Le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere impiegate per curare molte patologie: la loro conservazione permette di riutilizzarle in futuro.
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Si sente spesso parlare della possibilità, in seguito al parto, di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale per utilizzarle nel caso di patologie future del bambino che si possono curare proprio sfruttando le proprietà di queste ultime. Ma che cosa sono esattamente e quali sono i vantaggi della loro conservazione? Ecco una guida a tutto quello che c’è da sapere.
Le cellule staminali sono contenute nel sangue cordonale che, a sua volta, si trova nel cordone ombelicale e nella placenta del feto. Si tratta di cellule definite ematopoietiche e danno origine a tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. In passato il cordone ombelicale, ricco di queste preziose cellule, veniva buttato via subito dopo il parto. A partire dal 1989, però, la scienza ha iniziato a comprendere il valore delle cellule staminali nel trattamento di alcuni tipi di malattie del sangue.
A riguardo si specifica che le malattie emopoietiche possono essere contrastate mediante il fondamentale utilizzo di cellule staminali emopoietiche da trapianto di midollo osseo. Questa terapia comprovata deriva da decenni di studi, ricerca e attività trapiantologica. Le cellule staminali emopoietiche provenienti dallo stesso individuo non hanno avuto riscontri scientifici tali da indurre il nostro Stato ad avallare questa pratica. Anzi, è stata vietata tramite decreto.
Secondo quanto riporta la nota istituzionale del 7 aprile 2017, congiuntamente sottoscritta dal Centro nazionale sangue e dal Centro nazionale trapianti, «l’uso delle Cellule Staminali Emopoietiche (CSE) contenute nel Sangue del Cordone Ombelicale (SCO) rappresenta una realtà terapeutica ormai consolidata per il trattamento di pazienti affetti da diverse patologie del sangue». Studi di settore hanno dimostrato che il loro impiego è molto utile nella cura delle patologie ematologiche più gravi. Ciò vale anche per le patologie immunologiche, genetiche e alcune oncologiche. Ogni anno nel mondo, inoltre, ci sono oltre 45mila trapianti con cellule staminali. Attualmente sono al vaglio molti studi, circa 150 progetti di ricerca, per scoprire possibili impieghi ulteriori.
Conservare il cordone ombelicale è una decisione molto importante.Il parto, ovviamente, è l’unico istante nel quale si può prendere questa decisione e, prima del momento fatidico, è necessario comunicarla a chi si occuperà della raccolta del cordone ombelicale, in modo che si attivino le procedure corrette per la raccolta e per la conservazione. Dopo la nascita del piccolo, il suo cordone ombelicale viene “clampato” e tagliato, facendo molta attenzione a non disperdere il sangue cordonale residuo al suo interno.
Come riportato sul sito Adisco (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale), attualmente esistono tre possibilità di conservazione delle cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale:
Precisiamo che l’uso autologo è una pratica molto costosa. Il SSN non avalla e non sostiene suddetta pratica. Le banche presso cui conservare tali campioni sono esclusivamente banche estere. Inoltre, per portare a termine tale pratica, occorre l’autorizzazione all’espatrio da parte del Ministero della Salute.
Infine, in accordo con Position Statement del 2011, e secondo quanto si apprende dalla nota istituzionale del 7 aprile 2017, firmata da CNS e CNT: «L’uso delle CSE del SCO nell’ambito delle applicazioni cliniche ormai consolidate da comprovate evidenze scientifiche deve essere sostenuto e valorizzato; devono essere sviluppate sinergie interdisciplinari fra società scientifiche per intraprendere progetti finalizzati all’incremento dell’inventario nazionale delle unità SCO conservate a scopo solidaristico e dedicato».