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La musica è una forma di benessere per grandi e soprattutto per piccini. Già della pancia, quando le mamme fanno ascoltare canzoni ai bambini, stanno regalando ai nascituri una sensazione di benessere immediato e duraturo. Il bambino, seppur in modo ovattato, capta i suoni armoniosi. Sonate di Beethoven o Mozart, ma anche musica moderna e folk contribuiscono allo sviluppo cerebrale del nascituro in modo strabiliante. E la stessa continuità la si ritrova nei primi anni di vita, in cui avvicinare il bambino alla musica concilia lo induce ad imparare nuove cose nella leggerezza del divertimento. Una volta nati, riconoscono la musica che la mamma faceva loro ascoltare, rinforzando così concetti mnemonici precedentemente solo abbozzati.
Si sa che i bambini nella fascia 0-36 mesi sono come delle spugne: assorbono qualunque stimolo, lo fanno proprio e lo tramutano in qualcosa di nuovo, apportando le proprie modifiche. È un cervello ricettivo al massimo, già in grado di acquisire e in modo malleabile, di organizzare tutte le conoscenze legate alla musica suddividendole nelle svariate funzioni cerebrali. La prima esperienza che il bambino fa come produttore di musica è quando emette i suoi primi suoni come il pianto, in seguito le lallazioni finché il suo linguaggio diventa sempre più vasto ed in base ai suoni si riconoscono le esigenze. Anche il canto è un’attività di cui ne beneficia la crescita. Durante la gravidanza infatti, quando la mamma o il papà cantano, il bambino riconosce il timbro della voce dei genitori e si tranquillizza. Una volta nato, ricorderà le canzoni intonate dai genitori e avranno su di lui un effetto calmante e lenitivo, specie quando avrà difficoltà ad addormentarsi. Molti si addormentano infatti, con le ninne nanne e si calmano quando verso i 18-24 mesi inizia la fase dei capricci. Far ascoltare le canzoni ai bambini può anche aiutare i più grandi nel ricordare i giorni della settimana, il nome dei mesi, l’alfabeto e i numeri.
La memoria è infatti solleticata grazie alle filastrocche e ai girotondi. Infatti, la musica si può utilizzare in vari momenti della giornata: dal bagnetto ai momenti di svago come la pittura mentre manipola oggetti, favorendo in questo caso, oltre che la psicomotricità, anche l’orecchio musicale. La musica in sostanza aiuta nell’approfondimento della capacità di ascolto e osservazione del fanciullo, aumenta il suo livello di concentrazione mentre realizza manufatti e da largo sfogo all’immaginazione che si tramuta in creatività. Ma il potere delle note è utile anche a legare i genitori ai figli: insieme infatti si può andare ad un concerto o si possono ascoltare le canzoni di Natale, creando così un’affettività che sfocia in tradizione. Le voci di mamma e papà che hanno calmato il bambino sin dalle sue origini, lo accompagneranno per tutta la sua vita.
Seguire la musica con il battere delle mani o dei piedi aiuta il bambino a sviluppare la consapevolezza del ritmo e delle potenzialità del proprio corpo. Ecco perché infatti è consigliato appassionare i piccoli sin da subito agli strumenti musicali. Alcuni di essi, sviluppano anche altre abilità come quelle spazio-temporali (ad esempio il dover percuotere la base di una batteria), mnemonico (ricordare e associare colori a suoni come nello xilofono o nella pianola) e abituarsi alla condizione per cui ad ogni azione corrisponde una reazione (se soffio nella trombetta, produco un suono).
Anche l’ambiente circostante è fonte di musica. Passeggiando nel parco è possibile udire il fruscio del vento, il cinguettio degli uccelli e lo strepitio delle foglie calpestate. I versi degli animali e i vari suoni che caratterizzano le stagioni sono fonte di ispirazione perché provare a riprodurre questi suoni, aiuta il bambino a entrare in confidenza con ciò che lo circonda, aumentando la sua voglia di scoperta e azzerando il timore dell’ignoto. La differenza tra i suoni ambientali come quelli della città o della campagna, del mare o della montagna favoriscono il solidificarsi delle differenze e assonanze.
I bambini sono curiosi scopritori e ascoltare vari generi non farà altro che renderlo intelligentemente aperto tanto da indurlo a imitare i cantanti e le loro movenze, oltre che i suoni onomatopeici e gli intercalari. Anche al fine di imparare una nuova lingua la musica assurge a un ruolo decisivo. Ascoltare canzoni in inglese o spagnolo per un bambino che parla solo italiano ad esempio, fornisce un campo da esplorare. Parole che hanno un nuovo suono partecipano a un ulteriore sconfinamento cognitivo che accresce il “dizionario”. I neuroni super ricettivi si attivano di fronte alle canzoncine diverse da quelle precedentemente conosciute e consentono al bambino di imparare una nuova lingua.
Se oltre a far ascoltare canzoni ai bambini si uniscono attività come il canto e il ballo, lo sviluppo neuro-cognitivo si innalza a un livello superiore. Il ballo infatti aiuta nella memoria muscolare, nella sensorialità e soprattutto a percepire la posizione del proprio corpo e il rispetto dello spazio vitale di sé stessi e degli altri. A sostegno di un’educazione musicale corretta e vicina alle famiglie è nata un’Associazione culturale dal nome: “Nati per la musica”. All’interno coesiste una rete di genitori, ostetriche, pediatri, educatrici, psicologi ma anche logopedisti e addetti al benessere del bambino specie se in difficoltà.