Se la pancia si indurisce verso la fine del secondo trimestre di gravidanza non c'è da preoccuparsi, sono le contrazioni che fanno capolino.
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Se la pancia si indurisce verso la fine del secondo trimestre di gravidanza non c’è da preoccuparsi, sono le contrazioni che fanno capolino nella vita della futura mamma. A volte silenti altre volte lievemente fastidiose, sono l’avvertimento che qualcosa sta cambiando ed il conto alla rovescia è partito.
Le contrazioni cosiddette di Braxton-Hicks, denominate così in onore del medico anglosassone che nell’Ottocento le distinse da quelle tipiche del travaglio, sono movimenti normali che si avviano intorno alla 28-30 settimana di gravidanza e coincidono con l’attività dell’utero di aumentare per contenere un bambino che cresce sempre di più. Di solito si avvertono in seguito ad un movimento come una capriola o uno spostamento come un calcio ben assestato del nascituro. L’utero viene così sollecitato a contrarsi tanto che la pancia appare tirata e dura.
Distese sul letto può capitare specie di sera di avvertire un movimento e in seguito un lieve e sporadico indurimento della pancia. Ecco, queste son le contrazioni di Braxton-Hicks che si differenziano da quelle del pre travaglio per la sporadicità. Può accadere infatti, che in una serata accada un paio di volte e poi più niente. La loro funzione è essenziale ma non sono da confondere con quelle vere e proprie: siamo infatti in presenza di contrazioni preparatorie per l’utero che si raccorcia e si assottiglia in vista di quelle che riguardano la dilatazione. Nel 1872 infatti il medico inglese le notò e le distinse per la prima volta.
La loro particolarità è quella di non essere dolorose e che durano trenta secondi al più un minuto. A volte sono sintomo di affaticamento o disidratazione cosa che può indurre le primipare ad uno stato di paura o ansia. Basta distendersi e tranquillizzarsi e le contrazioni si placano. Altra causa delle contrazioni di Braxon-Hicks può essere ritrovata nell’istinto della futura mamma di trattenere lo stimolo ad urinare che viene sollecitato in seguito ai movimenti del feto. Di per sé non sono pericolose: anche un bagno caldo le ferma a differenza di quelle prodromiche. Occorre comunque essere attente nel caso in cui non accennano a diminuire specie se si è già avuto casi di parti prematuri o se le contrazioni sono accompagnate dal perdite ematiche o flusso insolito.
Se le contrazioni si fanno sempre più intense e si perde il cosiddetto tappo mucoso si è passati alla fase successiva. Le contrazioni da parto sono infatti molto più frequenti e durano di più di quelle di Braxton-Hicks, all’inizio sono ogni 20 minuti per arrivare a ogni 5 minuti. La dilatazione è in corso fino ad arrivare alla fase espulsiva in cui le contrazioni sono ogni minuto.
Nei corsi pre-parto viene spiegato come si affrontano, che tipo di respirazione fare ma sopratutto le ostetriche ricordano che il dolore è funzionale alla nascita del bambino e che la paura viene scacciata dalla piena consapevolezza che il corpo della donna sa come affrontare e gestire la nascita di un bambino. Per capire meglio le contrazioni da parto si possono paragonare ad un’onda che inizia poi gradualmente arriva ad un picco e poi crolla e piano piano svanisce. Tra una contrazione e un’altra c’è un tempo “morto” in cui potersi riposare e riprendere fiato. Cavalcare l’onda la rappresentazione mentale per un parto meno doloroso, ma il segreto vero è pensare in maniera positiva. Ogni contrazione avvicina la mamma al suo bambino, è un lavoro di squadra.
Con il parto, l’organismo della donna è messo a dura prova specie nella parte finale. Ma la nascita la ripaga la stanchezza e tutto può quindi tornare alla normalità. In questa fase è normale che la neo mamma avverta dei fastidi, ancora contrazioni uterine. Si chiamano morsi uterini o contrazioni post parto e servono come prima cosa ad aiutare la dipartita della placenta ma anche a evitare emorragie dato che la placenta è legata all’utero tramite vasi sanguigni. Immediatamente dopo aver partorito e per le successive settimane, nel periodo denominato puerperio, la mamma avvertirà movimenti pelvici alle volte dolorosi alle volte meno, specie in concomitanza con l’allattamento al seno.
Quando si allatta infatti, viene prodotto dall’ipofisi un ormone denominato ossitocina che assurge al ruolo di produttore di latte stimolando la ghiandola mammaria e alla stimolazione delle contrazioni agendo sui recettori della muscolatura dell’utero. L’utero così si ridimensiona (la cosiddetta involuzione uterina) per tornare in modo graduale al formato che aveva prima della gravidanza. Finché l’utero non ritorna come era si avvertirà fastidio a volte dolore ma il dolore scomparirà progressivamente.
Occorre solo pazienza e tranquillità, in caso invece il dolore sia insostenibile, in assenza di allergie e sotto consiglio medico ginecologico si potrà ricorrere al paracetamolo, farmaco che non interferisce con l’allattamento.