Ormai da molti decenni si sente parlare di parto cesareo come di una pratica corrente. Si tratta di un’alternativa al parto naturale. Talvolta esso si rende necessario a causa delle particolari circostanze della gravidanza o di saluta della futura madre o del feto. Altre volte, invece, è la stessa donna gravida a optare, a priori, per questo tipo di intervento. Esso presenta infatti, accanto ad alcuni svantaggi, anche molti lati positivi. Non da ultima, va ricordata la possibilità di stabilire il momento del parto. Vediamo meglio di cosa si tratta e quando avviene questo tipo di parto.
Cominciamo con l’analizzare ciò che avviene sul campo, ovvero in sala operatoria. Ci occuperemo nel prossimo paragrafo di descrivere la preparazione a questo tipo di intervento. Innanzitutto, in sala operatoria, prima di procedere al cesareo, viene inserita nel braccio della donna una piccola cannula venosa. In genere l’intervento viene effettuato sotto anestesia loco-regionale, che può essere di tipo spinale oppure epidurale. Questo tipo di anestesia, infatti, risulta maggiormente sicura sia per la madre sia per il bambino. Solo in situazioni particolari si procede invece con l’anestesia generale. Inoltre, durante la fase preparatoria all’intervento oppure al suo inizio viene somministrato un antibiotico a largo spettro, per scongiurare il rischio di malattie.
L’intervento vero e proprio comincia con l’incisione della pelle. Essa avviene un paio di centimetri sopra il pube ed è in genere orizzontale e lunga nove o dieci centimetri, ma potrebbe raggiungere anche i quindici. Solo in casi eccezionali essa viene invece effettuata in senso longitudinale, ovvero a partire dall’ombelico verso il pube. Alcuni esempi sono l’intervento d’urgenza, un precedente cesareo con taglio longitudinale o l’avere subito altri interventi con taglio addominale.
Subito dopo la pelle viene inciso il sottocute, ovvero lo strato di grasso addominale. Quindi tocca alla fascia muscolare, una sorta di pellicola che racchiude i muscoli. I muscoli sottostanti, invece, vengono solamente separati ma mai tagliati. a questo punto si passa a incidere il peritoneo, una ulteriore pellicola che racchiude tutti gli organi addominali. Infine si allontana la vescica dall’utero, al quale normalmente aderisce, e si procede tagliando l’utero stesso.
Dopo la rottura del sacco amniotico, il chirurgo arriva finalmente al bambino. Se la posizione è cefalica, dovrà tirarlo fuori afferrandone la testa. Se, al contrario, presenta posizione podalica, verranno afferrati i piedi e le natiche.
Come abbiamo già accennato, il parto cesareo può essere programmato. In tal caso, si comincia con un prericovero. La donna incinta deve recarsi in ospedale per sottoporsi a tutti gli esami del caso: elettrocardiogramma, esami del sangue, visita anestesiologica e visita ostetrica con ecografia. A questo punto viene fissata la data dell’intervento. In genere, questo avviene un mese dopo gli accertamenti. La preparazione all’intervento è piuttosto semplice. In genere, viene richiesta la depilazione del pube, che può essere effettuata in autonomia a casa propria.
Al momento del ricovero, è necessario presentarsi in ospedale essendo a digiuno dalla mezzanotte precedente. Viene quindi effettuato un tracciato cardotocografico, Questo serve a monitorare il benessere del feto. La madre viene dunque portata in sala operatoria dopo aver indossato camice e cuffietta. A questo punto, la procedura seguita per l’intervento è quella che abbiamo descritto nel paragrafo precedente.
Il parto cesareo dura in genere tra i 5 e i 10 minuti in totale. Dopo aver tirato fuori il bambino, il medico spreme leggermente il cordone ombelicale, per far sì che al neonato giunga la maggior quantità possibile di sangue. Ciò comporta anche un passaggio di ferro più sostanziale. Proprio per favorire questo flusso di sangue, nella maggior parte dei casi si attende almeno un minuto prima di recidere il cordone. Questa operazione viene effettuata dall’ostetrico, che prende in braccio il bambino o bambina dopo che il chirurgo lo ha mostrato alla madre. Anche in seguito a cesareo, come per il parto naturale, deve avvenire il secondamento, ovvero l’espulsione della placenta.
Tale processo può essere spontaneo oppure aiutato dal chirurgo stesso. In ogni caso, avviene sempre tramite l’incisione effettuata sull’utero. Arriva quindi il momento della pulizia dell’interno dell’utero, volta a eliminare eventuali residui di sacco amniotico o placenta oppure coaguli di sangue. L’operazione viene compiuta con garze sterili o con uno strumento apposito. Infine, l’ultima fase consiste nel ricucire tutti i tessuti tagliati. Per tutti i tessuti interni si utilizza un filo riassorbibile. La cute, invece, può anche essere ricucita con graffette metalliche, che dovranno essere rimosse a distanza di quattro o cinque giorni.