Dopo il messaggio : ” Caro, aspettiamo un bambino ” ne devono venire molti altri.
La gravidanza non è un evento che coinvolge solo la donna, non dovrebbe; entrambi i genitori sono in attesa che arrivi qualcuno a sconvolgere gli orari, i ritmi, le prospettive, la vita.
La mamma è sommersa da paure e domande, un po’ per colpa degli ormoni, un po’ per il salto in un mondo sconosciuto:
riuscirò a essere una buona madre?
Riuscirò a dargli tutto quanto di cui ha bisogno?
Quanto cambierà la nostra vita?
Riusciremo a fare quello che amavamo fare prima?
Riuscirò ancora a realizzare i miei sogni?
Riusciremo a resistere?
La futura mamma è fragile, ha bisogno di essere accolta e rassicurata.
Il papà? Spesso non parla, sembra fuggire, altre volte rimane muto a sostegno della compagna.
Le paure sono proprie di entrambi e la cosa migliore sarebbe condividerle per vedere che non si è soli, per ridimensionare le angosce e cominciare a trovare soluzioni pratiche. La differenza è che nei primi mesi è solo lei a intuire la presenza fisica della “minaccia“. Dopo l’ecografia in cui si vede il piccolo nella sua interezza, dopo che anche lui è riuscito a sentirne i movimenti, dopo che il piccolo diventa una presenza per via di questa ingombrante pancia che cresce, allora è possibile una condivisione di sensazioni, aspettative, pensieri.