variazione va dallo 0,6% del Molise all’1,8 della Puglia. L’incidenza di parti plurimi è considerevolmente maggiore nelle gravidanze con procreazione medicalmente assistita, con un valore nazionale pari al 6,95%. La frequenza dei parti plurimi risulta più elevata fra le madri con più di 40 anni.
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