La fascia di età ideale per iniziare a praticare sport con continuità è quella che va dai 5 agli 8 anni: è necessario, soprattutto all’ inizio, che si cominci per gioco,.
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Micheal Phelps, probabilmente il più grande nuotatore di tutti i tempi, era un bambino iperattivo e con qualche disturbo della personalità. La soluzione trovata dai genitori fu di iscriverlo in piscina, con i risultati che ben conosciamo.
Lo sport per i bambini non è semplice attività fisica, ma è vera e propria formazione mentale e fisica. I bambini sono vere e proprie forme da plasmare ed indirizzare, e un’attività sportiva è tra le più complete forme di educazione.
Tuttavia non è facile scegliere lo sport ideale ed adatto al proprio figlio, anche perché determinate abilità o inclinazioni vengono fuori solo con gli anni. Il consiglio è quello di iniziare, laddove possibile, con la pratica di più attività o discipline, arrivando infine ad assecondare quella che meglio si adatta alle inclinazioni o abilità del bambino.
Prima si comincia e meglio è. Sono tanti i genitori che scelgono di svolgere corsi di acquaticità neonatale: un modo per riportare i bimbi in un ambiente simile a quello della gestazione, abituandoli fin da subito ad avere un buon rapporto con l’acqua, evitando paure e fobie future.
La fascia di età ideale per iniziare a praticare sport con continuità è quella che va dai 5 agli 8 anni: è necessario, soprattutto all’inizio, che si cominci per gioco, lo sport non deve mai essere un’imposizione, né diventare una routine quotidiana fatta di tante ore. Deve essere un momento di svago da alternare alle prime ore di studio.
La pratica di un’attività sportiva in giovanissima età è la chiave per lo sviluppo fisico e psicologico di un bambino.
In chiave fisica, lo sviluppo è certamente influenzato dal tipo di attività che ci si appresta a svolgere. Le attività in acqua, dove il peso del corpo grava del 30-40% in meno sulla struttura ossea ed articolare, aiutano lo sviluppo della resistenza e struttura muscolare, in particolar modo di braccia e spalle. E per questo motivo sono particolarmente adatte ai bambini magri e di corporatura gracile.
Gli sport di squadra o individuali come una disciplina atletica, presuppongono una preparazione fisica basata soprattutto su attività aerobiche, ed aiutano molto la resistenza e la coordinazione del bambino. Sono però attività meno complete rispetto al nuoto ad esempio, e tendono a sviluppare le parti del corpo più sollecitate da quella determinata attività. Ma sono ideali per quai bambini in sovrappeso.
Sotto l’aspetto psicologico lo sport indirizza il giovane carattere di chi lo pratica. Anzi più che indirizzare spesso aiuta a smussare comportamenti introversi, o migliora quelli più aperti.
La pratica di uno sport di squadra aiuta molto a socializzare, ad imparare come relazionarsi un un contesto frequentato da propri coetanei. Interfacciarsi con persone diverse della medesima età stimola educa al confronto, alle differenze, generando un carattere aperto e propenso ai cambiamenti. È la soluzione ideale per i bambini dal carattere chiuso e riservato, in quanto li aiuta ad uscire dal proprio guscio.
Gli sport di squadra, così come gli sport individuali, sviluppano inoltre la competitività del carattere, vista naturalmente in senso buono. La voglia di misurarsi e migliorarsi attraverso la ripetizione di una pratica sportiva continua. Ma gli sport individuali sono anche consigliati a quei bambini che mostrano una particolare propensione al dettaglio, che tendono a fare una sola cosa ma la ripetono in continuazione finché non riescono a farla nel miglior modo possibile.
Laddove il bambino manifesti molta insicurezza in se stesso, o sia particolarmente indisciplinato, il consiglio è quello di indirizzarlo verso la pratica di un’arte marziale. Sono sport che richiedono applicazione, rispetto di determinate regole, e ripetizione continua di esercizi e movimenti.
Non è facile per i genitori indirizzare il proprio figlio verso una o più attività sportive, e non è facile scegliere quella giusta. In tenera età un ruolo decisivo è svolto anche dagli input esterni che i bambini possono ricevere, non solo da mamma e papà, ma anche dalle abitudini quotidiane della famiglia o dagli stimoli che ricevono dagli ambienti che frequentano.
Ad esempio in una famiglia appassionata di calcio, è facile che un bambino possa appassionarsi a questo sport, sognando di diventare calciatore.