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Come curare un’allergia in gravidanza

In presenza di una qualche forma di allergia, come quella ai pollini e alle graminacee che si manifesta nel periodo primaverile oppure quella che si sviluppa a seguito di una puntura di insetto o di tipo alimentare è opportuno scegliere il trattamento specifico che possa arrecare benessere al soggetto affetto ed evitare complicazioni. Di solito i sintomi delle più comuni allergie comprendono: congestioni nasali, riniti, tosse, congiuntivite, prurito cutaneo, eczema in vari punti del corpo fino ad arrivare a reazioni più gravi come lo shock anafilattico.

Vi sono alcune classi di antistaminici utilizzati per curare un’allergia in gravidanza, tra cui la clorfenamina e la difenidramina, il primo tipo è valido per manifestazioni di riniti e di orticaria di qualunque origine, il secondo tipo è più specifico per il trattamento delle dermatiti, entrambi sono considerati del tutto sicuri se assunti durante la gestazione, sia per la salute della mamma che per quella del bambino, tuttavia la clorfenamina, seppur molto efficace, può provocare sonnolenza e ritardo dei riflessi e può essere sostituita da altre due tipologie di antistaminici di recente scoperta, con effetti meno sedativi, ovvero la loratadina e la cetirizina. Per quanto riguarda l’uso degli spray nasali per curare le congestioni, i più raccomandati sono quelli a base di corticosteroidi, nonché quelli a base di ossimetazolina perché la sostanza viene assorbita nel flusso sanguigno in quantità davvero trascurabili, anche gli spray contenenti pseudo-efedrina sono stati considerati per anni innocui, ma secondo studi attuali possono provocare lo sviluppo di difetti nella zona addominale del feto.

L’immunoterapia allergene-specifica è un trattamento raccomando in pazienti che non trovano alcun beneficio dall’uso dei farmaci, si tratta della graduale somministrazione di dosi dell’allergene, utile per sviluppare difese immunitarie sufficienti per sconfiggere l’allergia, oltre che per ridurre l’asma e i problemi respiratori. Se la terapia è stata iniziata già prima dell’insorgere della gravidanza può essere continuata solo nel caso in cui la gestante non presenti reazioni avverse, ma in genere i medici sconsigliano di cominciare questo trattamento nel corso di una gestazione, in quanto c’è un rischio leggermente più alto di anafilassi, man mano che le dosi di allergene somministrato aumentano.

Scritto da Antonietta Zazzara
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