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Il congedo di maternità è un periodo di permesso dal lavoro retribuito che una donna incinta e neomadre ha il diritto di prendere durante gli ultimi mesi di gravidanza e in quelli successivi alla nascita. Il datore di lavoro ha il dovere di concederglielo ed è tenuto a non licenziare la donna fino a un anno dalla nascita del bambino.
Come richiedere il congedo di maternità: la domanda
Esiste il congedo di maternità obbligatorio che è quello relativo a cinque mesi, in cui la donna riceva dall’80% al 100% del suo stipendio. Fino all’anno scorso era obbligatorio consumarlo durante l’ultimo mese di gravidanza e nei quattro successivi alla nascita. Oggi la legge è cambiata e stabilisce che chi vuole, previa autorizzazione del medico curante, può lavorare fino al nono mese di gravidanza e consumare tutti e cinque i mesi dopo la nascita del bambino. Una modifica che mira a concedere più tempo alle neomamme per poter stare con il proprio bambino. Spetterà a ogni donna, a seconda anche delle condizioni della sua gravidanza, decidere come godere di questi cinque mesi. Se è in salute, preferirà lavorare fino all’ultimo mese e avere più tempo a disposizione dopo la nascita del bambino. Questo genere di congedo nasce con l’intento di tutelare le donne che scelgono di diventare madri, consentendo loro di avere un minimo di tempo da trascorrere con il proprio bambino, imparare ad abituarsi alla nuova condizione di vita, lontano dagli stress del lavoro.
La domanda per questo permesso va fatta direttamente all’ Inps attraverso diverse modalità. Si può fare una domanda telematica direttamente sul sito, attraverso il Contact Center integrato o con i Patranoti. La domanda va presentata prima dell’inizio del congedo, la lavoratrice dovrà comunicare la data di nascita del figlio e le sue generalità entro 30 giorni dal parto. Procedura diversa per le lavoratrici autonome, che dovranno inviare la domanda telematica successivamente al parto. A pagare il congedo di maternità è l’Inps, nel caso di lavoratrici dipendenti però è il datore di lavoro ad anticiparlo, fatta eccezione per alcune categorie: operaie agricole a tempo determinato, lavoratrici autonome, lavoratrici domestiche, lavoratrice stagionali, lavoratrici socialmente utili, lavoratrici che sono in cassa integrazione e iscritte alla gestione separata. A loro il pagamento sarà emesso direttamente dall’Inps.
Congedo per allattamento e malattia del bambino: gli altri permessi
Oltre al periodo di cinque mesi di congedo, le neomamme hanno la possibilità di usufruire di ulteriori permessi nel primo anno di nascita del bambino. La madre dipendente ha diritto a un permesso giornaliero per l’allattamento del figlio, che consiste in due pause giornaliere di un’ora, che possono essere cumulabili anche in un’unica soluzione di due ore. C’è anche la possibilità di richiedere altri permessi nel caso in cui il bambino si ammala. Questo diritto non ha alcun limite fino a tre anni di età del bambino, ciò vuol dire che la madre può chiederlo ogni qual volta ne abbia bisogno, ovviamente la malattia del piccolo deve essere documentata con un certificato medico. Superati i tre anni di età, fino agli otto anni questi permessi non saranno retribuiti al 100% ma potranno comunque essere richiesti.
Anche i papà hanno diritto a chiedere il congedo, come funziona
Oltre al congedo di maternità, esiste anche quello di paternità, fino all’anno scorso era solo di due giorni, poi con la nuova regolamentazione del 30 dicembre 2018, il periodo è stato aumentato a cinque giorni. E’ un modo per consentire anche ai padri di poter stare del tempo con i propri bambini appena nati. Si potrà anche richiedere, se lo si vuole, un giorno di congedo facoltativo da sottrarre però alla madre.