Ogni gravidanza è diversa , infatti alcune mamme non voglio no smettere di lavorare per altre è difficoltoso. Ecco cosa dice la legge sul congedo di maternità
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Nell’economia familiare, il congedo di maternità, o paternità in particolari casi, è un tema di importante rilevanza. Questo articolo ha lo scopo di analizzare e chiarire le modalità di funzionamento delle leggi vigenti in materia all’interno dell’ordinamento giuridico italiano.
Il congedo di maternità è rappresentato dal periodo, immediatamente successivo al parto e detto puerperio, di astensione obbligatoria dagli impegni lavorativi. Il diritto al congedo di maternità è sancito dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 detto Testo Unico sulla maternità.
In questo periodo la legge proibisce ai datori di lavoro di impiegare le donne interessate dal congedo di maternità e li vincola a garantire comunque un’indennità pari all’80% della cifra retributiva media globale giornaliera precedente all’inizio del congedo.
La legge in materia regola il congedo di maternità per ogni tipo di impiego, pubblico e privato, e in qualsiasi settore produttivo, ponendo come principio cardine quello della flessibilità.
La decorrenza del congedo di maternità è scandita dal momento del parto, che rappresenta il punto di separazione tra due differenti periodi della maternità: quello antecedente al parto e quello successivo.
Il congedo nella fase antecedente al parto, secondo gli art.16 e successivi del Testo Unico , ha inizio in via generale da due mesi prima della presunta data del parto, garantendo tuttavia una certa flessibilità sulle effettive tempistiche. Può tuttavia essere prolungato nel caso in cui la gravidanza sia a rischio su indicazione dell’Azienda Sanitaria Locale, che fornisce la relativa documentazione.
Dopo il parto, i tempi del congedo per maternità sono così organizzati:
Tuttavia va sottolineato che, con la legge di bilancio 2019, è stata inserita la facoltà per la donna interessata di richiedere un congedo limitato al periodo di tempo successivo al parto. Questa opzione è necessariamente legata all’attestazione da parte di un medico facente parte del Sistema Sanitario Nazionale, o con questo convenzionato, del fatto che l’attività lavorativa non possa in alcun modo nuocere alla salute della madre e del nascituro.
Il parto gemellare non prevede un prolungamento del congedo di maternità.
Si andrà ora ad elencare i casi in cui il materiale legislativo impone delle eccezioni.
Con l’articolo 4, comma 24, lettera a), legge 28 giugno 2012, n. 92 è stato instaurato il congedo di paternità riferito a non oltre i 5 mesi successivi la nascita del bambino, facoltativo nel caso in cui sia alternativo al congedo della madre, obbligatorio nei casi previsti dalla legge (nel 2019 sono stati prorogati a 5 i giorni di congedo obbligatori). Sono interessati dal congedo di paternità tutti i lavoratori dipendenti.
Nel caso in cui si verifichino eventi che compromettano la persona o la figura della madre del bambino, il padre si può avvalere del medesimo congedo attribuito dal TU al congedo di maternità.
Le situazioni in cui ciò può verificarsi sono le seguenti: